Carlo e Licia

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martedì 31 ottobre 2017

John Pope-Hennessy

Ogni volta che apro il nostro blog "Ragghianti&Collobi", atto che compio almeno una volta al giorno, subito guardo la fotografia di "copertina" con i miei genitori sul terrazzo di Villa La Costa, sorridenti e già maturi, proprio come li ricordo in quegli anni quando avevo iniziato a collaborare con loro, riordinando anche la Fototeca dopo la confusione lasciata dal precedente – e pagato – incaricato Raffaele Monti. Oggi, finalmente e fortuitamente, focalizzo l'attenzione sul libro che Carlo L. Ragghianti tiene sottobraccio e mi par di riconoscerlo per uno dei tre volumi del monumentale Catalogue of Italian Sculpture in the Victoria and Albert Museum: ingrandisco l'immagine e vedo che si tratta proprio del terzo volume dell'opera di John Pope-Hennessy, 1964. Ciò pone la fotografia in una data immediatamente posteriore, al 1965 come conferma il taglio di capelli della Mamma, siccome il parrucchiere Primo la acconciò in occasione della festa al Forte del Belvedere per il trentesimo anniversario di "Critica d'Arte".
Questa circostanza bibliografica mi ha fatto tornare in mente un breve testo che scrissi in corsia del Pronto Soccorso di Careggi durante la settimana di degenza che vi trascorsi nel 1994, in seguito ad una grave melena dovuta alla componente acetilsalicilica di un farmaco antinfluenzale. E' un testo che redassi per scacciare la noia e fu motivato dalla notizia, letta nella cronaca di Firenze, della morte di sir John della cui esistenza in verità mi ero scordato. Questa nota mi è anche cara perché divenne la prima di quella serie di "dramatis personae" che iniziai per fissare la memoria di circostanze interessanti o di una certa importanza. Proprio in quei giorni, in un non casuale riesame della propria esistenza, decisi che – una volta tornato a casa – avrei distrutto ogni traccia di tutto ciò che avevo prodotto come "negro" o comunque per conto terzi perché costretto dalle necessità derivate dalla disoccupazione e poi dal part-time. Si trattava di testi che in parte non avrei potuto divulgare per il contratto di riservatezza col committente, in parte, e soprattutto perché estranei ai miei interessi e convincimenti.Riporto nella sua integrità il suddetto contributo:

POPE HENNESSY, sir John
<<Anche sir John se n'è andato, in punta dei piedi come quel vero gentlemen inglese che era. Non so bene quali rapporti intellettuali avesse avuto col babbo, certo conosceva meglio di tanti altri longhiani il suo lavoro e le sue capacità di connoisseur, poco note perché esercitate en passant, ma penetranti. E lo stimava – anche questo tramite Berenson? – come d'altra parte il babbo apprezzava il suo lavoro filologico sulla scultura italiana. L'ho conosciuto proprio alle esequie del babbo, quando arrivammo a Trespiano al seguito immediato del carro funebre. Parcheggiai l'auto pochi metri oltre il furgone, per non intralciare la cerimonia del commiato dalla salma al cospetto del Gonfalone, insignito della medaglia d'oro che proprio Ragghianti, nel 1945 da Roma, gli fece attribuire per il valoroso comportamento della popolazione fiorentina, di cui lui stesso aveva coordinato e guidato la resistenza. 
Isolato, accanto ad una signora che mi pareva di conoscere – era Alessandra Pandolfini, ormai da molto vedova Marchi – , c'era un signore canuto, alto e 
dinoccolato. Mentre le sorelle procedevano verso Fanfani e Spini già accanto alla bara, la Marchi mi fermò dicendo: 'Questo è sir John. Vuole farvi le condoglianze.' Le fece in perfetto italiano; ci stringemmo la mano con un reciproco inchino molto "vieux-jeu". (3/11/1994, dall'ospedale)
Per completare questo Post mi sono un po' documentato, colmando le lacune del testo precedente, e ho riscontrato che Ragghianti su "Critica d'Arte", sett-dic. 1937, p. XLIV, dedica una nota di sedici righe a Predella da Giovanni di Paolo, pubblicato dal Pope-Hennessy; poi sul fascicolo XIV (Aprile 1938) della rivista a p. XI c'è la breve recensione dello studio sui pittori lucchesi Zacchia. Nel viaggio di studio e di cospirazione antifascista del 1939 in Gran Bretagna R. non conobbe P.-H. di persona, cosa che avvenne forse in precedenza a Roma, come si deduce da una lettera del critico inglese datata 20 agosto. Nel dopoguerra ci sono stati sicuramente contatti non frequenti, stanti le differenti frequentazioni sociali tra i due studiosi, come attesta la loro stringata corrispondenza, conseguenza anche del fatto che sir John abitò a lungo a Pisa (dove R. insegnava), poi a Firenze (dove R. abitava).
Nel penultimo fascicolo della prima serie di "seleArte" (n. 76, ott.-dic. 1965, pp 29-34) mio padre recensì l'opus da cui prende spunto questo Post, con queste positive considerazioni: "Più che un catalogo, e sia pure quanto mai approfondito nell'analisi storico-critica, e larghissimo di informazione, è una vera e propria storia della scultura italiana dal XI al XIX secolo. La raccolta del museo londinese, infatti, è per la scultura italiana la più grande del mondo, e quasi tutti i grandi e minori artisti vi sono rappresentati, spesso con opere fondamentali per la loro conoscenza. Particolarmente ampia è la documentazione delle "scuole" di Civitali, di Amadeo, dei Lombardi e numerosa la collezione degli scultori fiorentini del Cinquecento.
Poiché è impossibile dare qui una anche sommaria relazione sul vastissimo compito svolto dall'A., né sarebbe il luogo, questo, per discutere ed esaminare le tante attribuzioni, i molti riconoscimenti che gli si debbono, ci limitiamo ad illustrare, per i nostri lettori, pochi esempi delle opere da lui schedate...".
Dopo la pubblicazione di questo testo non risultano – salvo un invito, declinato per impegni, a tenere un corso di lezioni alla neonata Università Internazionale dell'Arte – particolari contiguità tra i due studiosi fino al 1986, quando l'antico amico e collega all'Università di Pisa Tristano Bolelli chiese a Ragghianti di presiedere la Giuria del Premio Galilei, del quale il glottologo insigne era il fondatore e promotore. Nella sua 25ma edizione il premio di questa prestigiosa manifestazione doveva essere attribuito a uno Storico dell'Arte. La Giuria attribuì l'ambito riconoscimento a Pope-Hennessy, con la motivazione finale che riprendiamo dal manoscritto del suo Presidente (e che comunque riproduciamo nelle sue due pagine) che si concludeva con questo giudizio di Ragghianti: "il contributo dato da John Pope-Hennessy allo studio e alla conoscenza dell'arte italiana fra i secoli XIV e XVII non ha confronti sul piano internazionale, e pochi riscontri nella stessa Italia, alla cui arte lo studioso ha dedicato un impegno di cinquant'anni, coronato da risultati che hanno agito in modo determinante e sempre significativo per ristabilirne le componenti e la storia".






Prima della cerimonia ufficiale della attribuzione del premio Galilei, il 25 settembre 1986, mio padre – già seriamente minato dalla letale malattia che lo torturò per quasi un anno – inoltrò quest'ultima lettera (qui sotto riprodotta assieme alla risposta) allo studioso britannico a sigillo di un cinquantennale rapporto di studio.



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