Carlo e Licia

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giovedì 2 febbraio 2017

{bacheca} Miguel Hernàndez.




Per quel che mi è stato dato di leggere, Miguel Hernández (1910-1942) è poeta autentico; non è solanto un ammirevole martire antifranchista.

Quest'uomo è da indicare come esemplare alla memoria dei posteri, quali siano, e soprattuto ai nostri giovani che sono insidiati da un tentativo di rivincita neofascista di portata globale, con epicentro negli Stati Uniti d'America e ramificato potere nell'ex Unione Sovietica. Sono repellenti sia autocrati come Putin che l'indegnoTrump, erede di Washington, Lincoln, F.D. Roosevelt, arroccato alla Casa Bianca.

Non credo che mia madre Licia Collobi, discreta e attenta lettrice di poesia, anche sua contemporanea, abbia incontrato i versi di Hernández. Credo che lo avrebbe amato come si ama un fratello morto vittima di caina infamia.

Ritrovato nel maremagnum cartaceo che mi circonda un estratto del 1990 da “Panorama”, riproduco la pagina la quale, oltre ad una poesia, contiene una scheda esauriente e magistrale sul poeta scritta da Alfonso Berardinelli (n. 1943) brillante ed autorevole critico letterario. Di lui vedo che, quale professore universitario, si è “polemicamente dimesso nel 1995 in aperta critica con il sistema corporativo della cultura 

in Italia”: Ciò vent'anni dopo le altrettanto polemiche dimissioni da professore universitario di mio padre Carlo L. Ragghianti.

Tra gli interessi e gli studi dell'intellettuale Berardinelli, “polemista colto e raffinato”, noto l'esordio con una monografia su Franco Fortini, cordiale conoscente e corrispondente di C.L.R.. Vedo quindi studi di letteratura francese ed europea del secolo XIX (Baudelaire, Schiller). L'assidua cura dell'opera crtica di Giacomo De Benedetti da parte di Berardinelli mostra un'altra affinità con Ragghianti, il quale, infatti, a me studente di lettere suggeriva la lettura di De Benedetti oltre o in alternativa ai testi indicati da Walter Binni.

Mi ha confortato, infine, come Berardinelli ha risolto con ferma determinazione la polemica rivoltagli dallo “psicanalista lacaniano ormai maître à penser” Massimo Recalcati (demolito anche da Crozza con una irresistibile parodia). Personalmente, da laico non credente, sono d'accordo con Berardinelli che “sacrificare il cristianesimo a Lacan, non mi sembra un buon affare”. Anzi pessimo, direi.

F.R.(25 settembre 2020)

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