Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

venerdì 11 agosto 2023

Resistenza in lucchesia. Un articolo (1950), un libro (1965).

Nella storia toscana l'11 agosto 1944 rappresenta la Liberazione di Firenze operata dai partigiani, poi coadiuvati dai soldati Alleati. Essendo capoluogo della Regione, questo dato si può considerare simbolicamente come quello della liberazione dell'intera Toscana. Anche se in realtà i combattimenti lungo la Linea Gotica terminarono nel 1945 poco prima della resa tedesca e fascista del 25 aprile.

Il proseguimento della guerra coinvolse in particolar modo la lucchesia del nord coinvolta nell'aspra lotta dal mare a Marzabotto in Emilia, dal pistoiese e da Castiglion de' Pepoli alla Futa.

I due testi portanti riprodotti in questa sede sono di Carlo L. Ragghianti. Quello a Prefazione del libro rappresenta un'importante testimonianza della sua levatura morale e del suo senso di responsabilità nei confronti della vita e della morte del suo prossimo.


1. L'articolo - Si tratta di una lettera "ufficiale" che C.L.R. indirizzò al settimanale "Il Mondo" (18 marzo 1950), una delle poche voci laiche e democratiche della nostra Gran Pretagna postbellica, nella quale l'opposizione comunista e dei caudatari socialisti inneggiava a Stalin e a uno pseudo-socialismo coatto dei paesi dell'est, che salvo la Cechia, non erano esenti da pesanti regimi reazionari e fascistoidi, compreso un pezzo di Ucraina già allora con Bandera complice inneggiante del nazionalsocialismo hitleriano.

In questo articolo C.L.R. sottolinea l'ambigua manovra di normalizzazione dell'operato del traditore Maresciallo (che dovrebbe esser designato con la parola in rima: sciacallo) d'Italia Rodolfo Graziani, già genocida in Etiopia e fondatore e comandante dell'esercito della Repubblica Sociale fascista di Salò.

In particolare si sottolineano le "bugie" militari fasciste espresse nel processo in corso riguardanti il fronte toscano di Garfagnana, devastata con l'attiva partecipazione dei fascisti all'oppressione della popolazione civile, eroicamente unanime nel sostegno ai partigiani.

Riproduco anche due documenti: il primo è un anonimo articolo del 24 novembre 1948 da "Il Gazzettino" di Venezia, nel quale è riportata la testimonianza di Dante Livio Bianco, nella quale si dimostra nel sesquipedale processo a Graziani la responsabilità di costui per le atrocità operate in Piemonte.

Di triste odierno significato è il dover riprodurre l'articolo comparso su "Il Fatto quotidiano" (10 giugno 2022) nel quale – 70 anni dopo questo processo che non assolse né condannò veramente l'imputato – si ricorda che a Affile esiste un Mausoleo dedicato a Graziani per iniziativa di un sindaco confermato "nonostante le condanne per apologia di reato". L'autore del bel pezzo giornalistico è Alessandro Robecchi (n.1960), scrittore del quale la nostra famiglia è lettrice

con diletto dei libri pubblicati da Sellerio e al contempo della rubrica sul giornale diretto da Marco Travaglio. Lo scritto titola e termina con l'amara frase, dati i tempi, che bisogna "porre fine a una vergogna nazionale". Temo, per non dire sono sicuro, che ciò non avverrà e che questo orripilante Mausoleo rimarrà e sarà ufficialmente omaggiato da neofascisti e collusi, nonché dalla pletora di voltagabbana in corsa verso il vincitore come le tartarughine verso il mare del potere cleptocratico e oscurantista.


2. Il libro – Si tratta di un interessante esperimento editoriale, in quanto praticamente sono ben fusi due aspetti di solito distinti: un'antologia di racconti di autori (noti e meno noti, però tutti legati all'esperienza bellica) e una ampia sezione di cronache storiche riguardanti l'attività partigiana nelle varie zone della lucchesia.

Dei testi letterari e di quelli storici riporto soltanto il racconto di Manlio Concogni (1916-2015), perché si riferisce all'infame eccidio di S. Anna e perché l'autore è stato implicato in varie vicissitudini ragghiantiane, compresa la sorpresa – negativa – della sua senile conversione. Personalmente di lui ricordo in particolare il piacere della lettura del suo libro garibaldino edito da Vallecchi ed il dispiacere d'aver egli retto il bordone a Cesare Garboli, il quale per legami di parrocchia livida nei confronti di C.L.R. pretestualmente mi negò la possibilità di editare una importante monografia sul pittore Mario Marcucci.

Il libro è prefato da Carlo L. Ragghianti con un testo centrato su "vita, morte, conoscenza" (titolo che utilizzerà per altre riflessioni analoghe), argomenti e riflessioni che illuminano la statura umana e morale dell'autore, il quale analizza anche la propria esperienza e responsabilità di vita e di morte in pagine esemplari prima e durante la Resistenza, la quale è stata "un periodo nel quale, pur vivendo ed agendo secondo le esigenze e le regole dell'esistenza per la lotta, molti intimamente s'erano consegnati; e soltanto così avevano trovato una serenità quasi inalterabile, seppure melanconica ed a tratti triste e dolente, una calma che ovviamente veniva scambiata per coraggio o spirito di aggressione".

Riproduco, infine, una selezione di illustrazioni eseguite per il libro da Fausto Maria Liberatore (1922-2004). Questo pittore lucchese è stato contiguo stilisticamente a Serafino Beconi (1925-1997 animatore culturale, ammirevole per l'iniziativa della rivista "Sinopia"), meno fortunato nel mercato del diverso e troppo osannato Antonio Possenti (1933-2016), valido rappresentante di un realismo convinto ma non aggressivo. Noto che l'anno scorso è passato inosservato il centenario dalla nascita di questo onesto e robusto pittore, di conseguenza gli rendo omaggio riproducendo i 21 disegni che egli donò alla Fondazione Ragghianti di Lucca.

F.R. (27 luglio 2023)



1. L'articolo
2. Il libro

Illustrazioni di Fausto M. Liberatore
Donazione alla Fondazione Ragghianti

Nessun commento:

Posta un commento