Il post riguarda la branca degli studi architettonici pertinente castelli e fortificazioni. Pirgologia è un termine coniato dall'autore dei due saggi che pubblichiamo. Essi sono seguiti da una corrispondenza di carattere metodologico rivolta da Carlo L. Ragghianti a Corrado Verga. Di questo studioso cremasco si sa che è nato nel 1923 e morto presumibilmente prima del 1989.
Nel fascicolo di "Arte lombarda" (n.90-91, 1989, pp.178-182) la direttrice Maria L. Gatti Perez pubblica un ricordo di Corrado Verga e svolge la cronistoria dei suoi studi. Il primo periodo ci informa che: "Nato a Crema il 26 gennaio 1923 Corrado Verga dopo la maturità classica si iscrive a Lettere all'Università Cattolica. Passa poi ad Architettura al Politecnico di Milano senza peraltro riuscire a portare a termine gli studi. Dotato di una cultura considerevole nel campo della Storia dell'Arte in genere, della Storia dell'Architettura in particolare, si forma una ricca biblioteca affiancata da una raccolta di libri antichi d'architettura e disegni d'architettura. Suo primo campo d'indagine è la città natale: il Duomo in particolar modo, al cui restauro negli anni Cinquanta/Sessanta collabora attivamente in qualità di Ispettore Onorario ai Monumenti".
Apprezzo di apprendere che Verga, come me, non ha concluso gli studi universitari per dedicarsi alle proprie ricerche, cosà insoddisfatte.
Circa i due saggi Storiografia dell'architettura e pirgologia ("Critica d'Arte", n.81, 1966, pp.55-60) e Urbanistica e pirgologia ("Critica d'Arte", n.90, 1967, pp.57-61) la Gatti Perez scrive: "Così pure in due studi comparsi in "Critica d'Arte" rispettivamente nel 1966 e nel 1967 il Verga propone un significato autonomo in senso storico e scientifico per la branca specialistica della fortificazione, rilevando come questa con i problemi connessi abbia suscitato e raccolto attributi particolari di specifica natura e svolgimento da ogni campo delle nozioni umane: dalla topografia alla legislazione, dalla sociologia alla religione, dalla tecnica costruttiva alla scultura e pittura, dalla letteratura alla strategia; proponendo conseguentemente il raggruppamento di queste singolari sostanze del tema fortificatorio per la creazione di una nuova scienza storica per la quale suggerisce la denominazione "pirgologia". La stessa scelta ubicativa del luogo dove impiantare un agglomerato residenziale umano trae la sua origine dal presupposto della duplice possibilità di difesa non solo dagli aggressivi umani, ma anche dagli agenti naturali, quale ad esempio lo smaltimento delle acque piovane: una forma secondaria ma talvolta assai importante di difesa dagli agenti naturali che determina un inevitabile rapporto con il problema fortificatorio". Mentre di due altri articoli di Verga ("Critica d'Arte", n.134, 1974, pp.35-52 e n.135, pp.37-62) che nel blog abbiamo ricordato nel post del 15 ottobre 2017, la direttrice ricorda: "La collaborazione a "Critica d'arte", la prestigiosa rivista diretta da Carlo Ludovico Ragghianti, continua nel 1974 con altri studi rilevanti nell'ambito della storia del pensiero e della prospettiva.
Giotto e compagni. "Optic Art": un lungo saggio uscito in due numeri della rivista, 134 e 135, prende spunto dalla ben nota opera di Gioseffi su Giotto architetto, proponendo una storia dell'architettura che per essere dipinta, scolpita o semplicemente disegnata o comunque non costruita, potrebbe essere definita come figurativa e le cui correlazioni inerenti con la storia dell'architettura reale – già perseguite dal Ragghianti e approfondite dall'indagine del Gioseffi – inducono il Verga a un'attenta e sistematica e metodica ricerca intorno alle scelte formali di Giotto".
Nella commemorazione di Verga sono anche ricordati e commentati gli altri suoi contributi a "Critica d'Arte":
"Centri storici". Conservazione e progresso (n.104, 1969, pp.67-72);
L'architettura dell'Arco di Castelnuovo (n.137, 1974, pp.37-62);
L'architettura della Flagellazione di Urbino (n.145, 1976, pp.7-19; n.147, pp.31-44; n.148-149, pp.52-59);
Un pavimento di Piero? (n.151, 1977, pp.100-115);
La prima prospettiva di Brunelleschi, 1 (n.154-156, pp.71-83); 2 (n.157-159, 1978, pp.119-132).
Curiosamente manca da questa elencazione l'articolo L'avvio del Battistero Ambrosiano ("Critica d'Arte", n.172-174, 1980, pp.41-50). Questo testo è assente nella Bibliografia su Corrado Verga che allega la Gatti Perez. Ciò fa pensare a due ipotesi: o Verga stesso lo abbia spuntato dalla propria produzione in considerazione del fatto che ormai si era allontanato dalla rigorosa metodologia di Ragghianti, oppure per lo stesso motivo l'abbia cassato la direttrice lombarda.
Quanto sopradetto mi obbliga a riportare – dopo gli articoli di Verga – la corrispondenza di Ragghianti con lo studioso, dalla quale si può evincere la crescente delusione e lo sconforto di C.L.R. nei confronti della opacità e sordità metodologica e critica del Verga, imbozzolato in un suo orizzonte tecnologico e sociologico. Egli si estranea ancor pi+ dal rigore delle analisi critiche confrontandosi con un fenomeno unico e universale quale fu il Brunelleschi. Proprio quanto C.L.R. aveva fornito con Brunelleschi. Un uomo un universo una chiave di lettura estremamente dissonante con la koiné e originale anche nelle fattispecie tecniche e tecnologiche totalmente inedite e di non facile comprensione restando allineati agli argomenti della tradizione.
Purtroppo questo tipo di distacco prima critico e poi personale di fronte all'originalità di C.L.R. con Verga si conferma quale costante in alcuni studiosi che non potevano ammettere la superficialità, l'obsolescenza delle loro convinzioni radicate frutto di formazioni arretrate o – il che è stato ancor peggio quando si è verificato – di orgoglio egocentrico indisposto al confronto dialettico delle idee, collegato con altre divergenze, talora politiche o evidentemente "freudiane".
F.R. (3 aprile 2022)