Carlo e Licia

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venerdì 2 giugno 2017

Ragghianti e Pieraccini - Arte e politica


Come si vede nella riproduzione del dépliant-invito alla manifestazione, nella sede della Fondazione Ragghianti di Lucca il 19 Aprile di quest'anno è stato presentato il volume che il valente storico Maurizio Degl'Innocenti ha scritto sull'attività politica e sugli interessi e sulle promozioni dell'arte di Giovanni Pieraccini, già esponente di primo piano dell'ultimo vero (ci tengo a sottolinearlo) socialismo italiano. Per inquadrare la figura del quasi centenario compagno (allora anche chi sta scrivendo militava nel Partito Socialista Italiano) può anche bastare la biografia di Pieraccini che compare su Wikipedia, a differenza di quella colà di Carlo L. Ragghianti, men che mediocre e fuorviante. Però da quei dati biografici non può risultare a sufficienza l'oggettiva difficoltà di gestire, non solo diversamente dai democristiani, la “cosa pubblica” in ambiti importanti e delicati come il Ministero del Bilancio o quello dei Lavori Pubblici (e persino quello della Marina Mercantile, immagino assegnato per alchimie politiche contingenti) ma anche – con fatica similare a quella di Sisifo, penso – contrastare e resistere alla burocrazia e ai cosiddetti poteri forti, che allora lo erano davvero forti, radicati, e capaci di gestire i propri interessi (spesso non limpidi e combacianti con quelli della comunità nazionale). Anche come direttore de l' “Avanti!” Pieraccini si distinse positivamente, dato il ginepraio di voci dissonanti, degne del peggior Partito d'Azione, di militanze nel PSI vecchie (filo comuniste in buona parte) e nuove (spesso per tornaconto personale e con precedenti anche antitetici al pensiero della sinistra democratica): tanto è vero che per questo motivo, tra Carlo L. Ragghianti e il Direttore risultano incomprensioni e disattenzioni di questi – spiegabili soltanto con la necessità di mediare oltre i propri convincimenti – che non vengono taciute nel libro. A questo punto devo aprire una parentesi: non possiamo 

accettare la valutazione che lo storico dà dello screzio con Pieraccini (pp. 72,73), specialmente quando scrive “Il giudizio di Ragghianti era ingeneroso, e per certi versi, come abbiamo visto, infondato”. Nei paragrafi precedenti ho riconosciuto la difficoltà incontrata da Pieraccini, che al di là dei propri convincimenti, doveva gioco forza – stante la situazione generale del  partito – mediare. Però quello che non viene riconosciuto a Ragghianti è il giusto rammarico, il sacrosanto sdegno di essere considerato sullo stesso piano di ex-fascisti senza pentimento, senza palimodia che si accostavano al PSI perché al momento considerato co-detentore del potere (e quindi delle prebende) con la DC (già al completo), però carente di quadri qualificati per la bisogna (un po' come oggi capita ai “grillini”). Gente senza principi, incoerente, pronta – come, con altri, fecero più tardi – a “correre in soccorso” del PCI, quando sembrò che i comunisti condividessero l'accesso alla “stanza dei bottoni”. Quanto poi al libro su Mondrian e l'Arte del XX secolo (nota a p. 73) l'accostamento ai “nani” autori di altri studi convenzionali sull'artista, per Carlo Ludovico Ragghianti allora, come per noi oggi, è non solo inaccettabile ma offensivo. Il volume di R., infatti, rappresenta un'esperienza metodologica esemplare, eccezionale (come fu persino riconosciuto dalla Giuria del Premio Viareggio), un'interpretazione – certo anche “formalista”, e ci mancherebbe non lo fosse – ma storicamente originale, di quelle che fondano il futuro. La “storia” non si valuta sui contributi della cronaca, la quale va presa in considerazione per completezza di indagine, non comparata o contrapposta all'originalità e alle intuizioni che possono cambiare o sconvolgere i dati considerati acquisiti. Ad ogni buon conto qui di seguito riproduciamo la lettera del 20 Febbraio 1963 con la quale Ragghianti manifestava il suo disappunto.




