Questo
articolo ribadisce in modo inequivocabile la cruciale scoperta nella
storia dell'estetica del concetto di "prosa" nelle arti
figurative, esemplificato nel cospicuo operato di Ludovico, Annibale,
Agostino ed Antonio Carracci, e che diviene pedagogico
nell'intendimento dell'autore.
Alla
comprensione di questi intelligenti operatori culturali più
articolata è indispensabile collegamento il testo che viene anche
citato nel saggio precedente (proveniente da "SeleArte",
n.26, sett.-ott. 1956), cioè I Carracci e la critica d'arte
nell'età Barocca, che è stato
e resta basilare per la giusta considerazione di questi artisti,
mentre il saggio-recensione della mostra bolognese ne è il suggello.
Per un'analisi più approfondita del pensiero di C.L.R. circa i
Carracci è necessario complemento il suo volume L'arte e
la critica, nell'edizione
Vallecchi del 1980 che comprende oltre alla ripubblicazione
dell'ormai (allora) introvabile testo del 1935; così anche La
cultura artistica e l'arte barocca
(1933, più nota 1980) e ancora la riproposta della "Presentazione"
all'edizione de L'arte barocca
di Matteo Marangoni (1973, più nota 1980). Sempre attinente e
necessario antefatto al periodo e alle problematiche linguistiche
nell'edizione 1980 de L'arte e la critica
è presente Il valore dell'opera di Giorgio Vasari
(1930/31) con una nota che ricorda le Vite
del Vasari edite da Rizzoli nel 1971 la cui Introduzione
rifonda ed amplia quella precedente 1942, 1949.
Riguardo ai Carracci nella Bibliografia degli scritti di C.L.R. risultano poche voci, di cui una sembra sbagliata. Certamente dato l'argomento e l'importanza che gli attribuiva, l'autore si è espresso su di loro in
altri contesti,
come nelle lezioni universitarie sia di Pisa che dell'U.I.A. di
Firenze, queste ultime registrate e delle quali dovrebbero esserci
ancora i nastri. Anche dagli "incisi" in articoli e nei
volumi stampati è molto probabile ricavare dati coinvolgenti i
Carracci. L'analisi sulla loro opera è comunque definita e
deducibile dai dati citati in questa sede.
Dalla
Bibliografia degli Scritti:
- I Carracci e la critica d'arte nell'età Barocca, in "La Critica", Laterza, Bari 1931-32, XXXI, p.65 e ss. e p.96 e ss. Replicato in L'Arte in Italia, Vallecchi, Firenze 1980 edizione derivata da "Critica d'Arte", a. XLV, n.s. n. 169-171, pp.133-169.
- Gli affreschi del Camerino di Palazzo Farnese a Roma di Annibale Carracci, in "La Critica d'Arte", rubrica "Dalle riviste", a. II, n. 5-6, sett.-dic. 1937.
- Esposizione di disegni di scuola bolognese a Londra, in "La Critica d'Arte", n. 4-6, f. XVI-XVIII, ago.-dic. 1938, pp.XIX-XXII.
- Una mostra della prosa nell'arte figurativa – i Carracci a Bologna, in "SeleArte", n.26, sett.-ott. 1956, pp.21-28.
- Prints and related Drawings by the Carracci family. A catalogue raisonné, in "Critica d'Arte", Recensioni, n. 171-174, lug.-dic. 1980, dopo p. 222.
Addendum
Correggendo le bozze del
testo redazionale soprastante, mi è frullato nel cervello il dubbio
di non aver reperito, nonostante le cautele ivi dichiarate, qualcosa
di inerente e significativo al riguardo. Perciò prima di programmare
il post ho dato una scorsa ad alcuni volumi di scritti di Carlo L.
Ragghianti. In Arti della visione, III. Il linguaggio artistico
(Einaudi, Torino 1979, volume mal distribuito, quindi di più
difficile reperibilità) ho individuato lo scritto intitolato Mostra
della prosa nell'arte figurativa (pp. 251-261). Ho quindi
riscontrato che al titolo differente corrispondeva il testo
pubblicato nel 1956 su “SeleArte”. Controllando, però, ho
trovato diversità abbastanza numerose nella scrittura ed almeno
un'aggiunta tra parentesi di un intero paragrafo. Dopo qualche dubbio
ho deciso di ristampare, dopo il saggio da “SeleArte”,
integralmente questa versione-revisione. Mi è sembrato opportuno,
cioè, cogliere l'occasione per indicare un esempio del procedere
nella stesura dei propri testi da parte di C.L.R., ricorrente
modalità di intervento su un
proprio scritto già “definitivo”. Questo tipo di procedimenti vuoi come varianti o precisazioni, vuoi come vere e proprie aggiunte era nell'autore costante e costituiva anche la ragione principale della sua cattiva nomea nelle Case editrici, per le quali questo modo di procedere rappresenta aumenti di costi e ritardi – a volte non indifferenti nella pubblicazione. D'altro canto ci sono degli autori che non possono e non devono essere sottoposti alla – spesso abusiva ed arbitraria – curatela dell'editor. Mi riferisco agli scrittori di letteratura con un proprio stile autentico e ai critici, storici, pensatori originali, i quali devono potersi esprimere senza costrizioni. L'appiattimento editoriale si riscontra oggi anche troppo spesso: troppi libri di troppi autori differenti sembrano scritti dallo stesso autore (plot compresi). Comunque questo testo bis è utile come esercizio filologico e critico di verifica sul come un autore completa il proprio pensiero anche letterariamente in corso o successivamente come complemento, chiarimento miglioramento del proprio pensiero.
F.R. (8 e 29 maggio 2019)
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