Carlo e Licia

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giovedì 16 maggio 2019

Jean Jaurès




Jean Jaurès (1859-1914) è un eroe amato dal giovane Carlo L. Ragghianti, allora marxista non leninista, sia per la vita esemplare di studioso e di politico che per il martirio cui lo sacrificò la mano sovranista di un sicario pre-fascista. Naturalmente essendo un giovane studioso mio padre ne lesse l'Histoire socialiste (1889-1900) da cui fu estrapolata in otto volumi la successiva Histoire socialiste de la Révolution francaise. Una trentina d'anni dopo il babbo mi indicò la "Storia" di Jaurès per le mie letture universitarie al riguardo insieme a quella di Jules Michelet, quali fonti interpretative storicizzate più autorevoli e affidabili per la mia formazione. Insieme ai richiesti Levebvre e Soboul questi due capolavori storiografici mi fruttarono all'esame con Delio Cantimori un sonante trenta e lode, l'unico. E se è pur vero che per qualche periodo, soprattutto "girondino" mi limitai alla manualistica (Spini – ed. Cremonese grande formato, Saitta) mi posso onorare di aver letto molte magnifiche pagine di questi grandi storici francesi, Jeurès in particolare nell'edizione in tredici volumi che acquistai dalla libreria Nanni di Bologna, se non vado errato.
La ragione per cui ho deciso di postare questa pagina deriva da una scorsa che nel 2016 (retour d'Hopital) detti ad un estratto della rivista "L'Europa" diretta da Angelo Magliano, partigiano ed amico di Ragghianti. Colà a p.69 il primo capoverso inizia: "L'uomo, l'individuo è – per Jaurès – la coscienza". Siccome il leit motiv della definizione di sè di mio padre, e dell'essenza di tutti gli umani che si possono così definire, è sempre stato "L'uomo è (deve essere) una costruzione morale" di cui la frase sopra citata è un corollario, rimasi colpito dal testo e mi appuntai questo aforisma.
Poche settimane dopo mi decisi a realizzare questo Blog, al quale da tempo pensavo, perché finalmente trovai in mia nipote Irene, appena coniugata e cupida di qualche entrata più continuativa delle lezioni private, la persona che mi occorreva, cioè chi traducesse in internettiano ciò che preparavo secondo i canoni tradizionali, in via di estinzione anche nelle tipografie. Decisi quindi di pubblicare il saggio che mi aveva stimolato al ricordo di un fondamento etico del padre, al quale cerco da sempre di adeguarmi. Purtroppo per un disguido avevo segnato su l'estratto tutti gli estremi: mancava il nome dell'autore dello scritto. Le ricerche nel web non dettero frutti perché la bella, interessante e formativa rivista europeista di Magliano non era e ancor non è stata immessa in rete, nè mi risultano indicazioni di biblioteche a me accessibili dove poter trovare questo benedetto nome. Qualche mese fa ripescai l'inserto e mi venne in mente che forse la Fondazione Ragghianti di Lucca poteva aiutarmi – come avvenuto in qualche altro caso – a risolvere il problema. Fu così che appresi l'esistenza di Narciso Fumo. A questo punto mi è parso doveroso e logico appurare qualcosa su questo studioso ben preparato professionalmente ma di cui ignoravo e ignoro tutto. La maledetta Internet, che abbonda di idiozie, falsità e porcherie, è carente di immissioni di dati concreti e d'uso sociale da parte di Fondazioni, Enti, Istituti, Aziende e studiosi privati riguardo a ciò che è, o può essere associato, a cultura (nel senso più ampio del termine, cioè in tutte le accezioni, salvo quelle agricole) e che non abbia soltanto uno scopo di lucro. L'unico dato relativo a quest'uomo che comunque è stato qualcuno che ha dato, che ha contribuito allo sviluppo della cultura storica, è andato in ... fumo risulta essere morto a Trieste l'8 febbraio 2012. Essendo chiaramente stato un professore è possibile che il suo nome non compaia o almeno non compaia anche per chi è un inesperto, un principiante, un semianalfabeta internettiano?

