Con ritardo superiore al
previsto – lusso che non potrei e dovrei permettermi – pubblico
(come annunciato nel post del 31 dicembre 2017) altri scritti dai
quotidiani e dalle riviste in occasione della morte di Carlo L.
Ragghianti (3 agosto 1987).
Queste pubblicazioni non
sono soltanto un documento e non vogliono essere intere come vanto
dei familiari superstiti di una persona che è stata davvero
importante ed inconsueta sia dal punto di vista culturale che da
quello storico e sociale. Sono, e vorrei che fossero per altri
lettori, uno stimolo oltre che informativo utile al processo
dialettico per inquadrare meglio C.L.R. nella cultura e nella storia
del Novecento, che per l'Italia è stato ancora una volta periodo di
presenza e risonanza globale soprattutto per gli aspetti artistici e
culturali. Presenza che in questo XXI secolo recessivo mi sembra sia
stata evidenziata soprattutto da “bunga-bunga” e altre poco amene
idiozie implicitamente criminali quali – ad esempio – l'attentato
alla Costituzione Repubblicana (2016) sostenuto da arroganti
dilettanti allo sbaraglio gestori pro-tempore del patrimonio etico
(quel che ne resta) ed economico di noi tutti.
Stante che il materiale
di un certo risalto è ancora cospicuo quanto a volume, procedo in
questo post riportando una parte dei “coccodrilli” dei
quotidiani, legati all'immediatezza della cronaca, e qualche profilo
e ricordo più approfondito e meditato. Quindi esaurire la mole di
questi materiali (va tenuto anche conto che ne esistano altri di cui
ora non siamo al corrente) si rende necessario almeno un altro post
successivo a questo.
Prima di procedere penso
sia opportuna una precisazione: la scelta di Pier Carlo Santini che
ha costituito la prima parte di questa serie fu dettata dall'esigenza
di documentare l'immediatezza della cronaca da un lato, dall'altro di
ricordare il Maestro attraverso i documenti più elogiativi nella
sostanza tra quelli a quel momento più noti. Cioè praticamente
tutti perché chi aveva intenzione di dissentire non si sarebbe certo
espresso proprio in quei giorni al di là di cauti distinguo e di
velati accenni (come, ad es., lealmente ha fatto Federico Zeri).
In questa seconda serie
la parte relativa ai quotidiani riguarda soltanto quelli fiorentini
con gli articoli non resi già noti da P.C. Santini tramite “LUK”.
Si voglia scusare la pessima qualità di alcune riproduzioni dovuta
all'originale di cui disponiamo.
Su “Il ponte” Renzo
Federici, già collaboratore allo Studio Italiano di Storia dell'Arte
e a “La Strozzina” di Carlo L. Ragghianti e che abbiamo ricordato
più volte (v.: “Atti del Convegno per le Arti figurative,
Firenze 1948, n.5”, postato il 25 novembre) alle pp. 204-211
traccia un profilo della sua concomitanza con C.L.R. con tono
vagamente critico ed anche pungente proprio là dove mio padre era
particolarmente originale ma poco compreso. Ciò nonostante risulta
un contributo positivo anche per la sostanziale incomprensione
metodologica comunque ammirata e non settaria né rancorosa. Dopo
aver letto queste pagine (che riproduco però dal dattiloscritto
dettato e corretto dall'autore, che reputo filologicamente più
interessante) devo riconoscere a Federici una capacità di scrittore
e di acume letterario di cui non ero pienamente consapevole, pur
mantenendo la convinzione di validità delle mie impressioni e
osservazioni sulla sua fragilità basilare. Tutto sommato questo
scritto è un contributo interessante e stimolante ma parziale per
una ricostruzione della complessa figura di mio padre lottatore
coerente e imperterrito, però anche profondamente umano. Penso che
P.C. Santini avrebbe dovuto comunque inserirlo nella sua “antologia”
pubblicata su “LUK” e qui riprodotta nel citato post del 31
dicembre 2017.
Rolando Bellini, un amico disperso nell'aspro scorrere del tempo e nei casi della vita, nello stesso fascicolo de “Il Ponte” (pp. 211-216) subito dopo quello di Federici scrive un ricordo centrato sugli otto anni di collaborazione con Ragghianti (1978-1986). Il taglio è però prevalentemente analitico e metodologico, condotto con chiara e convinta scrittura (salvo qualche ammiccamento, in lui consueto) nella quale partecipa anche la propria ammirazione, l'affetto e l'evidente condivisione delle problematiche. Da parte mia voglio sperare che quanto Bellini scrive in chiusura del saggio sia auspicio di prossima affermazione e riconoscimento, cioè che “dispersi i rancori e gli acidi, la sua figura giganteggierà”. Di Enrico Moratti,
giornalista radiofonico del GR3, intellettuale socialista
democratico, che si avvicinò a Carlo L. Ragghianti soprattutto in
seguito alla lettura di Traversata di un Trentennio (1978) e
di Marxismo perplesso (1980), riproponiamo il saggio
pubblicato su “Tempo presente” (n.82-83, nov.-dic. 1987, pp.
36-45).
Questo scritto più che
un elogio funebre è una ricostruzione bio-bibliografica
storico-critica dell'attività e della vita intellettuale di
Ragghianti. Sostanzialmente equilibrato e chiaro il testo si
distingue per l'intento di voler richiamare l'importanza e
l'esemplarità del pensiero e della coerente condotta morale
nell'ambito della cultura “laica” non marxista, già allora assai
corriva con il malcostume ormai imperante di derivazione da un lato
clericale, dall'altro liberal-massonico con sponde piduiste. Tant'è
vero che oggi la laicità democratica fondata su solide basi etiche
si può dire, se non proprio inesistente, rappresentata da rare,
isolate personalità minoritarie, quando non decisamente emarginate.
Di Enrico Moratti, che
negli anni Ottanta è stato uno dei pochi intellettuali più
sinceramente vicini a Carlo L. Ragghianti, riproporremo altri scritti
sull'opera di mio padre. Spero anche di riuscire a individuare,
nell'oblio che lo riguarda (risulta omonimo di un clericale lombardo
e poco più da Google) e cela i dati e i pregi di quell'omone alto,
corpulento, imponente, dalla testa grossa ma fine. Voglio comunque
ancora ringraziarlo del telegramma che inviò in occasione della
morte del babbo riproducendolo qui di seguito, anche perché fu uno
di quelli veramente apprezzati da Licia Collobi, mia madre, la quale
aveva – tra l'altro – un fiuto praticamente infallibile nel
riconoscere i galantuomini dagli opportunisti.
F.R. (12 dicembre 2018)