Per quel che ne sappiamo in famiglia, questa Chiara Elisa Ragghianti non è una parente o potrebbe esserlo alla lontana, stanti le poche informazioni che abbiamo sui consanguinei lucchesi con lo stesso cognome di nostro padre. E', però, una pittrice di un certo talento e con una vena espressiva di indubbia freschezza, di cui ignoravamo l'esistenza fino al 30 giugno 2017.
Come al televisore capita di fare zapping, al computer un seminalfabeta digitale quale sono effettua scorrerie casuali (navigazioni?) partendo da un punto ritenuto al momento interessante. Capitò, così, di cercare nelle immagini un riscontro iconografico da utilizzare in un post: non trovando quanto desiderato in questa sezione (dove, in genere, dopo poche illustrazioni pertinenti alla ricerca si annega in tante, troppe riproduzioni impertinenti, addirittura incongrue), l'occhio mi cadde su una figura pittorica per me intrigante perché in qualche modo ricordava miei, antichi, inadeguati ma convinti tentativi pittorici, e – soprattutto – mi sembrava discendere dalla figurazione di Alex Kats (1927, Brooklyn N.Y.) che mi fascinò fin dai primi anni Sessanta su “Art News”. La visione successiva di altre opere di Chiara Elisa Ragghianti mi confermò queste immediate impressioni, e, quindi, nei dipinti riscontrai un andamento più mosso, con tagli risoluti delle inquadrature, nonché qualche sottolineatura ironica ed “affettuosa”, non scevra di un guizzo di ispirazione naive; forse persino un lontano richiamo al patriarca Ben Shahn (1898 – 1969).
Comunque, proseguendo la ricerca cliccando su questa isolata immagine incuriosente, capitai nel sito della stranota “Saatchi Art” e lì mi imbattei nelle riproduzioni di grafiche e dipinti di questa ignorata omonima. Naturalmente stampai subito le tre pagine che qui di
seguito al testo riporto. In seguito riuscii a scovare anche riproduzioni più grandi e meglio leggibili che mi confermano l'aver immediatamente intravisto un autentico talento pittorico. Qualche giorno dopo, in una conversazione telefonica su altro argomento, segnalai a Paolo Bolpagni – direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca – questa artista chiedendo al contempo, dato che egli non la conosceva, di cercare notizie su di lei e sul suo lavoro così genuinamente interessante.
Date le vacanze estive, non so che cosa sia poi successo a Lucca, certo in me è rimasta la gradita sorpresa di vedere queste opere d'arte.
Mia nipote Irene, più esperta (anzi l'esperta del nostro blog) mi ha trovato qualche notizia sul web – e che qui sotto riproduco – dato che nonostante l'appartenenza alla celebre galleria londinese (traguardo comunque importante, indice di successo professionale, soprattutto dal punto di vista economico nonché di una notorietà in ambiti qualificati se non altro dal punto di vista collezionistico) mi sembra che Chiara Elisa Ragghianti non sia adeguatamente e debitamente conosciuta e rimanga immeritatamente affogata nell'immenso numero di concomitanti “operatori” artistici.
Anche se non ho voce in capitolo, infine, mi permetto di far presente a Bolpagni e al Comitato Scientifico questa, a mio avviso, sorprendente pittrice perché la si faccia conoscere meglio (in patria soprattutto) con un'esposizione. Sempre che ciò sia fattibile e non ostacolato da contratti e vincoli dirimenti che opprimono oggi più che mai la libertà di manovra di operatori e artisti contemporanei.
Seguono le 3 pp. di illustrazioni e, forse, altre illustrazioni scelte tra quelle che Irene ha conservato nel computer.
F.R.
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