Il
disegno qui sopra illustra una scena di gusto
bruegheliano-rabelaisiano con vitalità partenopea, stante l'essere
l'autore Enzo Fascione pittore napoletano. Il foglietto in sé è
abbastanza marginale e non significativo dell'operato dell'artista e
tale, quindi, da poter esimere dal renderlo noto pubblicandolo.
Salvo
essere una delle innumerevoli testimonianze nei riguardi di Carlo
L.Ragghianti, non ci sarebbe altro da dire in merito. Invece il
foglio è significativo perché rappresenta un raro superstite di
grafica originale comprensivo di auguri e attestati di “stima e
riconoscenza” riferiti alle attività multiformi di mio padre , in
questo caso ad un incontro personale.
Già
dalla fine dell'anno 1944, quale Commissario dell'Istituto del
Rinascimento in palazzo Strozzi a Firenze R. dispose di un ufficio
stabile da dove coordinare le varie esigenze conseguenti le sue
iniziative. Avrò, penso, occasione di parlare più diffusamente e
pertinentemente delle varie sedi degli “uffici” succedutesi in
città, talvolta in due – tre sedi contemporaneamente. In palazzo
Strozzi dal 1947 al 1953/54 operò anche lo Studio Italiano di Storia
dell'Arte, congiuntamente a “La Strozzina”, attiva fino al
1968/69, e a questa si connette il foglietto di Fascione.
Affermando
essere un raro esempio superstite, devo chiarire che mi riferisco
alle moltissime testimonianze, dal biglietto da visita al breve
messaggio, alla lettera, ad attestati vari (tra cui questo in
oggetto), ad opere d'arte vere e proprie (grafiche, disegni, qualche
dipinto) lasciate in assenza di R. o mandategli successivamente ad un
incontro, per non dire della alla nutrita corrispondenza epistolare.
Purtroppo
di questi documenti, che oggi risultano datati da oltre 70 anni fa in
poi, ne sono andati persi una notevole quantità, specialmente fino
al 1959, quando iniziai a collaborare con mio padre, all'inizio sub
specie di autista e fattorino.
Delle
opere d'arte racconterò in altro momento, dato che la loro vistosa
sottrazione “ancor m'offende”. Dei documenti “archivistici”
nel tempo ho ricostruito le vicende anche tramite testimonianze
ottenute persino con insistenza. Quindi posso dire che un quarto
circa di quanto perduto è dovuto a fattori “naturali” (tempo,
incuria, incidenti ecc.). Dei rimanenti tre quarti soltanto in parte
R. fu responsabile, per omissione di controllo; la maggior parte fu
“distratta” (nel senso di sottratta) subito o successivamente dal
personale volontario e da quello “istituzionale”.
Con
le opere d'arte grafica R. era generosissimo: bastava riscontrasse (o
fosse indotto a riscontrare) un qualche interesse al singolo foglio e
– benché gli fosse stato donato dall'Artista – lo regalava al
collaboratore. Così si spiegano ad esempio le tante grafiche di
Alfredo Righi che mi ha un paio di volte mostrato con, appunto, la
dedica a R., e altrettanto quelle di P.C.Santini , che però vidi in
un'asta successiva alla sua morte presentate con la dicitura di
dedica cancellata! E così tante altre persone. Delle grafiche e
delle altre opere d'arte lasciate ai coniugi Ragghianti però ci
furono vere e proprie sottrazioni indebite specie tra gli addetti de
La Strozzina (barone Lo Vullo escluso, naturalmente). Questo andazzo
terminò con la mia comparsa, tanto è vero che oltre l' 80% datano
dal 1959/60 e sono quelle prese subito in consegna e conservate da
me.
