Carlo
L. Ragghianti ha usato l'espressione “Parole in libertà” in tre
titoli. Nel post del 21 giugno 2018 essa viene associata ad Artemanti
alla Biennale; in
precedenza l'aveva usata in un articolo di “Critica d'Arte”
riproposto in seguito nel volume L'arte
e la critica (Vallecchi
1980) con il titolo Confusiologia
dell'arte. Parole in libertà.
Nel presente post proveniente da “Critica d'Arte” (IV serie, n.4,
gen.-mar. 1985) il contenuto è analogo a quello postato il 21 giugno
2018 ma differisce perché la scelta
delle citazioni di “illeggibilità che maschera il vuoto
delle idee” è stata effettuata da Giovanni Antonucci, mentre il
testo di Ragghianti dopo alcune analisi e considerazioni piuttosto
amare (ed eravamo “soltanto” nel 1985!) si conclude in questi
termini: “Dilettantismo ed ignoranza uniti ad arrivismo veemente si
sono dilatati con il redditizio esercizio odierno dell'effimero,
accentuando il fenomeno di patologia culturale”.
F.R.
(12 ottobre 2018)
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