Carlo e Licia

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mercoledì 18 ottobre 2017

Mario Nigro

Già prima della importante ed esauriente esposizione che si sta tenendo presso la Fondazione Ragghianti di Lucca dal 29 Settembre al 7 Gennaio 2018 e del relativo Catalogo – che ancora non conosco – avevo preparato la seguente scheda su Mario Nigro, di cui ricorre il centenario della nascita. A far ciò ero stato stimolato dal curatore di questa Mostra, Paolo Bolpagni, che in un colloquio telefonico m'aveva parlato della speranza di riuscire a realizzare questa sua iniziativa.
Il nome, e in parte l'opera, di Nigro mi erano noti dalla fine degli anni Cinquanta perché ne avevo sentito parlare da Lele Monti, proveniente da Livorno dove l'artista lavorava come farmacista (evidentemente anche all'epoca la vita di un artista si basava sul precariato e gli era difficile “campare” di sola arte), e da Vinicio Berti con la solita vis polemica spesso inattendibile e paradossale. Rinvangando ricordi lontani e smarriti, ho voluto controllare quali fossero – e se ci fossero stati – i rapporti con Carlo L. Ragghianti. Che si conoscessero lo avevo constatato durante non so più quale inaugurazione di Mostra (Chiattone?) nei locali dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Pisa, dove il babbo mi presentò l'artista.
Dal mio Archivio riscontro tre lettere e due superstiti acquerellini augurali, che pubblico in questo post. La prima comunicazione è del 2 ottobre 1955, scritta in occasione della Mostra pratese 60 Maestri del prossimo trentennio (vedi il nostro post del 28 settembre 2017), dalla quale risulta che egli non conosceva di persona Ragghianti, cui tra l'altro si rivolgeva con il lei. Si tratta di una lettera garbata, con un pizzico di malinconia ma non di risentimenti, così presenti e diffusi in tanti artisti, specialmente quelli ideologicamente “impegnati”, ma non per questo migliori di altri contigui ed affini.
Di dopo l'Alluvione del 1966 (15 dicembre) è la seconda missiva, nella quale l'artista risponde positivamente all'appello di Ragghianti di donare una propria opera d'arte per il “costituendo” Museo d'Arte Contemporanea di Firenze (di cui ero parte non marginale nella informale segreteria operativa) e alla richiesta di segnalare “colleghi” ritenuti validi ed idonei. Da questo foglio si deduce che Ragghianti e Nigro avevano ormai anche una certa dimestichezza, come dimostra il darsi del tu, cosa – per altro – più che probabile dato che tra Pisa (dove C.L.R. risiedeva come minimo due giorni alla settimana per insegnare, sì ma anche dove aveva una inevitabile vita sociale) e Livorno 
intercorrono 10 chilometri di strada statale e altrettanti di ferrovia assai trafficata da frequenti convogli. Ciò fino al 1958, quando Nigro si trasferisce a Milano, dove per altro in quegli anni Ragghianti si recava abbastanza spesso. Da notare il piglio sicuro ma non arrogante, consapevole della propria originalità professionale.
La terza lettera (14 febbraio 1967) conferma una certa confidenza tra il pittore e il critico.
Siccome sono stato apprezzatore della PopArt, dello OpArt e, sia pur con perplessità sull'autentica vocazione di alcuni protagonisti, del coacervo espressivo della fenomenologia detta astrattismo, intendo dire qualche parola di apprezzamento per questo pittore. Trovo una certa consonanza con la ricerca di Piero Rambaudi (di una decina d'anni più anziano) seppur in Nigro ci siamo momenti meno lineari, meno “architettonici”, probabilmente derivanti dal suo eclettismo giovanile e dagli spiccati interessi musicali con le loro sinuosità di ritmi. Così ci sono concomitanze col fiorentino (in realtà, se ben ricordo, pistoiese come Nigro) Gualtiero Nativi, laureato in architettura, permanentemente dolente vittima dell'incomprensione togliattiana. Con i fiorentini, specialmente del gruppo “Arte d'oggi” può aver avuto in comune l'ideologia politica, la cui derivante estetica è da lui declinata comunque con maggiore consapevolezza critica, più che “eretica” diversa, al contempo di matrice ed orientamento differenti e non dissenzienti. Quando a Dorazio e altri artisti e non tali citati, trovo corretto quanto Nigro dice di loro nella seconda lettera. Ho letto di una derivazione cubista, direi inevitabile, però non “derivante” dalle esperienze di Mondrian, il quale come un clown bianco non ha guizzi e comportamenti improvvisi e sperimentali che, invece, in Nigro paiono elegantemente espressi. Non voglio fare altri accostamenti internazionali, cito solo Albers e Soto che mi frullano in mente.
Concludo con una nota di colore: nel dépliant della mostra lucchese qui sotto riprodotto, noto che l'opera di Nigro “Rivoluzione 1981” ha un andamento che appare ripreso (affinità?) nella troppo celebrata Passerella sul lago d'Iseo, e nel conseguente art-merchandising di quel furbacchione tanto strombazzato dai media qual è il bulgaro Christo. 

F.R. [4 ottobre 2017]


Depliant Mostra alla Fondazione Ragghianti, Lucca.

Passerella sul lago d'Iseo realizzata da Christo e l'artista che ne dipinge una versione.


Per la biografia e altre informazioni su Mario Nigro (1917, Pistoia - 1992, Livorno) si veda il sito ufficiale dell'artista sul web e il più succinto resoconto di Wikipedia.

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