Carlo e Licia

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giovedì 13 settembre 2018

Lo studio dell'arte - Ragghianti e la scuola



 
da "SeleArte", n.21, nov.-dic. 1955.

Il testo precedente di carattere pedagogico e di tecnica metodologica sullo studio dell'arte potrebbe essere considerato “datato”, perché sessantatré anni di didattica e sperimentazione hanno sviluppato approcci parzialmente innovativi, considerando se non altro nuove – talvolta rivoluzionare (Internet, ad es.) – applicazioni tecniche. Invece lo è soltanto in modo parziale e circoscritto, e per certi versi risulta tuttora valido, soprattutto considerando quello che sta avvenendo negli Stati Uniti. In questa enorme e tutto sommato leaderistica Federazione, infatti, si è cominciato a smantellare le basi pedagogiche, derivate da Piaget e da John Dewey, dissolvendo un sistema secondo il quale per la formazione intellettuale degli allievi sono fondamentali modi e attività ricreative e creative onde sviluppare la loro potenzialità al meglio, il più completamente possibile. Già prima dello sconsiderato Trump e di tutto ciò che ne consegue, oggi cresce la tendenza ad abolire nella scuola la pausa di ricreazione (anche per i bambini!) per non sottrarre tempo allo studio in un'ottica della formazione di una più spiccata mentalità competitiva. Non mi addentro nelle conseguenze, osservo soltanto che in un mondo che cerca disperatamente di inventare attività (o reintrodurre mestieri 
dismessi perché poco produttivi) allo scopo di ovviare, o almeno attenuare la disoccupazione dilagante, è sbagliato contrarre la creatività di bambini e giovani perché significa sottrargli gli strumenti necessari (cioè la marcia in più dell'inventiva creativa) per risolvere in futuro i problemi, non solo personali ma anche della società stessa.
Comunque sulla base delle considerazioni iniziali mi sento di poter affermare che da questa panoramica pubblicata nel 1955 si deduce un'analisi accurata, tesa ad indicare come procedere al meglio per rinnovare gli allora già vetusti metodi di insegnamento. Inoltre mi sento di poter affermare che da questa lettura si possono ancor oggi trarre spunti teorici e pratici per migliorare in Italia il delicato aspetto della creazione di cultura nella scuola d'ogni ordine e grado, martoriata soprattutto a livello liceale, con evidenti ripercussioni su quello universitario. Per quel che riguarda Carlo L. Ragghianti era da sempre attento (vedere i post del 21.5.2017; 7.8.2017; 6.12.2017 e 7.2.2018) – data la sua primaria vocazione di insegnante – oltre che alla pedagogia e alla metodologia concettuale rappresentate dalle numerose tecniche collaterali e di carattere strumentale, che egli considerava non marginali né secondarie.
F.R.


Addendum

(da "SeleArte", n.23, 1956, pp.40-41)

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