Carlo e Licia

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venerdì 1 settembre 2017

{glossario} Migrazione 1 - "Aiutiamoli a casa loro"

La migrazione, cioè l'insieme di immigrazione e di emigrazione, costituisce fin dagli albori della specie il più importante motivo di dissidio e di guerra tra gruppi costituiti e in qualche modo socialmente organizzati di esseri umani.
In questo momento storico, soprattutto per il mondo cosiddetto occidentale (prevalentemente vissuto da l'uomo bianco), è soggetto di bruciante attualità e, per di più, è gravido di disastrose conseguenze.
Per cercare di evitare catastrofi certe ed incalcolabili nelle terrificanti conseguenze è imperativo che le “classi dirigenti”, tutti i detentori del potere nazionale, contribuiscano ad individuare vie di attenuazione e di soluzione efficaci – seppur inevitabilmente temporanee – che consentano una prospettiva di sviluppo alternativo ai regressi verso antiche e recenti (1933-45) barbarie.
Il nostro Presidente della Repubblica nello scorso luglio ha sottolineato la gravità della situazione e, in alcuni stringenti interventi, ha manifestato la propria preoccupazione per l'avvenire della Patria, dei cittadini, dell'Europa. Egli – “con insolita durezza”, rileva un noto cronista politico – a proposito di immigrazione ha detto che “battute estemporanee al limite della facezia non si addicono al dialogo e al confronto internazionale”, che “il mondo di oggi non  

può essere considerato un'arena nella quale siano in brutale competizione sovranità impugnate come clave in una logica di antagonismo o addirittura di scontro”. Il nostro blog non si occupa di politica se non in un'ottica storica o che implica Ragghianti, non “milita” in nessuna area dello schieramento partitico o associativo contemporaneo, però non può sottrarsi da considerare il futuro di chi scrive, di chi ci è caro, dell'avvenire collettivo comunque inevitabile. Vittime si può divenire, complici no. 
Per questo motivo sulla migrazione vogliamo almeno contribuire a “smontare”, a ridicolizzare, a vanificare la capziosa panzana dell' “aiutiamoli a casa loro”. 
Quindi, per sgombrare il campo “minato” di questo colossale problema analizziamo almeno questo argomento più, troppo gettonato come soluzione possibile. Indicarlo come panacea, infatti, è soltanto ipocrisia, superficialità o malafede irresponsabile. 
Di conseguenza per dimostrare la mistificazione insita in “aiutiamoli a casa loro” ci sembra opportuno citare le convincenti, esemplari parole che il direttore di “Internazionale”, Giovanni De Mauro, ha espresso il 14 luglio 2017 nel suo articolo di fondo, che di seguito riportiamo.
“Le frasi di Matteo Renzi sui migranti (“Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ma abbiamo il dovere morale di aiutarli a casa loro”) non sono un inciampo o un errore di comunicazione. Sono invece un buon indicatore dell'umore generale, perfino a sinistra. Un umore che Renzi asseconda e cerca di sfruttare, anziché combattere. Ma l'idea di “aiutarli a casa loro” è un bluff, un modo neppure troppo elegante di lavarsi le mani della questione. Perché se si fanno due conti, come li ha fatti Ilda Curti, esperta di relazioni internazionali e in passato assessore di Torino, si capisce subito che “aiutarli a casa loro” comporterebbe costi, non solo economici, di gran lunga superiori ad “accoglierli in casa nostra”. Bisognerebbe smettere di vendere armi e tecnologie militari ai regimi autoritari (l'Italia è l'ottavo paese al mondo per esportazione di armi); sospendere ogni forma di sostegno economico ai governi corrotti; interrompere lo sfruttamento delle regioni da cui proviene gran parte delle materie prime di cui hanno bisogno le nostre industrie; affrontare e combattere seriamente il cambiamento climatico; investire in scuole, ospedali, sviluppo locale, infrastrutture, tecnologia, energia rinnovabile, reti di mobilità sostenibile; combattere l'economia dello sfruttamento, quella che ci fa trovare i pomodori a un euro al chilo nei supermercati; aprire canali umanitari che tolgano ossigeno a trafficanti e mafie; riformare e dare autorevolezza alle istituzioni internazionali, cedendo tutti un po' di sovranità nazionale. E molto altro ancora, con l'obbiettivo di combattere le disuguaglianze globali e pronti a rinunciare a parte dei privilegi dell'essere nati casualmente da questa parte del mondo. Ecco, per aiutarli davvero “a casa loro” bisognerebbe fare tutto questo. Ma è chiaro che nessun leader europeo ha realmente intenzione di farlo. Perché vorrebbe dire fare la rivoluzione.”

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