Siccome recensire un volume richiede competenze specifiche piuttosto approfondite, che in questo caso ritengo di non avere a sufficienza, oppure significa divagare sui propri interessi e convincimenti circa l'argomento su cui si intende dare un giudizio, penso che di fronte a questo riuscito studio e alle sue appendici documentarie, la cosa più utile per i lettori sia fornire uno spaccato esauriente, una parte estrapolata ma integrale dell'opera cosicché risulti validamente esemplificativa del contenuto degli altri capitoli (di cui si fornisce l'indice). Ovviamente in questo post si privilegia la parte che riguarda specificamente Carlo L. Ragghianti sia nella ricostruzione del professor Degl'Innocenti, sia nell'appendice epistolare rappresentata con una scelta abbastanza ampia e significativa.
La corrispondenza completa Ragghianti-Pieraccini che emerge dalla comparazione dei rispettivi Archivi comprende oltre lettere importanti, anche missive inerenti argomenti marginali rispetto a quelli esemplificati nella scelta documentaria del volume, ed anche lettere e biglietti augurali e amicali. Nelle mie carte questa corrispondenza inizia il 15 Aprile 1956 e riguarda i problemi culturali di Firenze e le Università; il 26 Settembre 1960, ad esempio, quale Presidente dell'ADESSPI (Associazione Difesa e Sviluppo Scuola Pubblica Italiana) Ragghianti si occupa dei problemi della RAI-TV. Di questo testo e di altri mi riserbo l'inclusione in un post apposito. La parte del carteggio pubblicata in questo libro (v. pp. 267-276) inizia il 28 Dicembre 1960 con l' “Appunto” inviato da Ragghianti al direttore dell' “Avanti!”. Segue poi un intervallo temporale, fino praticamente alla fine del 1965, all'interno del quale R. però scrive (come anche ricordato dallo storico Degl'Innocenti) lettere riguardanti la Biennale di Venezia, l' “Avanti!” (rinnovamento culturale e in data 20 Febbraio 1963 rifiuto di collaborare al giornale con tono un po' sostenuto e sdegnato nei confronti di certi articolisti), il libro Dall'Università alla Scuola (in appendice al post che lo riguarda pubblicherò le lettere in cui viene ricordata l'iniziativa illustrata nel volume), la citata ADESSPI e la riforma della Scuola e dell'Università. Dal 1965 in poi in questa pregevole edizione Lacaita sono riportate la documentazione di diverse lettere riguardanti alcuni dei temi sopra citati; altre missive su argomenti nuovi sono pubblicate come scelte dimostrative dell'insieme del materiale archiviato. Si tratta di Alvar Aalto (onoreficenza e patronato del Presidente della Repubblica per la Mostra), Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, Università, Biennali di Firenze, Università dello Spettacolo, Università Internazionale dell'Arte di


