Esattamente
un anno fa fu riedito – da Edizioni Medicea Firenze – con veste
grafica e fotografie completamente nuove, la monografia San
Galgano e il suo territorio di Renzo Vatti e Vito Nicola
Albergo.
Anche
questa nuova edizione è corredata da una Introduzione scritta
da Carlo L. Ragghianti, mentre la stessa come Presentazione
apriva il volume intitolato La splendida storia dell'Eremo
e dell'Abbazia di San Galgano, Cantini edizioni d'arte, Firenze
(1985), illustrata a colori e in b/n con suggestive fotografie di
Andrea Pistolesi.
In
questa nuova edizione bilingue (Italiano-Inglese) Medicea edizioni
2019 le altrettanto belle fotografie (tutte a colori) sono di Marco
Negrini.
Già
l'anno scorso pensai di relazionare su questo elegante volumetto di
120 pagine, però la nostra programmazione avrebbe consentito la sua
postazione in autunno, stagione meno adatta a stimolare verifiche
puntuali sul territorio. Di conseguenza ho rimandato il progetto a
quest'anno. Dato che il malefico virus Covid 19 ci ha segregati per
mesi in casa senza sapere la plausibile data del poter uscire
all'aperto e, soprattutto, di potersi spostare almeno in Toscana e
quindi in Italia, riprendo la preparazione del post appena se n'è
presentata l'opportunità.
E'
accaduto, infatti, che da l'altro ieri 4 giugno la segregazione
domestica è se non cessata, sospesa (con una clausola di ripristino
se i connazionali si comporteranno da deficienti non rispettando
tutte le norme
prudenziali ancora in vigore). Con ciò il turismo culturale può
essere esercitato nuovamente. Ne consegue che le località come San
Galgano e territori limitrofi potranno riavere la consueta presenza
di turisti e di acquirenti delle documentazioni illustranti le
bellezze (in questo caso veramente eccezionali) del territorio
visitato.
A
questo punto si impone una dispiaciuta ma necessaria precisazione
circa la ristampa del testo di Carlo L. Ragghianti. Per ormai antico
scrupolo professionale, prima di procedere alla riproposta del testo,
ho voluto riscontrare la stesura del 1985 con quella del 2019. Ho
così verificato che sono stati apportati alcuni tagli al testo,
diverse modifiche piuttosto ingiustificate degli a capo, alcuni
refusi e qualche ipercorrezione erronea.
Evidentemente
il virus “pinnesco” (alludo a un tale, che l'Alfredo Righi ebbe
l'improntitudine di magnificare, con la sua non insolita
superficialità, definendolo “principe dei redattori”, il quale
imperversava in Vallecchi negli anni '60-'70 non potendosi trattenere
dall'intervenire a capocchia su qualunque testo gli capitasse
sottomano) esiste tuttora e ha voluto colpire questa innocua
testimonianza evocativa di una antica realtà paesistica ed
architettonica preservata e con caratteristiche tali da renderla
particolarmente preziosa all'interno dell'immenso patrimonio
artistico toscano ed italiano.
Tutto
sommato, quindi, per acribia in questo post riproduco il
testo del 1985, controllato dall'autore, lasciando la traduzione
in inglese (apposita per l'edizione 2019), sperando che non contenga
altre imperfezioni.
Riporto
ed elenco soltanto gli errori veri e propri del testo 2019:
- nella prima riga del testo è stata soppressa la parola “singolare” dopo “questo libro”;
- si è scritto “Rinascimento” con una maiuscola in luogo di “rinascimento” tra virgolette nel testo. Ipercorrezione dovuta all'ignoranza del fatto che C.L.R. non considerava gli -ismi e questo -mento fatti storici appurati, ma convenzioni spesso fuorvianti;
- “vele di San Giorgio di Lucca” invece di “vele del”;
- “a pietre e mattoni” invece di “pietre alternate a mattoni”;
- “la composizione delle masse plastiche” anziché “le composizioni”;
- “nelle variazioni flessioni” invece di “variazioni e”;
- “della chiesa Abbazia di Fossanova” invece di “chiese abbaziali”;
- lo studioso “ENLART” anziché “Enlart”;
- nell'ultima riga del testo: “Guidotti.” invece di “Guidotti crociato di pace e di ascesi spirituale della sua terra”. A ciò segue anche la mancanza di ulteriori tre righe di testo;
- sotto la fine del testo, dopo l'asterisco, C.L. Ragghianti viene definito “critico d'arte”. Veramente mio padre era uno storico dell'arte, e poi critico d'arte.
Tornando
a San Galgano e alla valle del Merse, nella Presentazione a
questo libro C.L.R. pur accennando alle varie volte che percorse
questo territorio, reso così speciale dal santo Galgano Guidotti,
non ricorda specificatamente la sua presenza nel 1960. Ciò avvenne
in due distinti momenti dell'anno. Nel giugno R. accompagnato
dall'allora caro scolaro e assistente Giacinto Nudi – che gli fece
da automedonte – in un lungo percorso durato alcuni giorni visitò
tutti i territori che qualche mese dopo furono oggeto delle riprese
aeree per il critofilm Terre alte di Toscana.
Giacinto
Nudi, era anche amico di noi familiari, specialmente mio che nei suoi
confronti mi sentivo come un fratello minore. A lui, infatti,
ricorrevo per qualche problema esistenziale dei vent'anni o pratico e
una volta persino pecuniario (l'unico prestito della mia esistenza).
Era proprio una bella squadra quella che spesso facevamo assieme al
suo “gemello” e sodale Lele Monti, faro di cultura, di astratta
humanitas, però inaffidabile a fronte della realtà della
vita. Poi nel 1968 Giacinto fu folgorato da un virus rivoluzionario.
Non solo si estraniò da C.L.R., e quindi anche dagli altri
Ragghianti, ma lo tradì con un voltafaccia inspiegabile
razionalmente, perché motivato da una sorta di palingenesi
fideistica di una rivoluzione totale (ben al di là della abusata
“uccisione” del padre da sacrificare alla propria realizzazione),
per la quale anche un galantuomo come mio padre diveniva un nemico da
abbattere. Amen.
Comunque
Giacinto compos sui in quella escursione architettonica e
paesistica tenne un diario visivo fotografando i monumenti e i
paesaggi più rappresentativi che allora 1960 – se ne tenga conto –
non tutti di facile accesso. Sua è la fotografia in b/n della
Rotonda di Montesiepi qui sotto illustrata.
Altra
divagazione opportuna. Il fatto di essere oltre otto miliardi di
esseri umani evidentemente può rendere le concomitanze, le
coincidenze più frequenti. Per esempio, qualche giorno fa, durante
una verifica serale per campioni nei “social” informativi, mi
imbatto nella notizia d'agenzia che il divulgatore e cultore
artistico Philippe Daverio (che scopro avere dieci anni meno di me),
in qualità di lombardo sopravvissuto al virus pandemico, invitava i
concittadini tutti a darsi al turismo nazionale come alternativa agli
stranieri assenti. Il fatto curioso è che tra le poche località
citate come preminenti ha nominato anche San Galgano. Benissimo.
Tengo a precisare, però, che questa postazione era già stata
programmata per gli inizi del mese di luglio.
In
conclusione mi auguro che questo nostro post contribuisca a suscitare
oltre all'arricchimento culturale di una gita “mitica”, anche un
frammento di ripresa economica legata al turismo, essenziale per la
sopravvivenza dell'economia nazionale ed europea.
F.R.
(6 giugno 2020)
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