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lunedì 13 maggio 2019

Panfilo Gentile: Riflessioni sull'arte.



Su questo personaggio eclettico, ma non dilettantesco, liberale non conformista, non retrivo e politicamente eterodosso, originale e dai comportamenti piuttosto atipici, mi sembra sia calato un silenzio che, data l'attuale situazione morale, culturale e politica, è cosa che desta almeno rammarico.
Pànfilo Gentile (1889-1971) fu anche avvocato famoso, giornalista di primo piano diresse “La Nazione” di Firenze, poi fu fondista del “Corriere della Sera”. Come uomo politico fu antifascista e tra gli ispiratori della Terza Forza (1947 ss.) - movimento cui partecipò anche C.L. Ragghianti – che tendeva a unificare le componenti laiche dai liberali ai repubblicani ai socialisti democratici; partecipò anche attraverso “Il Mondo” fondato e diretto da Pannunzio, con una parte rilevante al Movimento liberale che portò alla fondazione del Partito Radicale (quello serio, che fu poi scalato dal ricattatore seriale e mediatico Narciso Pannella).
La sua biografia di Wikipedia è decente – caso raro – e nel secondo volume del Dizionario del liberalismo italiano (pp. 540-544) Alberto Giordano ne ha scritto una esauriente su questo filosofo e attivista politico liberale che subì l'ostracismo di gran parte del mondo politico e culturale, Giovanni Malagodi in primis.
Voglio ricordare che nel 1946, con Benedetto Croce presidente del P.L.I., Gentile scrisse: “O il liberalismo saprà esso fare la sua critica al capitalismo, e allora investito della stessa autorità dei suoi avversari, vivrà e progredirà, o invece esso resterà nelle sue attuali posizioni, ed allora sarà necessariamente sopraffatto”. Frase che – mutatis, mutandis – suona valido epitaffio anche per il Partito democratico odierno.
Pànfilo Gentile è stato anche acerrimo oppositore della deriva “partitocratica” del dopoguerra, anzi fustigatore secondo Marcello Veneziani (“Il Giornale”, 20 giugno 1991, p.3) Gli viene anche attribuito il neologismo “sottogoverno”, altra situazione che deplorava duramente.
Comunque di seguito a questa nota redazionale riporto due ricordi di Indro Montanelli e un paio di fotografie del 1947 e 1948 da “L'Europeo” fondato e diretto da Arrigo Benedetti, altro amico liberaldemocratico.
Sempre dopo questa nota pubblicheremo dal carteggio di questo cinofilo Gentile con C. L. Ragghianti – quantitativamente modesto ma significativo – alcune lettere attinenti la storia dell'arte, tra cui un
“sentito” distinguo in cui C.L.R. chiarisce il livello del suo metodo storico e critico (22.5.1950), dovendo “strapazzare” il povero Roberto Salvini, cui l'incauto Gentile lo accostava; il 22 marzo 1952 Ragghianti commenta l'invio di Cinema arte figurativa. Tra le lettere della corrispondenza che non riproduciamo perché utilizzabili in altri post pertinenti al loro contenuto, alcune sono importanti e riguardano l'adesione di C.L.R. al convegno sulla rifondazione liberal progressista del 1951; la rievocazione della Liberazione di Firenze dell'11 agosto 1952; la dolorosa situazione del “caso” Comel (11.10.1952).
Venendo finalmente al saggio Riflessioni sull'arte (pubblicato in apertura del n.5, sett. 1954, della nuova serie Vallecchi di “Critica d'Arte”) debbo dire soltanto che C.L. Ragghianti ritenne evidentemente la qualità dello scritto idonea alle alte esigenze della sua rivista. Questo si deduce anche dalla comunicazione liberatoria dell'autore anche in caso di non accettazione: “...se ella potrà pubblicarlo nella sua nuova rivista Critica d'Arte, mi farà cosa grata. Se invece ritenesse di non poterlo pubblicare allora mi riuscirebbe ugualmente gradito un semplice consiglio circa la rivista che a suo parere potrebbe ospitarlo”.
Sia chiaro che così scrivendo non sto avanzando perplessità o riserve sulla qualità della riflessione di Gentile, che mi pare proprio vada bene e sia di proficua lettura. Sono cauto semmai circa la mia capacità di giudizio circa il contenuto di così alto profilo.
Per concludere le supposizioni che possano manifestarsi circa un autore il cui pensiero si è indirizzato diversamente (ma non si scordi che G. fu pittore e, comunque, era un “filosofo”), voglio escludere interventi “migliorativi” di C.L. Ragghianti: Gentile non era un giovincello alle prime armi, tanto meno un allievo da incoraggiare mostrandogli tramite interventi come “migliorare” il proprio contributo. Perciò ribadisco che non è lecito avere riserve riguardo alla stesura di questo saggio. Anzi, proprio scrivendo, mi sto convincendo del fatto che pubblicando un autore non “professionale” C.L.R. volesse anche indicare che la nuova serie di “Critica d'Arte” non voleva essere soltanto un organo per specialisti e filologi, ma una testata di cultura artistica disponibile per diffondere idee e opinioni non conformiste, non imitative, non convenzionali.

F.R. (8 novembre 2018)  



da "il Giornale" del 29 Marzo 1989.

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