Firenze, Collana Editoriale Musei e Meraviglie d'Italia. Comunque è bene ripetere che il profilo storico del rapporto tra il parlamentare viareggino e il critico lucchese delineato dal Degl'Innocenti è tutto sommato convincente e storicamente rilevante. Ricordando il mio passato di redattore editoriale, non voglio esimermi da un po' di acribia professionale, cioè debbo rilevare due piccole impressioni. La prima riguarda una fotografia dell'inserto illustrato (32 belle pagine in b/n e colore, molto interessanti ed anche emozionanti per chi ha vissuto quei tempi ed alcuni di quei momenti), per la precisione la fotografia in alto nella sedicesima pagina (e pubblicata nel dépliant-invito) la cui didascalia è errata e va sostituita con “C. L. Ragghianti con Pieraccini e Alberto Mortara alla cerimonia per il Trentesimo di Critica d'Arte, Firenze, Forte del Belvedere, 27 Marzo 1965”. Il secondo appunto, assai veniale, riguarda la deplorazione di Degl'Innocenti circa il fatto che Firenze non abbia dedicato a Ragghianti “un giardino, una strada, una piazza” (p. 82). Qualche anno fa, invece, in sordina fu dedicato al comandante delle Brigate Rosselli e Matteotti, poi Presidente del Comitato Toscano di Liberazione (ecc.) una strada a Novoli (zona Ex Fiat), cioè in una periferia abbastanza desolata. Poteva andare peggio, per esempio come all'antico amico Ernesto Rossi titolare di un vicolo foraneo. In definitiva l'interpretazione storica di Maurizio Degl'Innocenti, riportando in primo piano eventi del passato prossimo volutamente misconosciuti dall'attuale accozzaglia di politici troppo spesso senza spessore professionale e culturale, risulterà stimolante per altre ricerche di cui si sente la necessità perché potrebbero fornire risposte a problemi oggi apparentemente insolubili, specialmente se gestiti da questi “idioti” (deficienti, mancanti, insensati, ecc.) che si dilettano di voli di stato ed auto blu e con non improbabili interessi privati in atti d'ufficio. Per inciso, sicuro di interpretare il pensiero degli altri membri della Famiglia Ragghianti, ricordo con gratitudine che Giovanni Pieraccini nel 2013 “in virtù del rapporto ti stima e di amicizia che lo legava a Carlo L. Ragghianti dai tempi della Resistenza” ha donato alla Fondazione Ragghianti un nucleo di circa 1500 volumi di storia dell'arte, tra cui saggi e soprattutto monografie di artisti. Quest'atto di generosità onora il Centro Studi di Lucca e contribuisce a renderlo, assieme ad una oculata “politica” di acquisizioni differenziate per capacità integrativa degli importanti fondi già in essere, sempre più acconcio alle esigenze degli studenti e degli studiosi, sempre più idoneo ai propri compiti istituzionali.
F.R.
P.S.1 – Le fotografie che illustrano questo post sono inedite e provengono dall'Archivio di Vicchio; quelle riguardanti la Mostra di Alvar Aalto sono scatti di “Fotocronache di Fulvio Frighi, Firenze”.


1. Carlo L. Ragghianti e Giovanni Pieraccini durante la cerimonia per il 30° di “Critica d'Arte”, Firenze, Forte Belvedere, 27 Agosto 1965

2. L'intervento di Giovanni Pieraccini, da sinistra Mario Tobino e Giusto Tolloy. Ibidem.

3. Vera Pieraccini, Giovanni Pieraccini, Carlo L. Ragghianti e di spalle l'Arch. Riccardo Gizdulich. Firenze, Palazzo Strozzi, Mostra dell'Opera di Alvar Aalto, 1966

4. Vera Pieraccini, Giovanni Pieraccini, Carlo L. Ragghianti e di spalle l'Arch. Edoardo Detti, Ibidem.

5. Edoardo Detti, Giovanni Pieraccini, Riccardo Gizdulich e Carlo L. Ragghianti, Ibidem.

6. Carlo L. Ragghianti e Giovanni Pieraccini, Ibidem.

7. Vera Pieraccini, Giovanni Pieraccini e Carlo L. Ragghianti. Ibidem.

8. Giovanni Pieraccini e Carlo L. Ragghianti. Ibidem.

9. Carlo L. Ragghianti, Giovanni Pieraccini e Vera Pieraccini. Ibidem.
P.S.2 – In appendice pubblico anche un sonetto prosastico, o “proesia” secondo il neologismo che coniai più d'una ventina d'anni fa (ma che non feci registrare), nel quale ricordo e valuto l'apice della carriera politica di Giovanni Pieraccini da un lato, dall'altro chiarisco la mia posizione in seguito alla quale – dopo la scissione del PSIUP che non condividevo – mi determinai a lasciare il Partito Socialista Italiano, che poi fu scalato da Craxi, coadiuvato anche da “alieni” convertiti, a lui. Quaranta anni dopo c'è l'analoga scalata di Renzi.

Fraterni Saluti 

Ha poco men di cent'anni Giovanni 
Pieraccini, esponente socialista 
precraxiano. Fu vero autonomista,
 ministro abile, fattivo in quegli anni

di dorotea Gran Pretagna in panni
intrisi di correità neofascista.
Diresse l' “Avanti!”, protagonista
dopo mediocrità nonché affanni.

Giovane riformista fui critico 
impaziente per troppo moralismo 
ma discorde con chi il cui politico 

sentir era d'estremista classismo. 
Ebbi torto nel farmi apartitico? 
Nel contesto no. Viva il socialismo! 

 6-13 Maggio 2017

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