Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

lunedì 2 gennaio 2017

Archivi Ragghianti: dispersioni, sottrazioni, distruzioni



Il disegno qui sopra illustra una scena di gusto bruegheliano-rabelaisiano con vitalità partenopea, stante l'essere l'autore Enzo Fascione pittore napoletano. Il foglietto in sé è abbastanza marginale e non significativo dell'operato dell'artista e tale, quindi, da poter esimere dal renderlo noto pubblicandolo.
Salvo essere una delle innumerevoli testimonianze nei riguardi di Carlo L.Ragghianti, non ci sarebbe altro da dire in merito. Invece il foglio è significativo perché rappresenta un raro superstite di grafica originale comprensivo di auguri e attestati di “stima e riconoscenza” riferiti alle attività multiformi di mio padre , in questo caso ad un incontro personale.
Già dalla fine dell'anno 1944, quale Commissario dell'Istituto del Rinascimento in palazzo Strozzi a Firenze R. dispose di un ufficio stabile da dove coordinare le varie esigenze conseguenti le sue iniziative. Avrò, penso, occasione di parlare più diffusamente e pertinentemente delle varie sedi degli “uffici” succedutesi in città, talvolta in due – tre sedi contemporaneamente. In palazzo Strozzi dal 1947 al 1953/54 operò anche lo Studio Italiano di Storia dell'Arte, congiuntamente a “La Strozzina”, attiva fino al 1968/69, e a questa si connette il foglietto di Fascione.
Affermando essere un raro esempio superstite, devo chiarire che mi riferisco alle moltissime testimonianze, dal biglietto da visita al breve messaggio, alla lettera, ad attestati vari (tra cui questo in oggetto), ad opere d'arte vere e proprie (grafiche, disegni, qualche dipinto) lasciate in assenza di R. o mandategli successivamente ad un incontro, per non dire della alla nutrita corrispondenza epistolare.
Purtroppo di questi documenti, che oggi risultano datati da oltre 70 anni fa in poi, ne sono andati persi una notevole quantità, specialmente fino al 1959, quando iniziai a collaborare con mio padre, all'inizio sub specie di autista e fattorino.

Delle opere d'arte racconterò in altro momento, dato che la loro vistosa sottrazione “ancor m'offende”. Dei documenti “archivistici” nel tempo ho ricostruito le vicende anche tramite testimonianze ottenute persino con insistenza. Quindi posso dire che un quarto circa di quanto perduto è dovuto a fattori “naturali” (tempo, incuria, incidenti ecc.). Dei rimanenti tre quarti soltanto in parte R. fu responsabile, per omissione di controllo; la maggior parte fu “distratta” (nel senso di sottratta) subito o successivamente dal personale volontario e da quello “istituzionale”.

Con le opere d'arte grafica R. era generosissimo: bastava riscontrasse (o fosse indotto a riscontrare) un qualche interesse al singolo foglio e – benché gli fosse stato donato dall'Artista – lo regalava al collaboratore. Così si spiegano ad esempio le tante grafiche di Alfredo Righi che mi ha un paio di volte mostrato con, appunto, la dedica a R., e altrettanto quelle di P.C.Santini , che però vidi in un'asta successiva alla sua morte presentate con la dicitura di dedica cancellata! E così tante altre persone. Delle grafiche e delle altre opere d'arte lasciate ai coniugi Ragghianti però ci furono vere e proprie sottrazioni indebite specie tra gli addetti de La Strozzina (barone Lo Vullo escluso, naturalmente). Questo andazzo terminò con la mia comparsa, tanto è vero che oltre l' 80% datano dal 1959/60 e sono quelle prese subito in consegna e conservate da me.

