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martedì 22 settembre 2020

"L'eredità dell'antico" di Decio Gioseffi.

Col titolo L'eredità dell'antico Decio Gioseffi (1919-2007) introduce il primo volume della Storia della Pittura (De Agostini, Novara 1983) interamente scritta di sua mano e con i contributi esterni dello specialista Antonino Caleca (Miniatura) e Franco Cardini, noto e autorevole Medievista (Profilo culturale dal IV al X secolo). Quest'ultimo contributo mi risulta letto attentamente ed approvato da mio padre C.L.R., il quale aveva assunto la direzione dell'opera, già strutturata ma sospesa dalla De Agostini, e quindi riorganizzata (come risulta da nostro post del 17 aprile 2020), confermando soltanto una parte degli autori scelti in un primo tempo dall' Editore.
Il Sommario del volume scritto da Gioseffi non può rendere pienamente l'originalità dell'impostazione che lo studioso triestino ha infuso nell'opera. Questa infatti, oltre che per la limpida scrittura si fa leggere con attento coinvolgimento proprio a causa dei punti di vista, delle interpretazioni non conformiste di questo periodo così complesso, con tante fonti disperse o danneggiate, che risulta tuttavia particolarmente ricco di autenticità innovativa dei linguaggi espressivi delle arti figurative. Ritengo utile complemento riportare anche la Tavola cronologica del periodo (304-1099), dalla quale ci si rende meglio conto del fatto che in questi otto secoli il nostro mondo ha vissuto enormi cambiamenti e distruzioni da una parte, ma è riuscito dall'altra a salvare e conservare testimonianze e documenti. Gioseffi fa rivivere la pittura con le sue grandi espressioni creative di indubbia originalità, degnamente paritaria con i grandi momenti culturali dell'umanità.
Per fare un esempio di questa asserzione, lascio inframezzato al testo introduttivo il primo inserto di Lettura di un'opera d'arte inerente il periodo (inizi I sec. d.C.). Si tratta de la Battaglia di Alessandro (pp.28-31) copia in mosaico pavimentale da Pompei di una pittura eseguita intorno al 300 a.C. di Filosseno di Eretria.
Decio Gioseffi è stato uno studioso piuttosto eccentrico nel ricco panorama del Novecento, non abbastanza conosciuto e valutato, anche a causa della sua indole schiva nei rapporti sociali. Vedo con sorpresa che attualmente nelle voci biografiche o rievocative Gioseffi non viene associato a Carlo L. Ragghianti, studioso col quale egli ebbe invece stretti rapporti scientifici e di personale stima ed amicizia, Così la pubblicazione dell'importante Giotto architetto, senza l'imposizione di R. probabilmente sarebbe rimasta inedita per molti anni. Così anche per questa Storia della Pittura, la quale se non fosse stata 

affidata a R. è assai improbabile che Gioseffi potesse essere incaricato di scriverla. Ecc. ecc.
Dopo la morte di Ragghianti (1987), Gioseffi – come tanti, anche seri e preparati studiosi – si illuse di poter incidere nell'amministrazione e nella riforma dei Beni Culturali (di cui fu “persino” presidente del Comitato per i Beni Artistici e Storici del Ministero). Naturalmente non incise nemmeno la cera, come dimostra la cronistoria di quel cronicario e la malversazione dei tanti reali beni culturali italiani. Ciò nonostante lo studioso triestino, degno allievo di Luigi Coletti e certamente il più illustre, resta e mi auguro resterà tra i pochi teorici dell'arte del Novecento che hanno elaborato (superando o modificando le basi”ideologiche” di partenza) un pensiero originale, con grandi aperture di interessi ed orizzonti culturali. Nel nostro blog ricordo i post C.L.R. e Giotto architetto (15 ottobre 2017); R., Zevi, Gioseffi, Scalfari e Giotto (24 aprile 2019); Storia della Pittura De Agostini (17 aprile 2020).
Da una cronaca, firmata Franca Marri sul quotidiano “Il Piccolo” di Trieste di un anno fa (9 agosto 2019), apprendo che di Decio Gioseffi esiste una Storia dell'arte in Europa “inedita, in forma di dattiloscritto, non rivisto e non ultimato”. Dato che questo scritto sembra rappresentare “una sorta di summa del suo pensiero”, ritengo necessario che questo testo venga pubblicato anche se si tratta di un abbozzo sintetico in alcune sue parti. Se invece, come mi auguro, quelle pagine sono abbastanza articolate, con interpretazioni originali degne dell'autore, si rende necessario un editing con criteri filologici analoghi a quelli adottati dal Comitato che ha curato l'edizione del bel volume Prius Ars di Carlo L. Ragghianti pubblicato con successo dalla Fondazione intitolata ai miei genitori operante a Lucca.
F.R. (10 agosto 2020)





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