Carlo e Licia

Carlo e Licia

Archivio

Cerca nel blog

martedì 22 novembre 2016

Grande Bagnante [o "Grande figura accoccolata"] di Emilio Greco

Meglio nota come “Grande Figura accoccolata”, questa bellissima scultura di cemento (un esperimento dell'artista), imponente e raccolta, donata a Carlo Ludovico Ragghianti da Emilio Greco, grato e commosso per il sostegno ricevuto nella contrastata, dura e lunga vicissitudine delle Porte di Orvieto, fu collocata nell'aiuola del giardino di Villa La Costa di fronte alla portafinestra della stanza da pranzo. Li', per piu' di trent'anni, troneggio' tra il fiorire di capperi selvatici e via via altri fiori di campo, racchiusa dallo sfondo di una rigogliosa siepe di alloro.
Ordinando le mie carte, cercando di lasciare alle eredi almeno una parvenza di ordine, trovo alcuni miei disegni, di stampo un po' banale ma intrisi di una certa affettivita', e -soprattutto- la fotocopia di alcuni schizzi di Ragghianti tesi a spiegare le dinamiche dell'opera a qualche allievo ospite di casa nostra, databile al 1961/2 (come posso dedurre dalla carta intestata “Artemobile”). Allego anche una breve nota di testimonianza che Licia Collobi Ragghianti pubblico' in “Critica d'Arte”, n.19 1999 pp. 22-23. Aggiungo, infine, l'accorata poesia della rimozione (tramite gru) del caro “Nudo” da trasportare presso Pananti per l'asta (1999) che doveva reperire per Rosetta e me il valsente necessario ad acquistare quella grande casa che ci necessitava, in luogo de “La Costa”, lasciata o meglio “abbandonata” dopo le sconsiderate vicissitudini domestiche sopraggiunte dopo la morte della Mamma (1989).
Gia' che ci sono, per precisione cronistica, voglio ricordare le traversie manutentive della statua. Come dicevo all'inizio, la scultura tecnicamente era un esperimento: cioe' una fusione di lastre di cemento poggianti sulla base, con l'interno vuoto, come nel gesso o nel bronzo. Col passare del tempo l'esposizione ai mutamenti climatici fecero insorgere chiazzature piu' scure, spuntate qua' e la' dal cemento; si verificarono anche micro fessure lungo le giunture che dettero adito ad una colonizzazione di piccole formiche, assai resistenti ai tentativi di disinfestazione, avvenuti ovviamente al di fuori e nei dintorni del “Nudo”. Tentativi pressoche' inutili, a dire il vero: pero' questa convivenza estiva non procurava ulteriori danni visibili.
Inoltre, per almeno gli ultimi venti anni di permanenza nel nostro giardino la “Grande Bagnante” era soggetta al rito stagionale novembrino, da me sempre effettuato, di essere inglobata, rivestita da un grande telo di plastica trasparente – fissata con nastro adesivo da idraulici – messogli a protezione soprattutto dalla possibilita' che l'acqua piovana presente nelle congiunture – ghiacciando – creasse nuove fessure e allargasse quelle preesistenti. Verso la meta' di Marzo avveniva la cerimonia della svestizione, con pulitura dei nidi di ragni 
ed altre manifestazioni parassitarie cresciute sul manto di cemento.
Dopo la morte del Babbo Carlo (1987), in concomitanza con altre iniziative ci fu anche un tentativo aggiuntivo della Mamma Licia di fare un po' di “cassa” reintegrativa delle spese sostenute per la lunga degenza al Quisisana di Montecatini Alto; tentativo consistente nel cercar di vendere la ceramica “Cavaliere”, scultura di Marini realizzata da Mario Morelli di Faenza, insegnante all'Istituto d'Arte di Porta Romana, partecipante al progetto CADMA 1947 (Commissione Assistenta Distribuzione Materiali Artigianato), iniziativa di Ragghianti di cui parleremo presto in questa sede. Nel togliere dalla base lignea del supporto l'oggetto, avvenne che le quattro esilissime zampe del cavallo rimasero incastrate nel legno (gonfiato per l'umidita') con il resto del cavallo e cavaliere sorretto dalle mani della Mamma, esterrefatta. Percio' fu necessario cercare un restauratore, specializzato e discreto, perche' ripristinasse la ceramica. Ci fu indicata Agnese Parronchi, figlia del critico e poeta Alessandro, amico di vecchia data e disperso nelle vicende di cronaca, gia' Segretario della gestione iniziale de la “Strozzina”, la benemerita istituzione espositiva “inventata” da Carlo L. Ragghianti nel 1947/8. Gentile, educata, solerte e competente la giovane tecnica restauro' il manufatto in maniera perfetta, tale che le riparazioni sarebbero state verificabili soltanto con apposite radiografie. Prendendo l'aperitivo serale in giardino, abitudine iniziata per distrarre dal suo dolore la Mamma e costringerla a socializzare (anche se quasi sempre soltanto con me e le mie sorelle), la Parronchi vide il “Nudo” di Emilio Greco, lo studio' per qualche minuto e poi disse che poteva riparare le fessure, almeno quelle piu' evidenti, e togliere gli “spurghi” grassi e grigiastri, o almeno attenuarli considerevolmente. Cosi' fu fatto. Una decina di anni dopo avvenne il trasferimento della “Bagnante”, dal giardino Ragghianti alla sede della Galleria Pananti in Piazza Santa Croce. Costi' Piero Pananti, constatando una vistosa fuoriuscita di formiche - disturbate dal trasloco e ancora rintronate dal letargo interrotto - si rivolse ad una giovane restauratrice francese, non “scientifica” a livello Pietre Dure, pero' pratica delle esigenze immediate dell'antiquariato e del commercio artistico. Con spesa modestissima (a nostro carico, dovendo ancora avvenire l'asta e l'eventuale vendita) la cortese, schiva, piuttosto timida operatrice non solo debello' per sempre le inopportune ospiti, ma riusci' -miracolo,miracolo!- a far scomparire del tutto le deturpazioni del manto di cemento, rendendolo omogeneo nel suo colore originario.


Francesco Ragghianti









Nessun commento:

Posta un commento