ANARCOLEGALITARIO
Sono io, cioè questa
può essere una definizione vicina al vero dei miei convincimenti
ideologici. Una contraddizione in termini? Un controsenso? Sì, può
darsi; però riflette bene il coacervo di convinzioni, interessi,
impulsi che anima la mia vita. Un po', in altri termini, quello che
Parri “riproverava” amichevolmente a mio padre, considerato
estraneo al liberalsocialismo (e ciò è esatto), nonché alquanto
eterogeneo al nucleo di Giustizia e Libertà e, soprattutto, alla
forte componente azionista occhieggiante al socialismo filosovietico. Comunque per
il babbo sono lì a testimoniare i suoi scritti, i resoconti del suo
ANARCA
L'individuo
che trae da dentro di sé l'energia spirituale per resistere alle
imposizioni oggettive e ripararsi dall'inclemenza dei tempi.
Finalmente!
Eccola la parola che tanto ho cercato di coniare. Purtroppo non l'ho
ideata io: è di Jünger, il centenario scrittore tedesco vessillifero
della destra (estrema) che si picca d'essere acculturata. Da quel che
ho capito il senso che egli dà al termine è tutto sommato
consentaneo a quello che avrei voluto dargli, una volta centrata la
valenza semantica del concetto astratto. Già quando ho definito
“anarcolegalitario” (agosto '95) il mio modus di
considerare il mondo circostante, avevo compiuto una approssimazione
abbastanza chiara a quanto cercavo di esprimere, seppur rimanendo
insoddisfatto.Certamente si tratta di concezioni alquanto elitarie, però non discriminanti e ancor meno escludenti o nazistoidi, benché in Jünger
agire sociale e politico, le attestazioni di contemporanei e di storici. Al massimo su di lui si possono effettuare analisi e interpretazioni, partendo però da dati esplicitati e generalmente chiari. Per capire me, invece, c'è poco da analizzare, ancor meno da studiare, al punto che io stesso non sono affatto sicuro di conoscermi, il che è scontato fin dagli antichi greci, ma nemmeno di avere pensieri certi a fronte di situazioni determinanti. Comunque faccio, spero di fare, del mio meglio per essere coerente e continuativo di fronte alle provocazioni della vita e agli interrogativi dell'intelletto.
Francesco Ragghianti
(10.8.1995)
abbiano pesato, per altro volontariamente cercate e coltivate, la concomitanza di periodo storico e di discendenza nietzchiana (vel nicciana) che in me sono estranee. Casomai, “absit iniuria” nel paragone, le mie radici affondano in Voltaire e Hume, con devianze caratteriali verso il “nominalismo” giacobino e si diffondono in integrazioni e correzioni di rotta derivanti dal Croce e dall'insegnamento (per exempla) paterno.
Comunque, questo ANARCA è un lemma che mi piace; intendo appropriarmene e, se mi sarà necessario (come credo fin d'ora), approfondirò in seguito implicanze, contiguità - certo poche -, difformità da Jünger. Infine sarà opportuno sceverare (e inverare) contenuti, connotazioni specificatamente legate alle mie radici e al mio pensiero, sempre che sia in grado di averne uno se non proprio originale, almeno non pedissequamente improntato ad altrui ideologia.
"Dramatis Personae"
Francesco Ragghianti
Francesco Ragghianti
(6.10.1995)
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