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giovedì 20 luglio 2017

La responsabilità degli intellettuali (1981)

Max Salvadori e C.L.Ragghianti




Firenze, 9 Settembre 1981

Caro Salvadori,
ho ricevuto la tua lettera a proposito della responsabilità degli “intellettuali” che riguarda il Garin. Non sapevo che eravate stati compagni di scuola, e nemmeno che da ragazzo il Garin era stato antifascista. Io sono stato fraterno amico di Delio Cantimori, il quale invece fu sempre antidemocratico e statalista etico, nazionalfascista e propenso a concezioni come quella del geniale Schmitt. Personalmente era innocuo, un timido, un rispettoso dell'autorità quale che fosse, e perciò passò dal fascismo (ricorderai che fu a lungo fondista della “Critica fascista” di Bottai) al comunismo, indottovi anche dalla moglie Emma Mezzomonti che negli anni 1936 e seguenti era fiduciaria del PCI in Italia, e che conobbi in tale incarico. Il Garin era noto come studioso (molto specialista) di storia del “Rinascimento”, ligio al Gentile da più e più a lungo del Calogero. Infatti non lo incontrai mai negli anni prima del 1940, eravamo su sponde opposte. Quando venni a Firenze e nel Settembre 1943 per organizzare la resistenza, il Garin era ancora nell'orbita del Gentile, collaborava con gl'intellettuali repubblichini facendo conferenze e interventi, per cui lo credemmo un avversario. Difatti nessun partito lo propose per incarichi politici o culturali quando si ricostituì a Firenze lo stato democratico, e più tardi, cioè dopo il settembre 1944, seppi della sua adesione al PCI insieme con Luporini, Bianchi Bandinelli ed altri che fondarono a Firenze la rivista “Società”, tentativo di criticismo comunista impossibile nei termini, e difatti cessato come a Milano era cessata l'impresa del “Politecnico” di Vittorini. Vittorini uscì dal fronte comunista e progressivamente dall'ideologia comunista, il Garin invece divenne una delle eminenze grigie di Togliatti. Conosco bene il suo lavoro, e non mi meravigliano le onoranze statunitensi, perché egli è un rappresentante eminente, per vero tra i più eminenti, di studi scientifici straordinariamente eruditi e competenti, spesso ricchi di acquisizioni filologiche, elaborati con esemplare acribia, ma sostanzialmente privi di spirito storico, nel senso che restano entro le convenzioni storiografiche e specialistiche correnti, e non innovano. Questa è poi la ragione della sua giusta fama accademica, in quanto non ha mai turbato nessun'acqua, ed ha svolto un lavoro di grande mole e intensità lasciando le cose come stavano nella storiografia rinascimentale, a cominciare dallo stesso concetto o meglio schema astratto di “rinascimento” che il G. non ha mai sottoposto a critica storica. Ovviamente l'utilità del suo 
lavoro di reviviscenze è notevole; ma per esempio Cantimori col filone degli “eretici” ha portato negli studi storici un fattore attivo nuovo. Quanto a me, che nell'area di produzione artistica sono pervenuto alla cancellazione per inesistenza ed arbitraria supposizione dello schema di “rinascimento”, e ciò sin dal 1930, spesso i lavori pur tanto curati e densi del G. appaiono anacronistici e in sostanza ridondanti. Le ampie e ordinate rassegne della cultura filosofica italiana moderna, che continuano quelle del Gentile sulla prima “Critica” crociana, sono utilissime e indubbiamente da consultare, ma con grande cautela in quanto spesso con sostrati ideologici pregiudiziali. Senza dubbio il Garin ha avuto una parte silenziosa quanto drastica nel disegno togliattiano di insinuare le esigenze di una soluzione “unica” anche mediante una manovra di più decenni sugli strumenti di diffusione della cultura (Laterza, Einaudi).
D'altronde i comunisti nel 1944-45 cercavano una situazione nel mondo scientifico, accademico, universitario esistente, facendo ogni offerta di pubblico, di risonanza, di concessività agl'intellettuali italiani molti dei quali, come sai, aderirono come già al fascismo; ed è rilevante che in quegli anni e dopo i comunisti fecero di tutto per occupare posti direttivi nel vecchio apparato culturale, contrariarono ogni proposta di riforma (ed anche il Garin fu insediato in numerose accademie, presidenze, apparati). Basti dire che nel 1945-46 io volli, dopo De Ruggero, Omodeo ed altri, sopprimere l'Istituto del Rinascimento fondato dal cattolico-fascista Papini, coi programmi ben noti, ed esso fu difeso e mantenuto dagli studiosi exfascisti, tra i quali il Garin che ne fu poi presidente; segno palese di un conservatorismo che supera anche gl'istituti politici, perché l'accademia viva. Il Togliatti, castrato dal potere russo, si vendicò castrando gl'intellettuali e i politici del partito italiano, tutti com'è evidente sottili, gesuiticamente argomentanti, intelligentissimi, demagoghi consumati, ma sterili e incapaci di fare qualunque cosa, tanto è vero che col 35-40% di consensi non sono stati capaci di prendere il potere nemmeno agli amebici democristiani. Ti spedisco questa lettera perché ti farà ricordare che, se l'internazionale accademica è quel che è al di sopra di ogni schieramento, non sono morti i pochi, è vero, che mantengono distinzioni fondamentali, ed elaborano una cultura creativa, fuori da ogni quadro accademico (e ricordiamo il Bruno). Spero che tu stia bene e così la tua compagna, ed abbimi con affettuosi saluti

C.L.R


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