Carlo e Licia

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martedì 24 maggio 2022

Arte Moderna in Italia 1915-1935 - Testi dei Critici, 40. Alberto Sartoris (PETTORUTI, BADIALI, RADICE, REGGIANI, RHO).

 


Post Precedenti:

1. RAFFAELE MONTI ( I ) - 16 giugno 2018
2. IDA CARDELLINI (LORENZO VIANI) - 28  settembre 2018 
3. UMBRO APOLLONIO (NATHAN, BIROLLI) - 19 settembre 2019
4. MARCELLO AZZOLINI (GUERRINI, CHIARINI, VESPIGNANI). 6 ottobre 2019
5/I. FORTUNATO BELLONZI (BOCCHI, D'ANTINO). 12 novembre 2019
5/II. FORTUNATO BELLONZI (MORBIDUCCI, SAETTI). 28 dicembre 2019
6. ALDO BERTINI (CREMONA, MAUGHAM C., PAULUCCI). 22 gennaio 2020.
7. ANNA BOVERO (BOSWELL, CHESSA, GALANTE). 5 febbraio 2020.
8. SILVIO BRANZI (SCOPINICH, BALDESSARI, NOVATI, SPRINGOLO, RAVENNA, KOROMPAY, ZANINI). 23 febbraio 2020.
9. GIOVANNI CARANDENTE (COMINETTI, MARINI). 4 marzo 2020.
10. ITALO CREMONA (REVIGLIONE). 7 maggio 2020.
11. ENRICO CRISPOLTI, I (BALLA, EVOLA, ALIMANDI, BENEDETTA). 2 aprile 2020.
12. ENRICO CRISPOLTI, II (COSTA, DIULGHEROFF, DOTTORI, FILLIA). 6 aprile 2020.
13. ENRICO CRISPOLTI, III (ORIANI, PANNAGGI, PRAMPOLINI, MINO ROSSO), 10 aprile 2020.
14. RAFFAELINO DE GRADA I (BOLDINI, ANDREOTTI). 22 giugno 2020.
15. RAFFAELINO DE GRADA II (BERNASCONI, CARPI, CARENA, FUNI). 6 luglio 2020.
16. ANTONIO DEL GUERCIO (MAZZACURATI, MENZIO, RICCI). 8 agosto 2020
17. TERESA FIORI (INNOCENTI). 1 settembre 2020.
18. CESARE GNUDI (FIORESI, PIZZIRANI, PROTTI). 2 ottobre 2020.
19. VIRGILIO GUZZI (MANCINI, CAVALLI, MONTANARINI, PIRANDELLO). 19 novembre 2020.
20. MARIO LEPORE (DEL BON, LILLONI). 21 dicembre 2020.
21. LICISCO MAGAGNATO (NARDI, PIGATO, FARINA, TRENTINI, ZAMBONI, BERALDINI, SEMEGHINI). 21 gennaio 2021.
22. CORRADO MALTESE (GERARDI). 4 marzo 2021.
23. FRANCO MANCINI (PANSINI, NOTTE, BRESCIANI, CRISCONIO, CIARDO, GATTO, VITI).  3 aprile 2021.
24. GIUSEPPE MARCHIORI, 1 (ROSSI, LICINI). 3 maggio 2021.
25. GIUSEPPE MARCHIORI, 2 (SEVERINI, SPAZZAPAN). 28 maggio 2021.
26. MICHELANGELO MASCIOTTA, 1 (LEGA, VENNA LANDSMANN, CALIGIANI, COLACICCHI). 7 giugno 2021.
27. MICHELANGELO MASCIOTTA, 2. (DE PISIS, PEYRON, LEVASTI, CAPOCCHINI). 18 giugno 2021.
28. GIAN LORENZO MELLINI. (VITTORINI, SALIETTI, SANI, DE JURCO, BUGIANI). 23 luglio 2021.
(Il numero 29 sarà prossimamente pubblicato).
30. ALESSANDRO PARRONCHI (CARLINI, MOSES LEVY). 14 settembre 2021
31. GIACINTO NUDI. (RAFFAELE CASTELLO). 16 agosto 2021.
32. GUIDO PEROCCO (CADORIN, MARTINI, MOGGIOLI, PELLIS), 1. 23 ottobre 2021
32bis. GUIDO PEROCCO (ZECCHIN, CAVAGLIERI, GARBARI, CAGNACCIO DI S. PIETRO), 2. 6 novembre 2021
33. AGNOLDOMENICO PICA (DEPERO, BOLAFFIO, MARTINI, SIRONI, D'ALBISOLA, GHIRINGHELLI, USELLINI). 16 dicembre 2021
34. ATTILIO PODESTA' (MERELLO, RAMBALDI, SACCOROTTI). 24 gennaio 2022
35. GIUSEPPE RAIMONDI (ROMAGNOLI, BERTOCCHI, COLLIVA, CORAZZA) con Appendice 1946, del 16 febbraio 2022. 13 febbraio 2022
36.  MARIO RIVOSECCHI(RICCARDI). 8 marzo 2022
37. MARIO ROSCI(BONFANTINI). 14 marzo 2022
38. Pier Carlo Santini (ROSAI) 1. 17 aprile 2022
39. Pier Carlo Santini (SOLDATI) 2. 22 aprile 2022


