Post precedenti:
23 luglio 2918. n.1 – Preliminari e inaugurazione.
26 agosto 2018. n.2 – Sezione 1A. Indirizzi, metodi e problemi di critica d'arte.
25 settembre 2018. n.3 – Sezione 1B. Spazio, critica d'arte architettonica. Discussione (Sezioni A e B).
25 ottobre 2018. n.4 – Sezione 1C e 1D. Le arti figurative e il cinema. Arti figurative e stampa quotidiana.
25 novembre 2018. n.5 – Sezione 2. Comunicazioni, 1.
27 gennaio 2019. n.6. - Sezione 2A. Comunicazioni, 2.
27 febbraio 2019. n.7 – Sezione 2B. Ricostruzione e restauro di monumanti in Italia.
27 marzo 2019. n.8 - Sezione 3. Il restauro delle opere d'arte, pp. 164-180.
27 aprile 2019, n.9 - Sezione 4. Museografia, Mostre, pp. 181-200.
29 maggio 2019, n.10 - Sezione 5. L'Insegnamento della storia dell'arte, gli strumenti scientifici, gli scambi internazionali, pp. 200-232
27 giugno 2019, n.11 - Sezioni 6 e 7. Legislazioni sulle Arti e Varie, pp. 234-244
Questo
è l'ultimo post riguardante gli Atti del Convegno
Internazionale per le Arti Figurative svoltosi a Firenze tra il 20 e
il 26 giugno 1948. Il suo contenuto concerne la Relazione
conclusiva di Carlo L. Ragghianti, le significative Mozioni,
approvate all'unanimità dai convegnisti, e infine contiene l'elenco
dei partecipanti al Convegno. Si conclude con le Onoranze a
Bernardo Berenson. Dato che sono passati 71 anni dall'evento e il
fascismo era stato sconfitto, appena tre anni prima, non vorrei che
si pensasse che l'appellativo Bernardo, anziché il nativo Bernhard,
fosse un residuo dell'obbligo ventennale di tradurre in italiano i
nomi propri delle persone straniere. Così nel ventennio si
assistette a ridicoli effetti, specialmente nelle traduzioni
letterarie e nel doppiaggio dei film, per cui Charlie
diventava Carletto, Johnny era Giannetto e Tom poteva
diventare Tommasino e Sam Samuelino. Certi estremisti, più
fessi della fesseria di regime, arrivarono a scrivere il Crollalanza
invece di Shakespeare! No, Berenson era il primo a voler
essere interpellato Bernardo, in omaggio a quella che considerava la
sua terra di elezione e nella quale ha voluto morire ed essere
sepolto. Per gli altri, Ragghianti compreso, era un omaggio reso ad
uno studioso che tanto aveva operato per l'arte e la cultura del
nostro Paese.
Il
Convegno è stato una manifestazione rilevante e considerata
importante per lo sviluppo delle Arti nel contesto della
ricostruzione materiale e morale del Paese duramente devastato,
soprattutto al centro e al nord, dalla guerra. Anche la presenza del
“potentissimo” Ministro della Pubblica Istruzione (che allora
comprendeva quelli che oggi chiamiamo Beni Culturali) on. Guido
Gonella non era dettata da motivi di routine ma
da attenzione specifica. La presenza poi di Direttori Generali
e di alti funzionari del Ministero, di Soprintendenti Archeologici,
ai Monumenti, alle Gallerie e Belle Arti, alle Biblioteche e agli
Archivi era dovuta a reale interesse e costruttiva partecipazione.
D'altra parte l'attiva presenza di professionisti, di professori
universitari e di artisti era dovuta a reale interesse di
apprendimento e confronto, così come quella di giovani intellettuali
tra i più promettenti e rappresentativi del Paese.
La
relazione conclusiva di C.L.Ragghianti (di cui esiste una versione –
curata dallo Studio Italiano di Storia dell'Arte organizzatore del
Convegno – sostanzialmente analoga ma distribuita a conclusione
della settimana di studio ai partecipanti e alla stampa) analizza e
puntualizza i temi e gli
argomenti dibattuti, presentando alla fine le Mozioni e i Voti approvati dai convegnisti. “In complesso – dice Ragghianti – il Convegno ha raggiunto risultati concreti, degni di attenzione. E ciò non solo sul piano teorico. E'
stato osservato, anzi, che il Convegno ha costituito una
dimostrazione del nuovo spirito che anima la cultura europea, e cioè
la ricerca di concretare quella missione del dotto, quell'unità
dell'uomo di cultura e del cittadino, indicate fino dal nostro
Risorgimento da Francesco De Sanctis”.
In
margine agli Atti penso sia
interessante postare tre documenti. Nel primo C.L.R. informa i
colleghi chiedendo di collaborare all'iniziativa (non realizzata per
carenze economiche) di editare da parte dello Studio Italiano di
Storia dell'Arte un volume “nel quale sia documentata … la
situazione attuale dei monumenti ed opere d'arte bisognosi di
urgente intervento, pena gravi perdite e menomazioni del patrimonio
artistico”. Nel secondo C.L.R. invita gli studiosi ad inviare un
contributo originale per la Miscellanea Berenson (anch'essa
non realizzata dall'editore Del Turco). Nel terzo documento si
riporta la breve segnalazione della pubblicazione degli Atti
sulla rivista “Critica d'Arte” (n.2, lug.1949).
Le
“Onoranze a Bernardo Berenson” furono un successo, che rallegrò
l'ottantaquattrenne grande vecchio, ed ebbero una risonanza mediatica
che, dati i tempi, la città di Firenze – già mito iternazionale,
soprattutto in USA – meritava e causarono e legittimarono l'alta
opinione di sé di B.B. (come lo chiamava la sua storica segretaria)
nei confronti delle autorità italiane e degli ambienti culturali.
Oltre a quel che si ricava dalla lettura degli Atti,
in questa sede reputo opportuno delineare un profilo di Berenson
storico dell'arte tramite le pagine che gli dedicò Decio Gioseffi in
Teoria della pura visibilità,
dispensa del corso Aspetti
della Critica d'Arte contemporanea,
1969-70, Università di Trieste (autorizzata dall'A., giacché la
allega tra i suoi scritti al Ministero della P.I. in vista di un
concorso per professore universitario di ruolo cui egli aspirava). E'
in preparazione anche un post incentrato sul pensiero di C.L.
Ragghianti circa l'operato teorico e storico di Berenson.
Le
fotografie della cerimonia in Palazzo Strozzi sono praticamente
inedite e ad esse si accompagna la riproduzione della Medaglia
eseguita da Dante Zamboni, scultore e fine incisore amico di C.L.R.
fin dai tempi di Bologna (1940).
F.R.(27 maggio 2019)
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