Per quel che riguarda la corrispondenza molte furono le manomissioni e le sottrazioni soprattutto per l'asportazione dei francobolli, tantissimi dei quali rari e stranieri. In archivio e in fototeca R. si riscontrano tuttora molti pezzi mutili per questo motivo, e perciò parzialmente superstiti. Piuttosto grave la sparizione (totale fino al 1953) degli auguri per le festività, moltissimi dei quali inviati da artisti e collezionisti con immagini 
incise con tecniche originali e numerate. Qui, oltre alla frode, grave è stato il danno di immagine dei R. per non aver risposto e/o ringraziato per ignoranza (non mancanza di educazione, ma per mancanza di informazione!). Anche in questo caso sopperii in parte, almeno finché il mio lavoro esterno me lo permise. Difatti dagli anni Settanta c'è un vistoso e inspiegabile calo di “pezzi” altrimenti non giustificabile.
Mi sono diffuso forse troppo, però sento di dover informare così anche mia nipote Irene di accadimenti inconsueti riguardanti i nonni che non ha conosciuto. Ultima considerazione è il mesto pensiero di quante informazioni circa tante persone importanti o comunque notevoli sono andate perdute indebitamente e rendono così più difficile decifrare assieme alle perdite “naturali” (le corrispondenze scritte a mano
e cestinate dagli eredi ecc.) i rapporti veramente esistiti fra queste personalità e i Ragghianti. Di quanto Fascione e R. si siano detti e riguardo a cosa non è dato sapere null'altro dell'incontro avvenuto ed evidentemente considerato positivamente dall'Artista napoletano. E' poco, ma in base a ciò che lo storico cercherà, un qualche significato ce l'ha.
La memoria oltre ad essere labile si cancella con la morte. Ciò consente le distorsioni volontarie degli accadimenti, come possiamo constatare ogni giorno circa le testimonianze del passato che davamo per scontate. Non rallegra il verificare la verità della grande intuizione crociana circa la contemporaneità della storia, per di più senza il suo, per così dire, “ottimismo della ragione”.
Nonostante tutto queste mancanze non incidono granché sull'utilità e l'importanza dell'Archivio della Fondazione Ragghianti di Lucca – praticamente, mi dicono, organizzato con criteri archivistici nella sua quasi totalità – il quale è già stato definito non solo importante ma tra i più notevoli e ricchi di documenti da studiosi specializzati nelle ricerche storiche e filologiche.
Alcune carenze inevitabili penso che via via verranno alla luce e saranno rese note ed utilizzabili. Mi riferisco soprattutto alle corrispondenze manoscritte – assai numerose e nutrite – che Ragghianti scriveva in albergo durante i suoi frequenti viaggi e quelle spedite da Pisa nei due/tre pernottamenti settimanali nell'arco più o meno di un trentennio.
Degli osceni saccheggi e distruzioni operati negli archivi del P.d'A. Fiorentino e, dopo il trasferimento a Roma, soprattutto dal “mitologico” Vittorio Foa, vittima del fascismo sì, però settario e fanatico compiacente esecutore per conto degli amici di corrente, come un qualunque Zdanov. E Ragghianti stesso si è espresso varie volte. Così avvenne con l'archivio del CTLN depositato presso l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana dove avvennero manomissioni tali da rendere quell'Ente comunque sempre sospetto a Carlo L. Ragghianti.
Fra parentesi: la biografia ANPI di R. è ridicolmente insufficiente, a dir poco; quella di Licia Collobi, dirigente del Pd'A. clandestino, staffetta partigiana combattente (ott. 1943- 7 sett. 1944), archivista mnemonica di documenti Pd'A. e CTLN segreti e importanti, non c'è, nemmeno la presenza di una riga. E parlo di un ufficiale con il grado di Maggiore dell'esercito italiano, attestato n. 22233 dell' 8.2.1949. Sulle corrispondenze di Licia Collobi, allo stato dei fatti quasi inesistenti nell'Archivio, noi famigliari provvederemo a consegnare quelle ancora da verificare e superstiti. Per la notevole mole di quelle, manoscritte quasi sempre, sia di lavoro che personali vale quanto detto sopra per C.L.R. Stiamo cercando di individuare almeno i principali interlocutori e di appurare, se possibile, l'esistenza e la consistenza dei documenti.


Francesco Ragghianti

Nessun commento:

Posta un commento