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sabato 18 febbraio 2017

Ragghianti incontra Trubbiani

Il 3 ottobre 1982 si inaugurava alla giovane Fondazione Ragghianti la mostra “Scultura Italiana del nostro Tempo”, la rassegna più emozionante e meglio allestita degli ultimi decenni, nel senso non di piu' o meno “utili” orpelli, ma di disposizione fisica dei manufatti, della loro lettura museografica, della loro collocazione di ampio respiro e le correlazioni tra le sculture. Pier Carlo Santini nel prepararla espresse il meglio di sé, dando così anche al Centro Studi Ragghianti, di cui era il direttore, un eccellente avviamento.
Erano esposti 31 artisti con 71 opere, e tra essi Valeriano Trubbiani da cui Ragghianti rimase





particolarmente colpito, non conoscendolo ch emarginalmente. Perciò tornato a Firenze mi chiese di procurargli una più ampia documentazione verificando nelle fonti domestiche ancora disponibili, tra quelle dell'UIA e tra ciò che potevo “racimolare” nei contatti professionali di “Critica d'Arte”. Qualcosa ricordo trovai, specialmente un paio di opuscoli. Ci fu poi, probabilmente su “input” del regista, la concomitanza dell'invio del volume “e la barca va – Federico Fellini” con le visualizzazioni grafiche dell'artista residenze ad Ancona che fece scrivere al critico lucchese la seguente lettera:




Sei mesi dopo, e dopo aver delibato altre opere inviategli anche dall'artista, Ragghianti scrive una lettera, che considero significativa nell'ambito del suo procedere critico e della 
sua convinzione che tutti i mezzi espressivi possono avere la stessa dignità ed importanza per la diffusione del pensiero, specialmente di quello essenzialmente originale.



Mi colpisce soprattutto il penultimo periodo, dove si evidenzia il “pericolo” di scadimento espressivo. Nel contesto superficialmente similare con Dalì (vedasi il recente post “Ragghianti su Dalì”) a causa delle abbastanza evidenti discendenze post-surrealiste, si può capire il perché l'operato del Catalano si concluda il volgarità e pedante “artigianato”, mentre quello di Trubbiani rimanga creativo, 
originale,disancorato da complementarità legate alla prassi ed al successo monetario.
Nell'ultimo paragrafo della lettera R. informa della pubblicazione su “La Nazione” del suo importante saggio sull'opera di Trubbiani (“Trubbiani, scultore favoloso. Un artista genuino fra alienazione e memoria”, “La Nazione”, Terza pagina, 2 Luglio 1983). Mi pare opportuno riportare i paragrafi conclusivi:




La lettera con cui Trubbiani risponde (che purtroppo devo riprodurre da una copia difettosa però completa) recita:



Dal prediletto (soprattutto perché vi poteva lavorare in pace e bene) luogo di villeggiatura, lo studioso risponde:



  










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