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sabato 9 dicembre 2023

Nino Tirinnanzi – Ritratti per “Criterio” editi nel centenario (1923-2023)

Indice
  • Nota Redazionale
  • Un corpus di disegni di Nino Tirinnanzi
  • 67 disegni inediti per "Criterio"
  • Donazione di 50 disegni alla Fondazione Ragghianti
  • Un disegno, un'incisione e due disegni estemporanei
  • Presentazione di Carlo L. Ragghianti, 1966
  • Testimonianza di Mario Tobino, 1966
  • Saggio "I disegni di Tirinnanzi" di Carlo L. Ragghianti, 1982
  • Scheda 1992 di Pier Carlo Santini
  • Due autoritratti




 

Oggi 9 dicembre ricorre il ventesimo anno della morte di Nino Tirinnanzi, artista che nel 2023 è stato ed è tuttora ricordato con vari eventi in occasione del centenario dalla nascita.

Poiché Tirinnanzi è stato fin dal dopoguerra partecipe convinto alle iniziative di Carlo L. Ragghianti a Firenze e in Toscana, nonché sostenitore di quelle sociali e culturali, ci è sembrato opportuno ed utile ricordarlo anche nel nostro blog.

L'amico gallerista ed editore Piero Pananti ai primi di ottobre mi manifestò l'intenzione di omaggiare Tirinnanzi con una pubblicazione  incentrata sui disegni inediti delineati nel 1956 per la rivista “Criterio” - fondata e diretta da C.L.R. - accompagnati anche da un mio scritto con la cronistoria dei disegni e inquadramento del ruolo e della presenza culturale del periodico nel biennio 1957-58.

Purtroppo circostanze impreviste non hanno consentito nei tempi previsti la realizzazione del progetto di Piero Pananti, il quale viene rimandato all'anno prossimo. Dato però che quanto di nostra pertinenza è concluso e disponibile, tenendo conto anche delle esigenze della Fondazione di Lucca, provvedo a pubblicarlo nella data prevista del 9 dicembre, giorno in cui vent'anni fa moriva Nino Tirinnanzi.

Utilizzo in questo post il materiale suddetto come introduzione, anche perché altrimenti per molti dei lettori di “Ragghianti&Collobi”, questa iniziativa resterebbe probabilmente ignorata.

Di conseguenza riproduco l'intera serie di disegni (67) che ritraggono alcuni dei collaboratori di “Criterio”, ricordando che essi sono inediti e anche perche così rappresentano una ulteriore donazione alla Fondazione Ragghianti di Lucca, la quale possiede già un discreto patrimonio di pittura e grafica, nonché una promettente raccolta di sculture.

Siccome è importante ricordare che prima di morire Tirinnanzi fece il significativo dono alla Fondazione Ragghianti di ben 50 disegni, li riproduco in questa sede dalla precoce pubblicazione in volume voluta da Grazia Lanzillo e introdotta da Raffaele Monti (Le donazioni alla Fondazione Ragghianti, Lucca, 1994).

Inoltre, come si evince anche dai contributi critici di C.L. Ragghianti, Tirinnanzi dimostra una spiccata qualità espressiva tramite il bianco/nero (disegno, anche quello acquarellato, incisioni) tanto da poterlo ritenere più dotato e spontaneo che nella pittura già molto studiata e riconosciuta di indubbia maestria e singolare espressione autonoma da quella del Maestro Rosai. Quindi riproduco per affezione il disegno che fu di mia madre ed ora è di mia sorella Anna, nonché l'incisione che il “Tiri” effettuò per la Cartella grafica edita dall'U.I.A. e stampata da “Il Bisonte” di Maria Luigia Guaita nel 1975.

A queste opere faccio seguire la riproduzione di due esempi (c.1950) di disegni estemporanei, eseguiti abitualmente dall'artista durante le riunioni. Ricordo poi, in 

quanto alcune volte testimone, il vezzo che Tirinnanzi coltivava di disegnare con penne biro o altro mezzo indelebile sui tovaglioli (e addirittura su tovaglie) durante le cene conviviali in trattoria. 

Ciò agitava i camerieri e arrabbiava i titolari indifferenti all'obiezione che il disegno valeva più del tessuto utilizzato (il che, se non erro, equivale ad un noto aneddoto di Picasso). Questo comportamento durò almeno fino a quando i più intelligenti cominciarono a chiedergli di firmare quanto delineato.