Il saggio illuminante ed esauriente di Marco Pozzetto La parte di Sartoris ("Critica d'Arte", n.154-156, lug.-dic. 1977) si può benissimo prestare a fornire un profilo biografico e una introduzione critica importante di questo architetto, il quale è praticamente vissuto nell'arco dell'intero secolo Ventesimo (1901-1998).

Alberto Sartoris è stato protagonista determinante sia con la propria architettura e con i propri principi teorici e critici, sia come punto di riferimento e promotore dell'astrattismo geometrico realizzato pittoricamente da un gruppo di artisti lombardi (oggetto di questa scheda), con fulcro nella città di Como sede della celebrata Casa del Fascio dell'architetto Giuseppe Terragni (1904-1943).

Il rapporto personale tra Sartoris e Carlo L. Ragghianti è stato cordialmente marginale ma costante, come indicano due delle lettere inedite di Sartoris che riproduciamo. L'attenzione critica di R. si manifestò pienamente nell'affidare a Marco Pozzetto (1925-2006) nel 1977 un primo articolo a proposito di Sartoris, pubblicato su "SeleArte", rubrica di "Critica d'Arte" (n.151-153, gen.-giu. 1977, pp. 2202-223). Storico dell'architettura lo studioso aveva incontrato C.L.R. nell'ultimo decennio di vita di mio padre, il quale ne apprezzò la cultura e gli studi su aspetti piuttosto inconsueti dell'architettura dell'800-900.

Agli inizi degli anni Settanta, mi risulta dall'Archivio che C.L.R. aveva indirizzato a una laureanda normalista sua allieva – meteora anche su ciò. Ignoro la conseguenza effettiva di questa indagine. 

Rammento anche che durante una direzione poco fausta della Fondazione Ragghianti di Lucca, nell'ambito della collaborazione unilaterale con Vitra Design Museum (che ho stigmatizzato nel post del 16 gennaio 2018 a causa dell'insultante presentazione della ristampa "anastatica" del volume La sedia italiana nei secoli, curato integralmente da mia madre Licia Collobi, mai citata!) fu tenuta un'esposizione di fotografie dalla collezione Sartoris, di cui riproduco il dépliant, mentre cito soltanto le 32 pagine del relativo catalogo.


Su "Luk" (n.8-9, 2006), organo della Fondazione Ragghianti, fu riprodotto – e qui di seguito di nuovo viene mostrato – anche Colloquio con Sartoris di Alessandro Mendini (1931-2019), noto e discusso architetto. Nel 1993, in occasione dei 92 anni di Sartoris, nella rivista "Arte" (ottobre), Domenico Guzzi (1954-2009) intervistò l'architetto Sartoris a tutto campo, con gustose osservazioni. Subito dopo la morte, Sartoris fu omaggiato a Como con una esposizione, di cui riproduco il comunicato stampa. Quindi, nonostante l'argomento discaro a C.L.R., ripropongo – quale esempio di scritti di Sartoris – L'arte del monumento, pubblicato sull'organo nostalgico "Futurismo – oggi" (n.7-12, 1989).

