Carlo e Licia

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giovedì 22 febbraio 2024

Ada Negri disegnatrice, 2 (1983-2002).

Le considerazioni e gli accertamenti espressi dalla critica contenuti nel primo post su di lei (v. 18 gennaio 2024) circa l'opera grafica di Ada Negri dal 1983 fino agli inizi del Duemila non sono differenti sostanzialmente. E dopo, laddove ci sia stata attività creativa, nemmeno.

Difatti Ada Negri (1926-2015), come molti artisti autodidatti, esprime una coerenza stilistica del proprio linguaggio tale da non cercare varianti (magari con effetti “speciali” alla moda prevalente) che non siano profonde esigenze insorte nell'artista spontaneamente.

Nella sua specifica continuità si distingue una prevalenza di attenzione rivolta alla cerchia domestica e ambientale.

Il ductus disegnativo e l'ispirazione formale proseguono la impostazione stilistica derivante dal proprio maestro e amico Aldo Salvadori. Perciò Ada Negri ha individuato per il proprio fare una autonomia immaginifica ben radicata e ammirevolmente coerente.

In questa sede riporto anche la saltuaria corrispondenza intercorsa prima con mia madre Licia Collobi Ragghianti, poi con me, non tanto perché particolarmente significativa ma perché è una dimostrazione dell'autenticità e dell'affettività che un artista può sentire nei confronti di un critico e storico (C.L.R.) con cui abbia intrattenuto un rapporto intensamente coinvolgente, derivante dalla riconoscenza e dall'incoraggiamento che comporta l'essere compresi e disvelati agli altri in termini culturalmente propositivi.

Purtroppo quanto da me promesso ad Ada Negri circa l'inserimento di sue opere nella serie del “domestico SeleArte” non avvenne. Ragion per cui questi due post dedicati ad Ada Negri rappresentano in un certo senso la realizzazione postuma di quell'impegno.

Quando nel 1988 ho ripreso la pubblicazione di “SeleArte” (anche per distrarre e coinvolgere mia madre di fatto morente) la rivista è durata fino al 1999 in 26 fascicoli artigianali. Questi opuscoli in formato A4 di c. 80pp. erano completamente realizzati con le mie mani e stampati con una fotocopiatrice (poi con una sorta di super ciclostile), quindi consegnati alle PP.TT. Taccio sul sacrificio economico sostenuto assieme a mia sorella Rosetta, tale da constringere alla sospensione della pubblicazione.

Dagli ultimi fogli della corrispondenza riportata si evince l'esistenza di problemi domestici pesanti sia da parte nostra che da parte di Ada Negri. Il più faticoso, però meno gravoso e doloroso, ad es., fu la ricostruzione della biblioteca e dell'Archivio nella nuova spaziosa abitazione di Vicchio: impiegai sei mesi, tra le carte e i libri nel frattempo divisi in due magazzini provvisori, per rendere vivibile l'abitazione. Ne conseguì la sospensione dei rapporti sociali, poi iniziarono gli oneri dell'età.

Dopo l'ultima lettera di Ada Negri ho inserito un mio sonetto perché ispirato da una sua frase dell'ultima missiva: non originale certo però necessariamente ricorrente.

La “Sgarrupata” e il soprannome (dovuto ai continui interventi per riparazioni, ecc.) dato alla povera “Villa La Costa”, violentata infine per soddisfare i condomini nostri successori. Chiusure, aperture, tamponamenti ecc.: un colabrodo invece di un'unità padronale di una qualche eleganza. Dall'unità in cui sostò il Fattori (che dipinse la Villa almeno una volta) e da una serie di abitanti fino ai Ragghianti il complesso patì esigenze e stili diversi sullo stesso corpo, enormi tatuaggi volgari interiori ed esteriori. Pazienza.

F.R. (20 gennaio 2024)




Disegni di Ada Negri, 1984-2002




Appendice con addenda

Corrispondenza, 1987-1999

Questa corrispondenza ha qualche lacuna, come – ad es. – la risposta di Licia Collobi alle condoglianze per la morte del marito. Mia madre, infatti, rispondeva puntualmente a mano (senza fare copie) ai corrispondenti. Inoltre ci sono state telefonate reciproche, di cui però non esiste traccia.










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