Sul piano critico è indispensabile riprodurre anche i due testi che C.L.R. ebbe a scrivere sull'arte di Tirinnanzi. Il primo scritto il 18.12.1966 presentò la mostra di T. presso la Galleria d'Arte Santacroce di Firenze, il cui “ricavato delle vendite sarà devoluto al Fondo Internazionale e alla Città di Firenze per il soccorso ai colpiti dall'Alluvione”. Nel dépliant è presente anche una testimonianza di Mario Tobino, scrittore molto amico di C.L.R. e di Tirinnanzi, cui allego un ritrattino fattogli dal pittore. Il secondo importante testo di Carlo L. Ragghianti (nel volume I disegni di T., Pananti 1982) rappresenta un'ampia disamina dell'attività dell'artista.

Molto legato all'allievo di Rosai nella sua permanenza fiorentina, Pier Carlo Santini siglò la scheda su Tirinnanzi per il Catalogo/Mostra Arte in Italia 1935-1955 (Edifir, 1992). Lo riporto come documento nel quale si colloca il pittore nel suo periodo iniziale fiorentino.

Colgo, poi, l'occasione di ricordare che Tirinnanzi nel 1956 fu da C.L.R. incluso tra i 60 Maestri del prossimo trentennio, mostra tenutasi a Prato che ebbe una certa risonanza, con polemiche, il contenuto della quale 67 anni dopo però sembra confermare la giustezza degli intenti di allora (vedasi il post del 28 settembre 2017).

L'anno dopo Tirinnanzi fu uno degli artisti esposti a “La Strozzina” nella mostra Grafica dei pittori fiorentini (Caponi, Faraoni, Farulli, Guasti, Loffredo, Tirinnanzi).

Accertata la sua presenza nei locali della pubblica Galleria in Palazzo Strozzi, ideata da C.L.R., in altre mostre prima (1951) e dopo, però di documentazione scarsa e confusa.

Debbo ricordare, infine, che nell'Archivio di Lucca si trova l'interessante corrispondenza tra Tirinnanzi e C.L.R. – e dopo il 1987 con Licia Collobi e il sottoscritto – non tanto per la quantità (scarsa, anche perché le occasioni di incontro in città erano frequenti, eppoi il telefono già imperversava), quanto per la netta prevalenza di lettere dell'artista caratterizzate da una singolare affezione e stima. Con la sua marcata calligrafia, Tirinnanzi esponeva propri problemi, condivideva, era solidale: un amico, quindi.

Ritengo, però, che una sede o una occasione di maggiore incisività storiografica ed espositiva siano più idonee per pubblicare questo carteggio con il rilievo e la diffusione che meritano.

F.R.



Un corpus di disegni di Nino Tirinnanzi



Nel 1955 Nino Tirinnanzi fu incaricato di eseguire una serie di ritratti di personalità della cultura e della politica per la rivista “Criterio”, in via di realizzazione operativa.

Brevemente: al punto 1. si rievocano la genesi e le caratteristiche del periodico; il punto 2. riguarda la cronistoria dell'insieme dei disegni eseguiti fino all'attuale esposizione nella Galleria Pananti di Firenze.


1. Nel gennaio di sessantasei anni fa iniziò la pubblicazione della rivista “Criterio”, con il sottotolo “Mensile di cultura, società, politica”. Questa pubblicazione fu ideata e diretta da Carlo L. Ragghianti, che chiese di essere coadiuvato nel Comitato Direttivo da Carlo Antoni, Leo Valiani, Bruno Visentini, quali espressione rispettivamente degli ambienti culturali di matrice liberale, socialista riformista, repubblicana lamalfiana. L'editore era Neri Pozza, che pubblicava la “Biblioteca di cultura” di cui Ragghianti era ideatore e coordinatore. La stampa fu affidata ad Enrico Vallecchi, che editava “Critica d'Arte” fondata nel 1935 dallo studioso lucchese.

