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mercoledì 1 marzo 2017

{bacheca} Hölderlin: "essere e giudizio" e Germania

In un taccuino di appunti e riflessioni, scritto intorno al 1970, Carlo L. Ragghianti analizza un ragionamento di Frederick Hölderlin (1770-1843), poeta e scrittore distrutto da dolorosa passione 
e vissuto poi per un quarantennio nella follia. Riportiamo qui sotto in “facsimile” lo scritto dello studioso lucchese, con a fianco la trascrizione.





Siccome, dopo la sconsiderata Brexit, sono preoccupato dal destino della patria Europa (cosi mal gestita, così incompresa dall'ottusità dei singoli popoli dimentichi degli ideali e dei vantaggi di un' “Unione”) la quale nel prossimo domani rischia di diventare una sorta di Zolleverein, d'ottocentesca memoria, a favore di una Germania dominante e di nuovo preda delle sue (ricorrenti!) sirene barbariche. Cerco, perciò, anche di trovare nei trascorsi i motivi del presente, onde cercare di intravedere qualche elemento dell'incerto e paventevole futuro. Tra i documenti che compulso, trovo  anche  un  estratto  del  1917  nel  quale  si  ricorda  lo 

sciagurato poeta, uno dei pochi tedeschi orripilato dai suoi concittadini. E' sì una fonte negativa nell'ambito della mia ricerca, però non si deve nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere (e considerare) contrarietà. Quindi decido di ripubblicarlo - nonostante l'interesse prevalentemente poetico e soggettivo del documento, che ha lampi intuitivi sulla pericolosissima gregarietà germanica - per ricordare oltre l'Hölderlin la tragica guerra mondiale (1914-1918) che punì l'imperialismo tedesco ma distrusse l'equilibrio pacifico e civile del Continente Europa.







Qualche parola infine sul firmatario dell'articolo pubblicato su “La lettura”, ott. 1917, pp. 817,818. Oreste Mosca (1892-1975) è stato un giornalista e scrittore dalla “carriera” emblematicamente italica, quella dell'arrangiarsi, per capirci. Fu e fece tante cose, tra l'altro è considerato – lui evidente letterato!  un pioniere del giornalismo economico, la sua ambiguità (invero comune a milioni di connazionali di ieri, di oggi e...) risulta inequivocabile dalla pagina di Wikipedia, dove si legge che  collaborò  a  “ Il  Popolo  d' Italia ”  di  Mussolini, però dopo  il  delitto 
Matteotti e le leggi liberticide del 1925 “abbandonò” l'attività giornalistica e aprì con l'amico Dino Fienga, già segretario federale comunista di Napoli, una libreria e una casa editrice; seguono 9 parole equivoche tanto sono imprecisate. Subito dopo c'è l'ultima riga della pagina web dove si legge: “ Dal 1940 al 1943 lavorò per l'EIAR e il Ministero della Cultura popolare”. In piena guerra di aggressione nazi-fascista e alle dirette dipendenze dei vertici fascisti!
F.R.

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