Carlo e Licia
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lunedì 2 gennaio 2017
giovedì 3 novembre 2016
Trent'anni dopo. "SeleArte", IV serie (1988-1999)
Già, quasi trent'anni dopo! Trent'anni di progressivo decadimento del tessuto sociale e della moralità pubblica e privata, di tremendo degrado ambientale. Non è successo quasi nulla, nulla di originale o innovativo. Soltanto farsesche, quando non potenzialmente tragiche, riproposizioni - e questo in quasi tutti i campi. Per ridere amaro qualche esempio: la conclusione del compromesso storico con l'annientamento della sinistra tradizionale; l'ennesimo attentato alla Costituzione (la cui lettera e' per altro ancora da attuare in settori tutt'altro che secondari); il Ponte dello Stretto (pero' l'autostrada Napoli-Reggio non funziona ancora!), ecc.
Questa quarta serie di "SeleArte" fu confezionata completamente in fotocopie di stampati con testo e/o illustrazioni, di dattiloscritti appositi o archiviali, di manoscritti; quindi fu stampata con fotocopiatrici di nostra proprietà.
Notizie su "SeleArte" cartacea
Questa quarta serie di "SeleArte" fu confezionata completamente in fotocopie di stampati con testo e/o illustrazioni, di dattiloscritti appositi o archiviali, di manoscritti; quindi fu stampata con fotocopiatrici di nostra proprietà.
Anche la rilegatura a punti metallici fu eseguita a mano (la mia). Insomma, un lavoro totalmente manuale, salvo le relative operazioni mentali volte alla concezione dei contenuti e dei testi di connessione. Il tutto eseguito nel tempo libero e notturno, a spese di Rosetta e mie, nonché con il generoso contributo saltuario degli editori Sergio e Luisa Perdisa e di Bruno Tassi, personalmente e attraverso la sua società. La tiratura fu variabile ( i primi fascicoli sono stati
Perciò riteniamo opportuno riproporre in veste elettronica la "fanzine" ragghiantiana "SeleArte", quarta serie (1988-1999).
Ci sembra, infatti, tuttora una proposta valida, ricca di notizie e spunti di riflessione, oltre ché di stimolo metodologico e civile. Cominciamo con i primi tre fascicoli, quelli che riflettono l'iniziale esigenza di consolarci per la perdita del padre, quelli concepiti per distrarre dal tedium vitae e coinvolgere nostra madre gravemente valetudinaria e - ovviamente - distrutta dalla perdita della sua meta' culturale e creativa, nonché dell'amato compagno e marito e padre dei suoi figlioli.
stampati più volte) e comunque in circolazione furono immesse dalle 50 alle 125 copie. Tra distruzioni avvenute per separare l'incisione originale o la vera fotografia e la fisiologica dispersione e distruzione verificatesi nel tempo, oggi i fascicoli superstiti saranno ben pochi. Mi auguro soltanto che le Biblioteche e gli Istituti che ricevettero la rivista l'abbiano catalogata e conservata.
Gli originali delle corrispondenze e dei documenti di Carlo e Licia Ragghianti sono depositati nell'Archivio della Fondazione Centro Studi sull'Arte a loro intitolata a Lucca.
In parte (in copia) sono nel mio Archivio Editoriale di Vicchio.
Ci sembra, infatti, tuttora una proposta valida, ricca di notizie e spunti di riflessione, oltre ché di stimolo metodologico e civile. Cominciamo con i primi tre fascicoli, quelli che riflettono l'iniziale esigenza di consolarci per la perdita del padre, quelli concepiti per distrarre dal tedium vitae e coinvolgere nostra madre gravemente valetudinaria e - ovviamente - distrutta dalla perdita della sua meta' culturale e creativa, nonché dell'amato compagno e marito e padre dei suoi figlioli.
stampati più volte) e comunque in circolazione furono immesse dalle 50 alle 125 copie. Tra distruzioni avvenute per separare l'incisione originale o la vera fotografia e la fisiologica dispersione e distruzione verificatesi nel tempo, oggi i fascicoli superstiti saranno ben pochi. Mi auguro soltanto che le Biblioteche e gli Istituti che ricevettero la rivista l'abbiano catalogata e conservata.
Gli originali delle corrispondenze e dei documenti di Carlo e Licia Ragghianti sono depositati nell'Archivio della Fondazione Centro Studi sull'Arte a loro intitolata a Lucca.
In parte (in copia) sono nel mio Archivio Editoriale di Vicchio.
Francesco Ragghianti
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