Oltre al sostegno morale di Ferruccio Parri, concretamente “Criterio” fu supportato da Adriano Olivetti e marginalmente da un gruppo di imprenditori – credo veneti – raccolti da Bruno Visentini. La quarta di copertina (qui riprodotta assieme alla copertina di un fascicolo, figg. 1,2) del mensile elencava i collaboratori che avevano aderito all'iniziativa. A questo proposito, un allora giovane lettore, Paolo Emilio Pecorella (Pamir), entusiasta, disse alla moglie di Ragghianti Licia Collobi: “Ci sono tutti! E' un parterre de Rois”. In effetti in quell'elenco c'era quasi tutta la cultura laica e antifascista non soltanto crociana.

Sul piano politico lo scopo principale di “Criterio” era quello di armonizzare, e là dove era possibile unificare, le formazioni partitiche, stimolando – inoltre – l'orientamento autonomista del PSI, che finalmente si distaccava – già prima della rivolta ungherese – dalla subordinazione al PCI. L'intervento e l'azione politica del periodico si manifestava attraverso gli editoriali, volutamente anonimi quale espressione unitaria, in apertura di ogni fascicolo. Grazie alla notazione di C.L. Ragghianti sul proprio esemplare della rivista, sappiamo chi è stato l'autore di ciascun intervento. Più della metà degli editoriali sono del Direttore, dei rimanenti gran parte è di Leo Valiani, il resto fu scritto da Bruno Visentini.

Nella programmazione iniziale del periodico era previsto che di ciascun autore di articolo fosse stampato anche un ritratto disegnato al tratto. Questo compito fu assegnato a Nino Tirinnanzi. Molto probabilmente Ragghianti scelse l'allievo di Rosai avendone seguito l'attività ed anche stanti le assidue frequentazioni nella sede de “La Strozzina”, di “SeleArte”

e dei residui dello Studio Italiano di Storia dell'Arte ancora in Palazzo Strozzi da parte di Tirinnanzi amico di Alfredo Righi, Pier Carlo Santini, Nino Lo Vullo, e di tutti i precedenti segretari della galleria pubblica “inventata” da Ragghianti, come Alessandro Parronchi, Renzo Federici. Inoltre, alle cene seguenti la maggior parte delle esposizioni, Tirinnanzi – quasi sempre presente – si esibiva in disegni di ritratti, talora caricaturali dei convitati, come ad esempio si riscontra nel piccolo ritratto di C.L. Ragghianti (con le fattezze di certi fumetti americani d'anteguerra le cui strisce venivano da noi pubblicate proprio in quegli anni), ricavato dal contenitore di sigarette Turmac (ill. n. 3).

Non escluderei che questa esperienza grafica di Tirinnanzi abbia favorito o promosso la serie di disegni che un paio di anni dopo l'artista fece per illustrare il caso di cronaca nera Ghiani-Fenaroli.

Va ricordato che la redazione di “Criterio” venne situata al 2° piano del Palazzo Bartolini Salimbeni in Piazza Santa Trinita. Sede prestigiosa e con ampi locali, che ben ricordo perché per motivi di studio ne fui ospite negli intervalli scolastici dall'autunno del 1956 all'estate 1957: partivo in bicicletta da casa alle 7 e ¾, tornavo alle 19. Lì, oltre alle incombenze strettamente redazionali, si svolse anche una intensa attività – alla quale presenziai in via formativa – tra allievi di mio padre quali Raffaele Monti, Giacinto Nudi, e già – se non erro – Cesare Molinari e la segretaria di redazione Lara Vinca Masini.

La redazione all'origine doveva essere gestita da Maria Luigia Guaita, la quale però dovette rinunciare per sopravvenuti impegni. La decisione di sostituirla con Lara Vinca Masini fu determinata dal fatto che i Ragghianti la conoscevano fin dal 1953 perché incaricata (previa presentazione di Alfredo Righi) di coordinare la mia preparazione caotica per l'esame di terza media. Da allora fino all'università per me ella fu una delle guide, amica e consigliera per vari aspetti della cultura ma soprattutto per la lettura in vari orizzonti letterari che potei soddisfare con l'acquisto di libri soprattutto grazie alla piccola, grigia, ben prefatta e tradotta B.U.R., ideata dal benemerito Paolo Lecaldano.