Concludono questa scheda alcune immagini di opere di Sartoris, coerente e convincente artista, che rimarrà nella memoria critica più a lungo di molti "archistar", celebrati alla fine del secolo scorso, alcuni dei quali tuttora sopravvissuti.

F.R. (19 aprile 2022)




Da "Futurismo - oggi", n.7-12, 1989.

Altre immagini di progetti e opere di Alberto Sartoris

Artista e persona stimata da C.L. Ragghianti, il quale però non ha avuto occasione di soffermarsi sull'opera di Pettoruti (1892-1971) in modo diretto e circostanziato. Su "Critica d'Arte" (serie Panini editore, n.9, 1986) appare una breve notizia (con 1 ill.), che riproduciamo qui di seguito, la quale è però più probabilmente da attribuirsi alla penna di Licia Collobi.

Stretto è stato, invece, il rapporto del pittore con Alberto Sartoris, il quale oltre ad essere l'autore della scheda della Mostra 1915-1935 è stato anche un assiduo prefatore e collezionista del maestro argentino. Segnalo a questo proposito una ricerca di Cinzia Gavello, pubblicata su "Critica d'Arte" (IV s., 88a., n.5-6, 2020) di cui riporto il "summary".

La critica su Pettoruti è, come quasi per tutti gli artisti, prevalentemente espressa in testi per esposizioni che nel suo caso non mi pare di rilevante interesse, come si desume dalle 11 pagine ciclostilate, diffuse personalmente dall'artista in Palazzo Strozzi nel 1967. Riproduco comunque il documento in quanto contiene dati di cui altrimenti si perderebbe traccia. Riproduco anche una breve recensione di Giovanni Colacicchi ("La Nazione", 31 marzo 1959) perché cara a Pettoruti, il quale l'ha consegnata alla Segreteria della Mostra del 1967 di persona.

Riportiamo, infine, la lettera (21 dicembre 1966) con la quale C.L.R. ringrazia l'artista per la sua donazione al costituendo Museo d'Arte Contemporanea di Firenze, concepito in seguito ai disastri provocati dall'alluvione del 4 novembre 1966. Seguono anche la lettera (4 dicembre 1966) con cui Pettoruti, dopo aver aderito al Museo, segnala i nominativi di artisti da lui ritenuti degni di partecipare all'impresa museale fiorentina. Purtroppo, cessata la funzione della Segreteria della mostra che si era fatta carico anche del progetto museale, la burocrazia comunale (nonché la politica locale) attuarono forme di riluttante attenzione e di reale rifiuto nei confronti degli impegni in corso, dei documenti e dei materiali già consegnati, accantonati in varie rimesse. Lo spirito che aveva gestito la nascita e i primi sviluppi (compresa la Mostra nel Salone dei Dugento in Palazzo Vecchio del febbraio 1967) del Museo d'Arte Contemporanea di Firenze, fu annullato. Solo alcuni decenni dopo, con quando esistente e altre opere collezionate dal Comune di Firenze fu allestito il Museo del Novecento.

F.R. (9 aprile 2022)


Dipinti e litografie di Pettoruti

Nata nel 1907, Carla Badiali rientrò tra gli artisti invitati alla Mostra di Palazzo Strozzi non tanto per le sue opere iniziali quanto per il fatto di far parte fin dagli esordi del gruppo di astrattisti lombardi legati a Sartoris. Comunque la sua attività pittorica sarà sempre di coerente adesione all'astrattismo geometrico, fino alla morte avvenuta nel 1992.

Purtroppo è andato smarrito nei meandri dell'Archivio un dossier che illustrava la fattiva collaborazione tra Badiali – che per gli studi scolastici era perita in seteria e tessuti artistici – e la poetessa e studiosa triestina Anita Pittoni, anch'essa con esperienze creative collegate ai tessuti pregiati e alla moda. Nel caso di un fortuito recupero del fascicolo, posteremo in allegato al presente post questo particolare aspetto di creatività artistica.

