Carlo e Licia

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mercoledì 27 marzo 2019

Il 1948 dei critici d'arte - Il Convegno di Firenze, Atti (VIII) - Sezione 3. Il restauro delle opere d'arte, pp. 164-180.

Post precedenti:
23 luglio 2018. n.1 - Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 - Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 - Sezione 1B. Spazio, critica d'arte e critica architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 - Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 - Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6 - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 - Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumenti in Italia.


Restauro è un intervento con lo scopo di restituire aspetto fisico e qualità estetica ai dipinti (e comunque a qualsiasi manufatto umano, non necessariamente artistico) indissolubilmente connesso ad espedienti e tecniche atti alla conservazione nel tempo conformemente all'iniziale aspetto del manufatto stesso.
Nel 1948 all'epoca di questo Convegno fiorentino erano con fervore dibattuti metodi e materiali da adoperare nelle varie fasi del restauro e soprattutto era in corso un'elaborazione concettuale antagonista della concezione “classica”. La tradizione benché ancora abituale e prevalente era decisamente contestata sul piano teorico – assai sviluppato ed approfondito – fin dagli anni Trenta, specialmente in Italia.
L'esigenza di effettuare il restauro e di provvedere alla conservazione erano considerati talmente importanti da Carlo L. Ragghianti che all'Università di Pisa tentò di equiparare agli aspetti canonici della Storia dell'Arte quelli tecnici, “accessori” (ma inscindibili) con l'istituzione di una Scuola Speciale, che non fu supportata accademicamente e finanziariamente. A questo tentativo immediatamente precedente, seguì la istituzione dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze (1969-70) con discipline teoriche e pratiche, tanto che da subito si sviluppò una “scuola” - molto seguita – con ampie motivazioni sperimentali.
Per chiarire il concetto di “restauro” e la sua storia, ritengo opportuno riportare qui, in Appendice agli interventi dei relatori al Convegno, la nota Restauro critico scritta trenta anni dopo da Carlo L. Ragghianti e pubblicata su “Critica d'Arte” (n.163-165, gen.-giu. 1979, pp.60-63).
Per ciò che riguarda specificamente il Convegno di Firenze, i relatori intervenuti furono tutti studiosi di chiara fama, spesso antesignani della materia. Di ciascuno di loro si dà in questa sede un sintetico profilo orientativo, dato che non è difficoltoso accedere a notizie e contenuti che li riguardano e caratterizzano. Di Cesare Gnudi e Giancarlo Cavalli, nonché di Roberto Longhi e Ugo Procacci capiterà certamente occasione di occuparsene ulteriormente in questo blog.

Cesare Gnudi (1910-1981) fu storico dell'arte e promotore culturale a Bologna di Mostre che segnarono la loro epoca, autore di importanti monografie da Niccolò dell'Arca (Biblioteca d'arte Einaudi, ideata da C.L. Ragghianti) a Giotto e a Reni, ecc. In questa sede basta ricordare che quale Direttore della Pinacoteca Nazionale di Bologna e Soprintendente alle BB.AA. egli svolse un'intensa attività nel campo del restauro e della conservazione, coadiuvato tra altri da Ottorino Nonfarmale e dall'Arch. Pancaldi. Gnudi era così apprezzato nell'Amministrazione e dai competenti che – se non avesse rifiutato per non lasciare la sua città – sarebbe stato certamente Direttore Generale BB.AA. al Ministero di Roma. Nonostante l'indole “paciosa” fu antifascista, membro dell'emiliano Gruppo Ragghianti fu arrestato e brevemente carcerato; patriota in clandestinità a Firenze fu responsabile per Giustizia e Libertà dell'assistenza ai prigionieri di guerra (evasi o liberati dalle grinfie fasciste). Gnudi, per noi figli Ragghianti Zio Cesare, fu amico fraterno per tutta la vita di Carlo L. Ragghianti e di sua moglie Licia, anche se – come capita troppo spesso – la fratellanza si tramuta in delusione e rammarico (quando, ma non è questo il caso, in sordo rancore).
Giancarlo Cavalli (1915-?) è stato giornalista, insegnante, saggista e Direttore dei Musei Civici di Bologna. Ha sempre collaborato con Giuseppe Raimondi e Cesare Gnudi che ha assistito collaborando alle Mostre e alle altre attività della Soprintendenza. Ha fatto parte del Gruppo Ragghianti in Emilia poi a Firenze da clandestino, fu partigiano combattente fino alla liberazione di Bologna (fine aprile 1945). Vedo in una fonte ex PCI semi ufficiale che Cavalli “non ha mai richiesto il riconoscimento partigiano”! Siccome aveva le carte più che in regola, questo fatto ha certamente un significato, che non sono in grado di determinare.