In seguito, purtroppo Lara Vinca Masini fu sedotta dal canto circeo di Giulio Carlo Argan e, per diversi aspetti, tradì la fiducia in lei riposta dai coniugi Ragghianti che l'avevano promossa Segretaria di redazione di “SeleArte”. “Criterio” ebbe, tutto sommato, una diffusione che, dati i tempi, può essere considerata positiva, lusinghiera, mantenuta per l'intero anno 1957. Per il 1958 gli avvenimenti politici disaffezionarono gli “sponsors”, ragion per cui mio padre e l'editore decisero di completare il primo semestre e chiudere definitivamente quella non marginale esperienza culturale suffragata da molti saggi tutt'oggi di riferimento critico e storico.

Su “Criterio” mi risulta scarna e di scarsa qualità la storiografia, salvo quanto ne ha scritto – abbastanza diffusamente e con pertinenza – Andrea Becherucci sul suo libro Le delusioni della speranza. Carlo L. Ragghianti militante di una Italia nuova, Biblion Edizioni, Milano 2021.


2. I disegni, ricavati da fotografie interpretate quasi sempre con l'intuito veramente notevole di Tirinnanzi, il quale di persona conosceva soltanto alcuni letterati come Raimondi, furono commissionati, come già ricordato, all'inizio della progettazione della rivista. Accadde perciò che fu effigiato il gruppo iniziale delle personalità implicate in “Criterio”. Difatti prima della veste definitiva della rivista, non so per quali motivi, fu ridimensionato l'utilizzo concreto del ritratto degli autori dei saggi in corso di pubblicazione. Avvenne così che non furono richiesti a nuovi collaboratori l'invio di loro fotografie da consegnare a Tirinnanzi. Di conseguenza in definitiva il corpus presente è da considerarsi completo.

E' per altro evidente che qualche disegno fu estratto e consegnato al ritrattato, così come qualche altro foglio e, non so se con il consenso della direzione, fu preso da appassionato ammiratore del ritrattato. Tutto ciò, comunque, avvenne prima della chisura della redazione. In seguito (1960) soltanto un ritratto fu certamente da C.L. Ragghianti regalato: quello di Adriano Olivetti, spedito a Roberto Olivetti dopo la morte prematura del padre, il grande visionario e imprenditore unico in Europa e forse nel mondo. L'altro ritratto rimasto nel corpus, probabilmente il meno suggestivo, è un solido esempio della capacità intuitiva di Tirinnanzi, perché al di là della fedeltà fisiognomica esprime la serena ineffabilità del personaggio.

Quando cessò la pubblicazione di “Criterio”, gli altri uffici di Ragghianti (già traslocati da Palazzo Strozzi al vicino Palazzo Bartolini Salimbeni) furono trasferiti in Via Ricasoli, accanto alla Protezione Animali. In quell'anonimo appartamento, illuminato soltanto da un cavedio, furono depositati anche l'archivio di “Criterio” con i 67 disegni collocati in un cassettiera Olivetti, sì di buon disegno ma di ferro massiccio, pesante al di là del ragionevole utilizzo (dimostrazione che talvolta dorme, oltre Omero, anche la progettazione del design).

In questa cassettiera la serie di disegni di Tirinnanzi si trasferì in Piazza Vittorio Veneto dove giacquero beatamente fino all'alluvione del 4 novembre 1966. Da quella bella sede col soffitto del salone affrescato, gran parte delle carte (con i disegni di Tirinnanzi), delle riviste e dei libri furono collocati “provvisoriamente” in un magazzino specializzato dalle parti di Legnaia, dove rimasero inerti fino all'installazione ufficiale dell'Università Internazionale dell'Arte in Villa Tornabuoni/Lensi, di fronte al CTO di Careggi (1971).






La bramosia corsara della neo segretaria dell'UIA Grazia Lanzillo depredò l'ala occupata dagli uffici di Ragghianti di alcuni mobili vuotati e della cassettiera durante una festività, giustificandosi con l'usciere sulla base di un vantato permesso del Direttore. Fu rimproverata ma il fatto compiuto rimase. Qui intervenni io, con i fidi Cini e Del Lungo, manu militari andai a recuperare ciò che ci stava a cuore, lasciando la cassettiera quasi intrasportabile, però vuotata del suo contenuto: il corpus Tirinnanzi. Verificato che non ne era stato trafugato nessuno, li trasferii nel fondo documenti di “Critica d'Arte”, a Villa La Costa nello studio del babbo, dove sono rimasti fino al trasferimento di “Critica d'Arte” a Villa il Ventaglio. Quando dopo la morte dei coniugi Ragghianti l'UIA acquistò soltanto la testata della rivista, il corredo redazionale l'ho trattenuto, di nuovo a Villa La Costa, dove è stato alla base delle mie iniziative editoriali successive: la continuazione della IV serie di “SeleArte” (1989-1999), il blog “Ragghianti&Collobi”. Quando gli archivi e i libri di Rosetta Ragghianti e miei furono trasferiti a Vicchio nelle nostre nuove abitazioni contigue, il corpus ci ha seguito.

