Carlo e Licia

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lunedì 25 gennaio 2021

Finalmente Tono Zancanaro. 1. La "Divina Commedia".

 

Finalmente, perché sono riuscito a “concludere” l'elaborazione del lutto – l'irrazionale procedura che classifica gli stadi del nostro dolore e del nostro rimpianto nei confronti delle perdite subite tra parenti ed amici – sulla persona di Tono Zancanaro (8/4/1906 – 3/6/1985). Egli per oltre vent'anni è stato assiduo amico di famiglia e, per quanto riguarda i figli Ragghianti, sodale soprattutto con me, collaboratore alla conoscenza e diffusione della sua opera, singolarmente originale.

Quanto sopra è detto per chiarire che finalmente non ho remore ad

affrontare l'argomento, cosa che ancora non avviene, per esempio, nei confronti di un amico ultraquarantennale quale è stato Leonardo Baglioni; oppure per Alfredo Righi (1925), legato alla nostra famiglia fin dagli inizi del 1946, un caro amico e collega del quale rifiuto il ricordo della data di morte avvenuta agli inizi di questo secolo. Mi scuso, anzi, per questi incisi personali, che sento l'obbligo di chiarire stante l'indubbia eccentricità della mia reazione di fronte alla scomparsa delle persone amiche, nel senso proprio del termine.








Questo grande disegno (100x70 cm, datato 1965) fu concepito come “manifesto” introduttivo alla Mostra dei disegni della Divina Commedia a “La Strozzina” di Firenze. Infatti le ristrettezze di bilancio dell'Ente non avevano consentito la realizzazione a stampa del bozzetto che avevo ripreso dalla copertina del libro/catalogo, il quale era invece stato stampato su carta di grammatura inferiore a quanto preventivato. Ragion per cui feci una delle mie storiche (e talvolta curiosamente “epiche”) scenate che terrorizzò il proto fellone (o martire, se s'era accollato la responsabilità in luogo della proprietà). La cosa sorprese, spaventò un poco, ma poi divertì Tono Zancanaro presente, per il quale ero stato redattore di gran parte delle opere registrate nel catalogo (le altre erano a cura di Giacinto Nudi) e factotum del libro. Con Tono ormai da un anno avevo consuetudine in famiglia e di lui ero diventato anche “collezionista” acquistando alcune incisioni e litografie per – se ben ricordo – £ 110.000 (circa 2 mila euro attuali).

Tornando al “manifesto”, espressa l'indignazione per la sua mancanza, suggerii a Tono di fare un disegno apposito, da esporre prima dell'accesso alle scale che scendevano nella sede ipogea del Palazzo Strozzi. Il foglio c'era, mancavano i colori e poche ore all'inaugurazione, mentre il montaggio della mostra, cui accudii con l'artista, era terminato. Si trovarono in fondo ad un cassetto del banco dei custodi soltanto dei pastelli a cera, e fu con essi che direttamente Tono operò sul foglio puntinato su due cavalletti. In poco tempo il Maestro sotto i miei occhi attenti ed estatici e quelli di due uscieri tracciò le magiche linee con sicura nonchalance, ma totale attenzione, similmente a quanto vidi in un documentario fare da Picasso. Alla fine Tono che era “furbo” come un contadino e tale talora voleva apparire con consapevole caricatura, avendo recepito la personalità prepotente del Guidi, dichiarò che a mostra finita il disegno doveva essere consegnato a me personalmente.

Dopo il manifesto, mi sembra opportuno documentare la mostra sulla Divina Commedia riproducendo dal catalogo la copertina, il frontespizio, il colophon e – naturalmente – il saggio di Carlo. L. Ragghianti, l'Autotono, cioè la presentazione del proprio lavoro da parte dell'artista. Seguono la riproduzione di alcune tavole dei disegni a china e acquarello su carta bianca per l'Inferno, rossa per il Purgatorio, e azzurra per il Paradiso.

Riproduco anche le incisioni originali appositamente concepite per le 50+50 copie rilegate del catalogo, nonché le altre sei stampe che Tono aveva inciso per consentire di scegliere quelle poi allegate al volume.

L'imperizia mia – era il primo libro da me completamente realizzato – e il disordine organizzativo di Tono produssero lastre incise di 80x.120 su carta di 120x175, anziché lastre di questa seconda misura su carta del formato del libro, cioè 170x240. Ancor oggi, quando ci penso, me ne vergogno e mi girano le scatole.