Per quel che riguarda la corrispondenza molte furono le
manomissioni e le sottrazioni soprattutto per l'asportazione dei
francobolli, tantissimi dei quali rari e stranieri. In archivio e in
fototeca R. si riscontrano tuttora molti pezzi mutili per questo
motivo, e perciò parzialmente superstiti. Piuttosto grave la
sparizione (totale fino al 1953) degli auguri per le festività,
moltissimi dei quali inviati da artisti e collezionisti con immagini
incise con tecniche originali e numerate. Qui, oltre alla frode, grave è stato il danno di immagine dei R. per non aver risposto e/o
ringraziato per ignoranza (non mancanza di educazione, ma per
mancanza di informazione!). Anche in questo caso sopperii in parte,
almeno finché il mio lavoro esterno me lo permise. Difatti dagli
anni Settanta c'è un vistoso e inspiegabile calo di “pezzi”
altrimenti non giustificabile.
Mi
sono diffuso forse troppo, però sento di dover informare così anche
mia nipote Irene di accadimenti inconsueti riguardanti i nonni che
non ha conosciuto. Ultima considerazione è il mesto pensiero di
quante informazioni circa tante persone importanti o comunque
notevoli sono andate perdute indebitamente e rendono così più
difficile decifrare assieme alle perdite “naturali” (le
corrispondenze scritte a mano
e
cestinate dagli eredi ecc.) i rapporti veramente esistiti fra queste
personalità e i Ragghianti. Di quanto Fascione e R. si siano detti
e riguardo a cosa non è dato sapere null'altro dell'incontro
avvenuto ed evidentemente considerato positivamente dall'Artista
napoletano. E' poco, ma in base a ciò che lo storico cercherà, un
qualche significato ce l'ha.
La
memoria oltre ad essere labile si cancella con la morte. Ciò
consente le distorsioni volontarie degli accadimenti, come possiamo
constatare ogni giorno circa le testimonianze del passato che davamo
per scontate. Non rallegra il verificare la verità della grande
intuizione crociana circa la contemporaneità della storia, per di
più senza il suo, per così dire, “ottimismo della ragione”.
Nonostante
tutto queste mancanze non incidono granché sull'utilità e
l'importanza dell'Archivio della Fondazione Ragghianti di Lucca –
praticamente, mi dicono, organizzato con criteri archivistici nella
sua quasi totalità – il quale è già stato definito non solo
importante ma tra i più notevoli e ricchi di documenti da studiosi
specializzati nelle ricerche storiche e filologiche.
Alcune
carenze inevitabili penso che via via verranno alla luce e saranno
rese note ed utilizzabili. Mi riferisco soprattutto alle
corrispondenze manoscritte – assai numerose e nutrite – che
Ragghianti scriveva in albergo durante i suoi frequenti viaggi e
quelle spedite da Pisa nei due/tre pernottamenti settimanali
nell'arco più o meno di un trentennio.
Degli
osceni saccheggi e distruzioni operati negli archivi del P.d'A.
Fiorentino e, dopo il trasferimento a Roma, soprattutto dal
“mitologico” Vittorio Foa, vittima del fascismo sì, però
settario e fanatico compiacente esecutore per conto degli amici di
corrente, come un qualunque Zdanov. E Ragghianti stesso si è
espresso varie volte. Così avvenne con l'archivio del CTLN
depositato presso l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana dove
avvennero manomissioni tali da rendere quell'Ente comunque sempre
sospetto a Carlo L. Ragghianti.
Fra
parentesi: la biografia ANPI di R. è ridicolmente insufficiente, a
dir poco; quella di Licia Collobi, dirigente del Pd'A. clandestino,
staffetta partigiana combattente (ott. 1943- 7 sett. 1944),
archivista mnemonica di documenti Pd'A. e CTLN segreti e importanti,
non c'è, nemmeno la presenza di una riga. E parlo di un ufficiale
con il grado di Maggiore dell'esercito italiano, attestato n. 22233
dell' 8.2.1949. Sulle
corrispondenze di Licia Collobi, allo stato dei fatti quasi
inesistenti nell'Archivio, noi famigliari provvederemo a consegnare
quelle ancora da verificare e superstiti. Per la notevole mole di
quelle, manoscritte quasi sempre, sia di lavoro che personali vale
quanto detto sopra per C.L.R. Stiamo cercando di individuare almeno
i principali interlocutori e di appurare, se possibile, l'esistenza e
la consistenza dei documenti.
Francesco Ragghianti
Nessun commento:
Posta un commento