Carlo e Licia

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mercoledì 13 settembre 2017

Più Europa per contenere la Germania

Scritto nell'Ottobre del 1943, in seguito alle devastazioni tedesche e alla gloriosa insurrezione di Napoli, questo saggio in sostanza riguarda la distinzione tra il dovere etico (kantianamente inderogabile) e i doveri, cioè gli obblighi che gli esseri umani hanno ma che molto spesso devono subire secondo le circostanze della loro vita pratica, e qualche volta – come in guerra – per cercare di salvare detta vita (per quanto miserabile) a danno di altri incolpevoli, vittime involontarie: quindi martiri.
Queste pagine di Benedetto Croce acquistano oggi un valore significativo in rapporto alla necessità obbligatoria di non consentire alla Germania di assumere una leadership politica esorbitante, fuori controllo perché ottenuta colla potenza economica. 
Paradossalmente è buona cosa che i teutoni per esercitare una politica di predominio continentale (antipasto del globale?) abbiano bisogno assoluto del nucleare militare francese e non possano più contare per una “politica dei due forni” sul nucleare britannico.
Quindi più forte sarà l'europeismo nei singoli paesi dell'Unione, meno forte sarà la supremazia germanica nei loro confronti e, soprattutto, la loro meritata egemonia economica dovrà essere anche solidale con i paesi più deboli. 
Perché ciò avvenga occorreranno comportamenti “virtuali” per l'Italia, paese leader continentale di deficit, criminalità organizzata e criminalità sociale, evasione ed elusione fiscale. 
Non sarà possibile “riformare” seriamente con l'attuale classe politica di vertice, in tutti gli schieramenti partitici attuali. Occorre un “miracolo” della storia, il decantato “stellone”, una resipiscenza profonda, collettiva che ci doti di statisti degni del nome, di uomini dediti al dovere verso la Patria di Campanile, cioè tutti gli esseri umani che abitano lo stivale. Solo in queste – praticamente impossibili – condizioni l'Italia potrà sopravvivere con dignità ed aspirare ad un mondo migliore. Essere cioè ciascuno di noi, tale e quale la stragrande maggioranza dei “migranti”.




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