Giovanni Urbani (1925-1994). Storico dell'arte, funzionario delle BB.AA. è stato studioso con in attivo varie pubblicazioni, tra cui Beato Angelico; ha collaborato a Il Mondo diretto da Pannunzio. E' stato dal 1973 al 1983 direttore dell'Istituto Centrale del Restauro, da cui si dimise in polemica per trascurata tutela del Patrimonio da parte del Ministero. E' considerato per “aver approfondito e aver tentato le prime applicazioni della Teoria del restauro di Cesare Brandi”.
Antonio Corbara (1909-1984). Laureato in medicina fu medico condotto. Appassionato divenne storico dell'arte collaborando al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza promosso da Gaetano Ballardini. E' stato ispettore onorario alle antichità e sempre attivo nella tutela dei beni culturali. E' stato in contatto con i principali studiosi da A. Venturi a Berenson, da Longhi a Zeri; con C.L. Ragghianti ha avuto rapporti cordiali fin da prima della guerra e (forse) è stato un contatto romagnolo del Gruppo clandestino noto in Emilia come Ragghianti. Ha collaborato a “Critica d'Arte”.
Giovanni Paccagnini (1910, Livorno – 1977, Firenze). Nonostante studi commerciali si è laureato (1938) con Matteo Marangoni a Pisa con una tesi su il Passignano e quindi gli fu assistente fino al 1940 quando per concorso entrò nell'Amministrazione delle BB.AA. Ebbe poi una movimentata carriera in varie sedi tra cui Pisa (1946-52) ciò proprio quando C.L. Ragghianti ristrutturava e ampliava l'Istituto di Storia dell'Arte prima all'interno e poi in un edificio adiacente al Museo Nazionale di cui P. era il direttore. Nel 1949 divenne assistente volontario di C.L.R. Approdò quindi a Mantova dove concluse la sua carriera. Paccagnini è stato autore di numerosi saggi tra cui i Pisano, Domenico Veneziano, ecc. In “Critica d'Arte” ha pubblicato Il problema documentario di Francesco Treini (1949) e Poesia di De Pisis (1950). Siccome nella sua biografia (Dizionario bio. Treccani) vi è dato risalto cito che nel nostro Convegno 1948 nella sua relazione “pose in maniera pragmatica diverse questioni: la necessità di adeguate attrezzature in tutte le soprintendenze come condizione prioritaria per una unificazione dei metodi di restauro; il ruolo dell'Ist. Centrale del Restauro; il significato del restauro conservativo e di quello di rivelazione; il valore – tema ragghiantiano – non solo culturale ma anche economico della tutela”. Curioso il fatto che benché in buoni rapporti con C.L.R. Paccagnini non sia mai stato ospite in casa nostra (avvenimento tutt'altro che raro), nemmeno quando si trasferì a Firenze dopo il pensionamento.
Gaetano Lo Vullo, di nobile famiglia siciliana (Licata, se non vado errato), oltre ad essere zio di Nino – interpellato comunemente “il barone” - fu il più longevo Segretario generale de “La Strozzina” di Firenze ed è stato lo storico restauratore degli Uffizi assieme a Vermehren e a Vittorio Granchi. Su Lo Vullo nel 2008 è stata pubblicata una monografia in lingua inglese scritta da Rossella Beatrice Batassa. Comunque unanime era la considerazione verso questo restauratore di grande perizia manuale, che “per un verso valorizzava l'apprezzata artigianalità caratteristica delle botteghe fiorentine congiunta on le istante scientifiche raggiungendo un eclettismo pragmatico tra conservazione e integrazione”. Non c'è dubbio che la conoscenza pratica e delle problematiche tecniche e metodologiche delle più aggiornate e consapevoli concezioni del Restauro e della Conservazione che Umberto Baldini ed altri svilupparono successivamente presso l'Università Internazionale dell'Arte derivino dalla squadra degli Uffizi, di cui Gaetano Lo Vullo fu uno dei più noti e importanti operatori. Egli fu amico di Ugo Procacci e simpatizzante di Ragghianti fin dalla Liberazione; fu anche assiduo frequentatore de “La Strozzina” e delegato dalla Soprintendenza a seguire gli aspetti conservativi delle opere d'arte prestate per le mostre di Palazzo Strozzi. Curiosamente fu proprio lo Zio Gaetano a segnalare durante un'inaugurazione a Carlo L. Ragghianti il nipote Nino (eterno brillante studente di Scienze Politiche, affabile personaggio introdotto nei salotti e nei rapporti sociali che contano, musicologo dilettante però appassionato e competente) perché lo incontrasse per valutare se dargli qualche responsabilità formativa. Così fece: Nino Lo Vullo divenne il principale mediatore diplomatico di R. con molti ambienti fiorentini, soprattutto quelli collegati con la Massoneria, abbarbicata in tutti i gangli vitali della città, e della “alta” società (Lord Acton, ad es.). Anch'io gli sono stato grato e debitore per un suo intervento professionale. Siccome questa storia esula dal contesto mi riserbo di raccontarla in altra occasione pertinente.
Di Roberto Longhi (1890-1970) mi sembra inutile dire alcunché qui oltre a quanto lui stesse esprime nella breve lettera di adesione al Convegno.

Anche di Cesare Brandi (1906-1988) mi pare inutile indagare sulle brevi e chiare risposte fornite nell'ambito della discussione conclusiva sull'argomento. 





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