Carlo e Licia

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domenica 25 novembre 2018

Il 1948 dei critici d'arte – Il Convegno di Firenze, Atti (V) – Comunicazioni, 1.

Post precedenti:
23 luglio 2018. n.1 - Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 - Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 - Sezione 1B. Spazio, critica d'arte e critica architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 - Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.


Questa sezione – da noi suddivisa in due parti – concerne esclusivamente studi e ricerche espressamente dedicate al Convegno, in analogia alle pubblicazioni miscellanee per onoranze, ecc. Data l'eterogeneità dei temi non è facile riassumere il contenuto di ogni comunicazione senza il rischio di fraintendimenti, stante anche l'uso di lingue diverse dall'italiano. Perciò riferiremo soltanto qualche dato (quando e quanto reperibile) e nota essenziali per ciascuno studioso.
Charles Rufus Morey (1877-1955, p.90), storico dell'arte statunitense affermato, è stato Addetto Culturale dell'Ambasciata di Roma dal 1945 al 1947. Di lui voglio dire soltanto che fu legato a tutti gli ambienti nostrali antipatizzanti nei confronti di Carlo L. Ragghianti, il quale fu anche ostacolato quale Sottosegretario alle Belle Arti non poco da costui nella sacrosanta esigenza di riportare sotto le competenze egida del Ministero della Pubblica Istruzione il recupero delle opere d'arte trafugate dai nazisti o disperse durante gli eventi bellici.
Giuseppe Fiocco (1884-1971, p.101), laureato in legge, quindi in Storia dell'Arte con Supino di Bologna, è stato un noto dispensatore seriale di expertises, spesso improprie. Definito da R. “lo Sciocco”, fu un importante barone universitario.
Stefano Bottari (1907-1967, p.105) catanese è stato il successore

all'Università di Bologna di Roberto Longhi. Non so perché C.L.R. avesse con lui buoni rapporti (per sostenere Gnudi?!). Per me è soltanto il laureatore di un personaggio detto il Tattamea, che detesto.
Renzo Federici (1921-1990, p.116) è stato un collaboratore stretto di Ragghianti e segretario de “La Strozzina” fino a quando R. riuscì a farlo approdare quale redattore alla Einaudi di Torino. Persona timida ma altezzosa, d'umore bizzoso e sarcastico ma discontinuo, secondo Righi (e altri) lasciò la casa editrice perché ossessionato da Cesare Pavese (suicida) di cui aveva “ereditato” la scrivania. Questo saggio è probabilmente collegato con la sua tesi di laurea, giacché allora Federici si occupava di arte contemporanea. E' stato traduttore anche di noti (e secondo R. “deleteri”) studiosi stranieri, non so quanto costretto dalle circostanze editoriali o quanto per convinzione deviata dalle proprie origini. Tornato a Firenze ha insegnato alla Accademia di Belle Arti ed è stato collaboratore assiduo di Maria Luigia Guaita per “il Bisonte”, azienda primaria e scuola di incisione artistica prestigiosa. Quanto sopra detto a proposito dello scritto qui pubblicato è convalidato dalla lettera che egli inviò a Ragghianti a proposito del suo testo da correggere della relazione che a suo tempo fece al convegno. Un precoce esempio della discontinuità balzana di questo personaggio per molti versi assai intelligente.









































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