Sfascicolato per l'uso, trovo in uno scatolone destinato a “cedere/doppi” un volumetto del 1865 intitolato Libro dei sogni che serve per le estrazioni di tutti i nomi del lotto d'Italia “compilato da Pietro G. P. Casamia Veneziano”, edito a Faenza dal tipografo “Angelo Marabini quondam Montanari e Marabini”. Oggi, desolato, vedo che di questo autore veneziano a suo tempo celebre il 16 maggio 2024 è stato riedito Il libro completo della Cabala. Il potere di cambiare ogni cosa. Dati i tempi non c'è da meravigliarsi.
Siccome non sono ancora rimbambito, il motivo per cui inserisco nel blog estratti da questo manuale del gioco d'azzardo è totalmente stocastico, non è certo la compartecipazione. Lo faccio perché penso che sia distensivo e curioso guardare le incisioncine che ornano le farneticazioni del testo: esse risultano un caso di disegno popolare in Italia, dove nel sec. XIX non si sono verificati fenomeni di stampe diffuse come, ad esempio, in Francia.
Dopo essermi chiesto da dove fosse pervenuto tra le mie carte questo libretto di oltre 500 pagine, ritengo di poter affermare con sicurezza che esso è appartenuto al nonno Alberto Collobi (nato Golubic), ingegnere triennale dall'Università di Graz, poi ingegnere edile, spigliato uomo di mondo e giocatore d'azzardo. Nella gioventù e maturità un vero ludopata, per la disperazione di quella vera signora e nobildonna che fu la prima moglie, nonna non conosciuta perché morta nel 1936 di tubercolosi e dolore, e per la riprovazione affettuosa della figlia (mia madre) fin da piccola conscia che nella vita avrebbe dovuto cavarsela per esclusivo merito proprio.
Il lascito di libri di questo nonno, morto da noi a Firenze nel 1963, fu di una ventina di opere: 5 manuali ingegneristici, 8 romanzi pruriginosi, il resto volumi su come attrarre la “fortuna” tramite sogni e segni più o meno cabalistici. Quindi questo libercolo è degno di far parte di questa raccolta, essendo un precursore del secolo precedente particolarmente sfacciato e compulsato di un comportamento tuttora di vasta circolazione semi clandestina, con diffusione umiliante per il cervello raziocinante.
Settantacinque anni fa Carlo L. Ragghianti a Napoli per uno dei suoi ultimi incontri con Bendetto Croce, fu ospitato dal nonno, funzionario della Navalmeccanica IRI, e in un momento di ozio serale compulsò uno dei libri “cercafortuna” del suocero e, presi i debiti appunti, poi a Firenze scrisse uno degli articoli che firmava con lo pseudonimo Lorenzo Ferro. E' stato così che la copia dattiloscritta dell'articolo Smorfia antifascista, di cui tuttora si ignora dove sia stata pubblicato, finì in Archivio, da cui la trassi per postarla in questo blog il 23 giugno 2019.
Questo articolo di mio padre è stato un gustoso divertissement, alla fin fine amaro, data la constatazione d'ordine generale circa la qualità dei propri concittadini al tempo del fascismo (e, purtroppo, anche dopo).
Smorfia antifascista si può collegare anche all'Italia attuale dove, quale araba fenice, la connotazione intima fascista dilaga in tanti politici e persone con punte di virulenza nella sedicente opposizione veramente preoccupanti per fanatismo, regressione etica, collegata al dilagare di “fake news” (assieme alla condivisione dell'equiparazione inaccettabile di nazifascismo e comunismo). Tutto ciò comporta un imbarbarimento con conseguenze catastrofiche.
F.R. (3 marzo 2025)