Nel breve e consueto excursus critico, Enzo Fabiani – più volte coinvolto in questo blog – su "Arte" (3, 1990) pubblicò una significativa intervista a Badiali. Segue l'articolo di Luciano Caramel Ti vedo un po' astratta (Il Giornale, 22 luglio 1990), il quale osserva che nella pittrice "Personalissima, è però la sua vena favolistica, narrativa, a dispetto della

scelta aniconica, in racconti qualitativamente partecipati, carichi di umori, concretati in un cromatismo tenue, dolce, sereno e in un linearismo libero, che non disdegna flessibili sinuosità delle curve, sulla scia anche dell'esempio del grande Kandinski".

Inoltre: Maria Vittoria Majer su "Famiglia cristiana" (n.29, 1990) relaziona sul decennio che va dal 1933 al 1943, che vide Badiali protagonista femminile dell'avanguardia astratta italiana. Rosanna Barbiellini Amidei, poi, prendendo spunto dall'articolo di Caramel, traccia un profilo biografico esauriente dell'attività dell'artista. Chiudono la rassegna tre utili pagine di Bibliografia essenziale curata da Giovanni Anzani.

Di questa pittrice, che per i propri convincimenti espressivi ebbe contatti formali e sostanziali con ambienti e personaggi decisamente fascisti (uno per tutti: Marinetti), mi piace sottolinare che partecipò attivamente alla Resistenza. Tanto che, incinta, fu arrestata dalla famigerata banda Kock, tradotta poi al San Vittore di Milano dove ebbe compagna di cella Fernanda Wittgens, storica dell'arte e funzionaria BB.AA., personaggio milanese "leggendario" e grande amica dei coniugi Ragghianti.

F.R. (19 aprile 2022)



Da "Arte" n.3, 1990.
Da "Il Giornale", 22 luglio 1990.

Dipinti di Badiali

Non è stato un caso che la curatela degli artisti lombardi postfuturisti e quindi astrattisti "geometrici" sia stata affidata ad Alberto Sartoris, architetto decisamente ideologizzato, il quale divenne loro coordinatore, stimolatore, esegeta e punto di riferimento critico, nonostante che egli fosse praticamente loro coetaneo.

Il fatto che Radice e gli altri lavorassero per la realizzazione della Casa del Fascio di Como e di altri edifici pubblici fascisti nel loro caso non sembra partecipazione e adesione fideistica ma ordinaria acquiescienza alla "tessera del pane".

Mario Radice (1898-1987) non ebbe con Carlo L. Ragghianti rapporti diretti: di lui risulta la lettera del 22 giugno 1957, firmata congiuntamente con Francesco Samaini, nella quale si invita il critico a tenere il discorso inaugurale della mostra "Colore e forma della casa di oggi" a Como. Invito quasi sicuramente declinato, vuoi perché CLR non è mai intervenuto ufficialmente in manifestazioni concepite e già realizzate da altri, vuoi perché con la mole di impegni del periodo non avrebbe potuto disporre del tempo occorrente.

Risulta, comunque, che Radice nei confronti di C.L.R. nutrisse molta stima, come si vede nella lettera (2 maggio 1967) con la quale aderiva all'Appello di Luporini in difesa di Ragghianti denigrato per appropriazione indebita di fondi per l'Alluvione di Firenze da un scolaro di astioso collega. Nella lettera di poco precedente (27 gennaio 1967) – anch'essa qui riprodotta – Radice avverte il critico dell'invio di una sua opera per il costituendo Museo d'Arte Contemporanea di Firenze. L'opera è qui riprodotta, è assente, invece, nel catalogo che curai allora perché la fotografia giunse a Catalogo stampato. Oggi il dipinto onora il Museo del Novecento, finalmente realizzato a Firenze.

Per la consueta "Antologia critica", si riportano i seguenti tre contributi: Guido Ballo (1958; dal Catalogo della XXIX Biennale di Venezia); Marco Valsecchi (dalla Presentazione al Catalogo, Galleria Lorenzelli, Milano 1962); Luigi Lambertini (articolo in occasione della morte dell'artista, "Il Giornale", 29 luglio 1987).

F.R. (11 aprile 2022)


Opere di Radice


Mauro Reggiani (1897-1980) si può considerare l'artista più originale e presente alla critica del gruppo di astrattisti geometrici ruotante nell'orbita di Alberto Sartoris e secondo soltanto a Pettoruti come notorietà.

