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domenica 18 marzo 2018

Intervista di Enzo Fabiani a Carlo L. Ragghianti






Oggi...mi accorgo d'aver iniziato questo commento al post con la parola che indica anche il settimanale antagonista di “Gente”, sul cui numero del 18 dicembre 1981 fu pubblicata la sovrastante intervista, però il fatto è casuale, non è accaduto per una malintesa sorta di “par condicio”. Oggi, appunto, ricorre il 108° anno dalla nascita di nostro padre Carlo Ludovico, che per Rosetta, Anna ed io tuttora rappresenta una perdita avvertita. Oggi più che mai il ricordo, pur tramitato da un'intervista, di personalità come il babbo è stato ed è un bene che venga ricordato come esemplare figura ma anche che questa venga percepita in contrapposizione con le nullità gonfiate come le ranocchie di Esopo e Fedro, da pochi giorni elette e promosse; epperò esseri gracidanti pericolosi non solo tra loro ma soprattutto per noi perché – salvo l'intervento apotropaico dello “stellone” – possono condurci a sicuro disastro.

Dell'intervistatore, Enzo Fabiani, non è stato facile trovare notizie esaurienti su Internet, nemmeno compare nelle enciclopedie tradizionali a stampa. Qualcosa sul poeta, notizie e valutazioni generiche ma lusinghiere ci sono, c'è anche una curiosa inserzione (che riproduco) antiquaria, allettante se non altro per la cifra richiesta, la quale offre in vendita – guarda caso – proprio una corrispondenza con Ragghianti. Le lettere di questa corrispondenza non sono nel mio Archivio; ignoro se, sia pur in copia, queste missive ed eventuali altre siano presenti nell'Archivio della Fondazione di Lucca. Comunque Enzo Fabiani era nato a Fucecchio (come Montanelli) nel 1924 ed è morto a Milano il 22 marzo 2013. Letterato e poeta di orientamento cattolico (qualcuno ha scritto il più rappresentativo) attorno al 1950 già lavorava nella redazione de “Il Popolo” a Milano, come si vede dalla lettera a Righi, che riproduco perché autografa (e così anche i grafologi possono dire la loro).
Fabiani ha fatto continuativamente il giornalista per tutta la propria esistenza, scrivendo anche sotto lo pseudonimo Stefano Ghiberti, facendo l'inviato e scrivendo soprattutto di critica d'arte e di cultura. Come poeta, mi limito a trascrivere anonime citazioni, si è espresso con una certa originalità e fu “fondamentalmente un isolato nel

Enzo Fabiani.
panorama della giovane poesia italiana” e che “attraverso modi spesso allegorici...fa centro su sentimenti e cose attuali”, fino a farlo considerare tra i più importanti poeti religiosi italiani perché animato “da una forma di religiosità mitica, o di autenticità religiosa”. Fu amico di Carlo Betocchi, tardo amico dei Ragghianti, me compreso e a lui caro perché gli regalavo boccioni del miele ancora prodotto a La Costa nelle arnie del Mario lo Strambi. Riproduco, infine, le due lettere che ho rinvenuto tra le nostre copie: sono entrambe piuttosto notevoli. Nella prima, datata 7 gennaio 1982, Fabiani riferisce quanto gli ha scritto Enzo Carli su C.L.R. Oltre l'importante riconoscimento è interessante soprattutto perché il comportamento di Carli nei confronti di R. era stato piuttosto indifferente, assente, di cauta distanza dalle iniziative e persino dalle acquisizioni metodologiche ed estetiche del compagno di studi universitari lucchese. La seconda lettera di R. (scritta il 5.1.1987, cioè pochi giorni prima della lunga degenza ospedaliera di mio padre) a Fabiani è rilevante soprattutto per il giudizio che l'autore dà del proprio libro Il periplo del Greco, tanto che la riutilizzerò in occasione di un discorso pertinente questo straordinario artista proveniente da Creta.
F.R.

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