Siccome non ho mai considerato questi 67 disegni proprietà personale dei Ragghianti, decisi già nel 1988, consigliato da mia madre, la quale non si fidava di Umberto Boldini né del presidente Leone, di conservare il corpus nella nostra redazione fino a che la situazione della Fondazione Ragghianti non si fosse stabilizzata in Istituto collegato agli intenti dei fondatori. Infatti, nonostante la sonnacchiosa direzione di Pier Carlo Santini (tanto che mio padre se ne sentì estraniato sul fine vita e mia madre ancor di più), non inviai il corpus a Lucca, dove certe teste a pera via via vollero stranire lo Statuto dettato da C.L. Ragghianti per ottenere una Fondazione amorfa e anonima ma supinamente ligia ai potentati politici locali. Dopo sono trascorsi diversi direttori, alcuni francamente interessati soltanti ai fatti propri; solo l'ultimo direttore, tuttora in carica, ha svolto durante il proprio mandato una intensa attività culturale e organizzativa, con una poderosa produzione editoriale aderente all'intestazione della Fondazione.

Quindi, assieme ad altri lasciti privati e redazionali, qualche mese fa decisi di cedere il corpus “Criterio” di disegni di

Nino Tirinnanzi alla Fondazione di Lucca perché lo custodisca e lo promuova opportunamente.

Nel frattempo si è concretizzato un progetto di Piero Pananti collegato al centenario dalla nascita dell'artista, basato sul “corpus” oggetto di questo discorso.

Per la cronistoria ricordo che già alcune volte proposi a Piero Pananti di esporre e/o pubblicare questi disegni. In particolare il 21 novembre 1998 scrissi:

Già che ci sono, ti prego di ricordare a Tirinnanzi che resto in attesa di una sua lastra incisa (possibilmente ritraenete Carlo L. Ragghianti, di cui gli ho già fornito ampia documentazione). Questa ormai lunga attesa pregiudica la pubblicazione del fascicolo speciale di 'seleArte', che vorrei interamente dedicare alla interessantissima serie di ritratti disegnati dal Maestro nel 1956/57 per la rivista 'Criterio'. Sarei davvero dispiaciuto di dover ritardare ancora a lungo la pubblicazione di questo importante (e bel) materiale; ancor di più dispiaciuto sarei, dopo l'attesa di anni, di dover ricorrere ad un altro artista per la consueta incisione che accompagna le mie edizioni e i fascicoli (in particolare quelli monografici) di 'seleArte'. Comunque, sperando di non disturbarti, Lunedì ti cercherò per fissare l'appuntamento nel quale potrai visionare di persona questi storici disegni”.

Di nuovo nel 2013 scrissi a Piero Pananti: “Con plico a parte ti invio le fotocopie dei ritratti disegnati da Tirinnanzi per 'Criterio', rivista fondata e diretta dal mio babbo dal 1956 al 1958. Al plico allego anche tutto il pubblicato del suddetto mensile”. Dopo alcune considerazioni sul pregiudizio nei confronti di Ragghianti 26 anni dopo la sua morte concludevo: “...Oggi, quasi 30 anni dopo la morte di C.L.R. reputo che comunque quanto riferito a 'Criterio' possa considerarsi con un'ottica storica scevra da posizioni particolari e collaterali al contesto”.

Oggi 2023, con il consenso di Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca, consegno volentieri per la realizzazione di una pubblicazione con il catalogo inerente i 67 disegni per “Criterio” di Nino Tirinnanzi, un vero artista, che penso si possa considerare amico e ammirato da tutta la nostra famiglia.

Francesco Ragghianti



I ritratti per "Criterio"
Disegni della donazione alla Fondazione Ragghianti di Lucca

Altre opere grafiche









Testi per la Mostra alla Galleria Santacroce di Firenze



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