Carlo L. Ragghianti, da parte sua tenne Reggiani sempre ben presente nei suoi rendiconti circa la situazione, la vitalità e l'originalità dell'arte italiana contemporanea. Le vicende archivistiche de "La Strozzina", ad es., dimostrano che già nel 1951-52 secondo R. l'artista di Nonantola avrebbe dovuto esporre nella prestigiosa galleria pubblica e autonoma nella propria gestione. Invitato con lettera del 22 ottobre 1951, la mostra di Reggiani non ebbe luogo per l'indisponibilità dell'artista preoccupato di non poter esporre al momento opere significative. Nel 1957 si presentò di nuovo l'occasione di esporre Reggiani ma anche il quel caso ostacoli imprevisti negarono l'evento.

Su "SeleArte", poi, Mauro Reggiani fu presente e citato in tredici fascicoli. Ricordo qui soltanto le occasioni abbastanza rilevanti con riproduzione di almeno un dipinto assieme al testo. Nel n.2 (1952) viene recensita la monografia sull'artista (vedasi in Archivio lettera del 6 dicembre); nel n.12 (1954), dedicato alla Biennale di Venezia, a p.56 è riprodotto Composizione n.9; nel n.24 (1956), sempre sulla Biennale, ricordato con Radice e Rho, Reggiani ha anche riprodotti due dipinti; nel n.32 (1957) nelle cinque pagine di Arte Contemporanea c'è la riproduzione di un suo dipinto. Propongo anche due lettere, la prima (7 dicembre 1957) a Nino Lo Vullo – segretario della Strozzina –; nell'altra (10 agosto 1966) C.L.R. propone di esporre nella mostra di Palazzo Strozzi, in corso di allestimento, anche dipinti figurali di Reggiani. Ricordando che la scheda del Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955 su Reggiani è di Valeria Bruni,

l'"Antologia critica" consueta si apre con un testo del 1952 di Gillo Dorfles (1910-2018!), cui fa seguito una densa pagina di Nello Ponente (1925-1981) che conclude: "Ed è proprio il colore ad evidenziare gli organismi compositivi, ad accentuarne il rigore strutturale, a proporli come sensibile architettura, cioè come ambiente per l'uomo, come offerte per una fruizione disincantata di una verità. Mi pare sia questo il significato primo, autentico dell'esperienza di Reggiani ..." (in Omaggio a Reggiani, Galleria Toninelli, Roma 1966). Dalla medesima esposizione proviene anche lo scritto di Giulio Carlo Argan (1909-1992) il quale è categorico: "Nella storia della cultura artistica italiana di questo secolo Reggiani ha un suo posto preciso: è l'ingegnere della pittura, nel senso che la parola aveva nel secolo scorso in Francia...". Nel settimanale "Tempo" del 6 dicembre 1969, Leonardo Sinisgalli (1908-1981), ignegnere e poeta, inquadra Reggiani nella Milano del tempo, sottolineandone l'isolamento sostanziale e la coerenza. Anche Alberto Sartoris, nella scheda per la II Biennale della Grafica, Firenze 1970, cita in bibliografia molto se stesso e tramite Reggiani delinea una "storia" dell' "idea della pittura architettata" che "costituisce la testimonianza categorica di un principio compositivo che ha raggiunto...le forme più pure dell'assolutismo". Infine, Marco Valsecchi (1913-1980) nel 1970, su Catalogo Galleria Toninelli, inquadra nei precedenti e nei contemporanei l'operato di Reggiani, concludendo che egli "col suo cercare calmo e metodico, ostinato e dolcissimo, è stato ed è tuttora nella viva pienezza della sua intelligenza creativa, un artista testimone di un capitolo essenziale dell'arte contemporanea europea, a un livello dove si incontrano gli spiriti più chiaroveggenti e creativi del nostro tempo".

F.R. (21 aprile 2022)


Antologia critica
Dipinti e grafica di Reggiani

La scheda riguardante Manlio Rho (1901-1957) va considerata come una bozza provvisoria. Essa verrà corretta ed integrata quando saremo in grado

di provvedere ad equipararla alle documentazioni degli altri artisti partecipanti alla Mostra Arte Moderna in Italia 1915-1935.

F.R. (22 aprile 2022)

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