Dell'attività dantesca di Tono conoscevamo ovviamente il ciclo della Divina Commedia disegnato in numerose (che non conto, perché reputo scandaloso da parte di un editore di quelle dimensioni e con quella storia indicarne l'esistenza con soltanto il termine illustrazioni nel frontespizio) tavole per illustrare la pubblicazione – a cura di Carlo Grabher – in tre volumi stampati dall'editore Laterza di Bari. Ciò che non conoscevamo era la quantità (e la qualità) delle altre opere di Tono, quelle concepite insieme al gruppo pubblicizzato dall'edizione laterziana. Ricordo che quasi litigai con Zancanaro perché avrei voluto – per correttezza e per completezza – che nel nostro catalogo fosse fatto esplicito rimando all'esistenza di queste illustrazioni complementari. L'autore però non volle dare notizia nemmeno nell'Autotono dell'esistenza dell'edizione barese. Per me fu la prima verifica “sul campo” del comportamento “negazionista” di artisti circa propri lavori, dimostrando così che essi non sono quasi mai affidabili nella ricostruzione filologica di loro percorsi creativi. Ragion per cui nessun catalogo sulle opere di un artista si può considerare completo ed affidabile, anche senza valutare le inadempienze e gli errori di attribuzione del critico d'arte curatore.

Infine mi risulta che il 3 giugno 1965 uscì un supplemento del settimanale “Vie nuove” riccamente illustrato con disegni di Tono circa i quali – dopo un riscontro che mostra due tavole provenienti dall'edizione Laterza – penso di poter affermare essere stati eseguiti insieme alle opere consegnate all'editore barese per la sua edizione della Divina Commedia. Anche di questo gruppo di suggestivi e forse un po' troppo “carichi” e tendenzialmente retorici – comunque bellissimi – disegni non ne venni a conoscenza dall'autore, ma da una compagna comunista con la quale all'epoca avevo una relazione. Non volendo ri-litigare con il Maestro, finsi di ignorare l'esistenza di questa terza edizione dantesca di Tono. Tacqui anche col babbo, un po' conoscendo le tante amarezze procurategli negli anni da quegli editori, un po' non sapendo il perché, ma forse feci bene.

Anche di queste due pubblicazioni dantesche riproduco alcune opere, con la avvertenza che la qualità di quelle da “Vie nuove” è sacrificata dalla stampa a rotocalco e dalla cartaccia di supporto.

F.R. (2, 3 dicembre 2020


Del volume La Divina Commedia di Tono Zancanaro furono stampate anche 100 copie rilegate (50 in grigio + 50 in verde, ciascuna serie con una incisione originale numerata e firmata). Di alcuni di questi esemplari tono disegnò a china la risguardia della legatura, dedicando il libro agli amici e ai collaboratori più attivi nella realizzazione della Mostra e del Catalogo. Riproduco di questi quelli di cui ho il documento, cioè quelli relativi alla famiglia Ragghianti.

Riproduco anche il disegno I lussuriosi, 1965 – eseguito qualche mese

dopo la Mostra e il Catalogo – che Tono mi donò incorniciato in occasione del suo compleanno 1966 (o 1967), piombando a casa nostra da Padova con due o tre accoliti, tra cui Gabriele Corbo, allora suo segretario e factotum.

Come accennato in precedenza, Tono presentò almeno otto lastre incise tra le quali scegliere le due da stampare e allegare alle copie rilegate. Riproduciamo queste acquaforti che sono state catalogate da Manlio Gaddi nel volume Tono Zancanaro incisioni, Nuovi Sentieri editori, 1983.


Non sono in grado di ricordare quanto riscontro fu dato a questo Comunicato stampa, scritto direi da Carlo L. Ragghianti, né nei quotidiani locali, né tramite l'ANSA in quelli di altre città. Mi auguro che la recente acquisizione da parte della Fondazione Ragghianti di Lucca dell'Archivio e dei fondi di magazzino contenenti anche residui de “La Strozzina” possa dare lumi in proposito.

Comunque la lunga recensione di Renzo Federici l'ho conservata perché meno pungente del solito (si ricordi che era stato il primo segretario della Galleria) e particolarmente argomentata sul piano letterario, quello utilizzato preferibilmente – non solo nei confronti di Zancanaro – dai critici. In questo caso risulta un completamento del discorso critico riguardante Tono, il quale certamente era autodidatta, ma appassionato cultore della poesia, con particolare riferimento ai classici dell'antichità, tramitatagli dall'amicale frequentazione di Manara Valgimigli.



Appendice, 1.

Nel volume edito dalla Fondazione Centro Studi Licia e Carlo L. Ragghianti di Lucca Mostre permanenti. C.L.R. In un secolo di esposizioni, contributo importante, molto utile e ben realizzato, riproduco la scheda n.16, opera di Silvia Massa.



Appendice, 2.

In seguito alla generosa donazione di Maulio Gaddi – figlio adottivo di Tono Zancanaro – al Museo della Grafica dell'Università di Pisa, nel palazzo Lanfranchi sul Lungarno della città dal maggio al settembre 2016 si tenne la mostra "La Commedia di Tono Zancanaro".






Questa esposizione fu presentata dai benemeriti organizzatori con il manifesto illustrato qui a fianco. Riproduciamo anche questa parte del testo di presentazione:

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