Tempo
sul tempo, 1. (1970)
Croce
e il mio lavoro (1984)
Un
trentennio di lavoro (1965)
Cinema
e cultura (1965)
Tempo
sul tempo, 1.
Estratto
da “Critica d'Arte”, n.112, lug.-ago. 1970, questa memoria
autobiografica è uno dei più citati e, si presume, letti scritti di
C.L. Ragghianti. Mi sembra opportuno perciò immetterlo in rete, in
modo da poter essere letto e consultato senza ricorsi in biblioteca.
Nonostante
sia stato pressato da insistenti richieste di concludere Tempo sul tempo, 1, C.L.R. non
dette seguito a
questo progetto (come sembrerebbe indicate il n.1 dopo il titolo). Mi
sono chiesto varie volte se ciò non sia dipeso da “spirito di
contraddizione”, difetto in me suo figlio riscontrato. Dato che dai
genitori si ereditano tanti aspetti genetici – pregi e difetti –
potrebbe darsi quindi che questa attitudine mentale di ripulsa a
fronte di richieste – in certi casi avvertite come impositive –
operasse anche in C.L.R.
F.R.
(25 marzo 2022)
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Croce
e il mio lavoro (e Croce contro Roosevelt?).
Estratto
da Arte essere vivente (Pananti,
Firenze 1984) anche questo secondo intervento di C.L.R. è di
carattere prevalentemente autobiografico. In esso al di là di questi
aspetti, alcuni poco noti, risalta la “controversia” con il
Maestro Benedetto Croce, derivante dal famoso “ircocervo”
definitorio del Partito d'Azione (costituito da un bailame ideologico
di intellettuali, quale per certi aspetti oggi è il caotico marasma di 5stelle, ex cittadini qualsiasi).
In
relazione a questa situazione, per chiarire aspetti altrimenti
criptici, allego l'articolo Croce contro
Roosevelt? (“Il Mondo”, Firenze
aprile 1945) scritto di C.L.R. – poco noto – che chiarisce la
necessaria distinzione tra il liberalismo di Croce e il socialismo di
Ragghianti, non partitico né marxista, ma autenticamente tale (e
condiviso oggi ancora da chi scrive e, forse, da superstiti
dell'Italia pensante e resistente).
F.R.
(25 marzo 2022)
Un
trentennio di lavoro.
Estratto
da “Critica d'Arte” (n.69, marzo 1965) anche questo articolo è
di carattere biografico. Non di persona ma di “Critica d'Arte”
rivista (o meglio “figlia prediletta”) concepita e realizzata –
con vincoli piuttosto pesanti di coabitazione, inevitabili al tempo
dei fasci – da C.L. Ragghianti. Nel 1935 era un venticinquenne
senza parte e senza peculio, con la forza della volontà, di
prepotente personalità, ma con la stima e (forse più che implicito)
l'assenso di Benedetto Croce – non si può pensare che il termine
“critica” in una testata sarebbe stato possibile senza l'avallo
del filosofo – e l'appoggio determinante di Giovanni Gentile, uomo
per certi versi straordinario
tanto da imporre un giovane che gli ricordava se stesso a quell'età,
pur cacciandolo dalla Normale di Pisa perché insubordinato e
antifascista. Chi scrive si onora di essere stato per quasi trent'anni
grafico, redattore, capo redattore, assistente e custode di quella
fragile mia sorellastra. La rivista poi proseguì anche senza Carlo
L., Licia e Francesco Ragghianti, ma non fu più né figlia né
sorella. Oggi tornata all'ovile della Fondazione Ragghianti, m'auguro
che oltre ad essere edita con un logo che contiene il cognome
Ragghianti, la “Critica d'Arte” possa essere nuovamente
considerata metodologicamente progenie del padre.
F.R.
(22 marzo 2022)
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Cinema
e cultura.
Sempre
da “Critica d'Arte” (n.69, marzo 1965) proviene questo articolo
non di teoria e di tecnica del cinema, ma di difesa e sviluppo della
circolazione dei film come contributo attivo allo sviluppo della
cultura sociale e dei
singoli individui, che contribuisce perciò a essere presidio
per la democrazia del Paese. Questo scritto non è presente in Arti
della visione. I. Cinema (Einaudi,
Torino 1975) proprio perché non di carattere metodologico.
F.R.
(26 marzo 2022)
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