Max Salvadori e C.L.Ragghianti
Firenze, 9 Settembre 1981
Caro Salvadori,
ho ricevuto la tua
lettera a proposito della responsabilità degli “intellettuali”
che riguarda il Garin. Non sapevo che eravate stati compagni di
scuola, e nemmeno che da ragazzo il Garin era stato antifascista. Io
sono stato fraterno amico di Delio Cantimori, il quale invece fu
sempre antidemocratico e statalista etico, nazionalfascista e
propenso a concezioni come quella del geniale Schmitt. Personalmente
era innocuo, un timido, un rispettoso dell'autorità quale che fosse, e
perciò passò dal fascismo (ricorderai che fu a lungo fondista della
“Critica fascista” di Bottai) al comunismo, indottovi anche dalla
moglie Emma Mezzomonti che negli anni 1936 e seguenti era
fiduciaria del PCI in Italia, e che conobbi in tale incarico. Il
Garin era noto come studioso (molto specialista) di storia del
“Rinascimento”, ligio al Gentile da più
e più a lungo del Calogero. Infatti non lo incontrai mai negli anni
prima del 1940, eravamo su sponde opposte. Quando venni a Firenze e
nel Settembre 1943 per organizzare la resistenza, il Garin era ancora
nell'orbita del Gentile, collaborava con gl'intellettuali
repubblichini facendo conferenze e interventi, per cui lo credemmo un
avversario. Difatti nessun partito lo propose per incarichi politici
o culturali quando si ricostituì a Firenze lo stato democratico, e
più tardi, cioè dopo il settembre 1944, seppi della sua adesione al
PCI insieme con Luporini, Bianchi Bandinelli ed altri che fondarono a
Firenze la rivista “Società”, tentativo di criticismo comunista
impossibile nei termini, e difatti cessato come a Milano era cessata
l'impresa del “Politecnico” di Vittorini. Vittorini uscì dal
fronte comunista e progressivamente dall'ideologia comunista, il
Garin invece divenne una delle eminenze grigie di Togliatti. Conosco
bene il suo lavoro, e non mi meravigliano le onoranze statunitensi,
perché egli è un rappresentante eminente, per vero tra i più
eminenti, di studi scientifici straordinariamente eruditi e
competenti, spesso ricchi di acquisizioni filologiche, elaborati con
esemplare acribia, ma sostanzialmente privi di spirito storico, nel
senso che restano entro le convenzioni storiografiche e
specialistiche correnti, e non innovano. Questa è poi la ragione
della sua giusta fama accademica, in quanto non ha mai turbato
nessun'acqua, ed ha svolto un lavoro di grande mole e intensità
lasciando le cose come stavano nella storiografia rinascimentale, a
cominciare dallo stesso concetto o meglio schema astratto di
“rinascimento” che il G. non ha mai sottoposto a critica storica.
Ovviamente l'utilità del suo
lavoro di reviviscenze è notevole; ma per esempio Cantimori col filone degli “eretici” ha portato negli studi storici un fattore attivo nuovo. Quanto
a me, che nell'area di produzione artistica sono pervenuto alla
cancellazione per inesistenza ed arbitraria supposizione dello schema
di “rinascimento”, e ciò sin dal 1930, spesso i lavori pur tanto
curati e densi del G. appaiono anacronistici e in sostanza
ridondanti. Le ampie e ordinate rassegne della cultura filosofica
italiana moderna, che continuano quelle del Gentile sulla prima
“Critica” crociana, sono utilissime e
indubbiamente da consultare, ma con grande
cautela in quanto spesso con sostrati ideologici pregiudiziali. Senza
dubbio il Garin ha avuto una parte silenziosa quanto drastica nel
disegno togliattiano di insinuare le esigenze di una soluzione
“unica” anche mediante una manovra di più decenni sugli
strumenti di diffusione della cultura (Laterza, Einaudi).
D'altronde
i comunisti nel 1944-45 cercavano una situazione nel mondo
scientifico, accademico, universitario esistente, facendo ogni
offerta di pubblico, di risonanza, di concessività agl'intellettuali
italiani molti dei quali, come sai, aderirono come già al fascismo;
ed è rilevante che in quegli anni e dopo i comunisti fecero di tutto
per occupare posti direttivi nel vecchio apparato culturale,
contrariarono ogni proposta di riforma (ed anche il Garin fu
insediato in numerose accademie, presidenze, apparati). Basti dire
che nel 1945-46 io volli, dopo De Ruggero, Omodeo ed altri,
sopprimere l'Istituto del Rinascimento fondato dal cattolico-fascista
Papini, coi programmi ben noti, ed esso fu difeso e mantenuto dagli
studiosi exfascisti, tra i quali il Garin che ne fu poi presidente;
segno palese di un conservatorismo che supera anche gl'istituti
politici, perché l'accademia viva. Il Togliatti, castrato dal potere
russo, si vendicò castrando gl'intellettuali e i politici del
partito italiano, tutti com'è evidente sottili, gesuiticamente
argomentanti, intelligentissimi, demagoghi consumati, ma sterili e
incapaci di fare qualunque cosa, tanto è vero che col 35-40% di
consensi non sono stati capaci di prendere il potere nemmeno agli
amebici democristiani. Ti spedisco questa
lettera perché ti farà ricordare che, se
l'internazionale accademica è quel che è al di sopra di ogni
schieramento, non sono morti i pochi, è vero, che mantengono
distinzioni fondamentali, ed elaborano una cultura creativa, fuori da
ogni quadro accademico (e ricordiamo il Bruno). Spero che tu stia
bene e così la tua compagna, ed abbimi con affettuosi saluti
C.L.R
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