Il saggio di Narciso Fumo, storico direi d'orienamento cattolico, pubblicato ne "L'Europa" (anno VI, n.1-2, gennaio 1972, pp-31-94) è intitolato Attualità di Pèguy, Jaurès, Luxembourg. Da esso ne abbiamo estratto integralmente il testo riguardante Jean Jaurès, tralasciando quattro pagine con due illustrazioni superflue e di mediocre qualità. Si allegano poi tre illustrazioni e l'estratto con la cronaca dell'assassinio di quest'antesignano del pacifismo secondo il racconto che ne fece Roger Martin Du Gard (Premio Nobel 1937 per la letteratura) nel sesquipedale ciclo di otto romanzi I Thibault. Una storia che C.L.R. riuscì a leggere in francese, mentre suo figlio non c'è riuscito, non voglio dire come sempre ... ma in compenso ho letto l'intera serie dei volumi pubblicati in Italia e degli altri pubblicati in Francia che Upton Sinclair scrisse sull'avvento dei fascismi in Europa dal 1915 a dopo la seconda guerra mondiale narrati attraverso il personaggio di Lanny Budd, antiquario e "american antifa".
Caratterizzare in poche parole personaggi quali Jaurès, Martin du Gard e Sinclair, per certi versi "epici" è impossibile. Soltanto attraverso le sintesi fulminee degli aforismi si può darne un'indicazione approssimativa ma attinente al contesto. Perciò intendo chiudere questo post citando per Jean Jaurès, oltre a:
"Una perpetua evoluzione è una perpetua creazione" e l'attualissimo:
"Ogni popolo andava con una fiaccola in mano per le strade d'Europa. E ora c'è l'incendio", alcune connotazioni sul CORAGGIO:
"L'umanità è maledetta se per dare alcune prove di coraggio è condannata ad uccidere eternamente"
"Il coraggio è comprendere la propria vita, precisarla, approfondirla";
"Il coraggio è dominare le proprie mancanze, soffrirne ma non esserne schiacciati";
"Il coraggio è amare la vita e guardare la morte con uno sguardo tranquillo".
Chiuderei in bellezza, dedicandola al "Capitano" Salvini, con questa battuta di Jaurès:
"Parlare senza scopo costituisce la soddisfazione degli imbecilli".
Di Roger Martin du Gard (1881-1958) ancora sul coraggio: "Il coraggio, quello vero non sta nell'attendere con calma un avvenimento, ma nell'andargli incontro, per conoscerlo il più presto possibile, e accettarlo". Poi:
"L'intelligenza deve vivificare l'azione; senza di essa, l'azione è vana. Ma senza l'azione, com'è sterile l'intelligenza!".
"La stima non esclude l'amicizia, ma sembra raro che contribuisca a farla nascere".
"La vita sappiamo bene cos'è: un amalgama assurdo di momenti meravigliosi e di seccature";
"Nessun Dio ha mai risposto agli appelli, alle domande dell'uomo. Ciò che esso prende per delle risposte è solamente l'eco della sua voce".
Di Upton Beal Sinclair (1878-1968) voglio ricordare soltanto tre massime:
"Il controllo privato del credito è la forma della moderna schiavitù";
"Il denaro somiglia alla carta igienica: quando serve, serve con una certa urgenza";
"La terra appartiene ai suoi proprietari, ma il paesaggio appartiene a chi sa apprezzarlo".
Voglio concludere ricordando un testo la cui lettura può essere considerata integrativa del saggio di Narciso Fumo, libro che per altro costui cita nella bibliografia allegata al suo saggio, cioè il libro Jaurès, l'Internazionale e la guerra (Laterza, Bari, 1970) dello storico Carlo Pinzani.



F.R. (estate 2016 – 15 febbraio 2019)




Post scriptum del 16 febbraio:
Naturalmente, detto con amara ironia, devo ammettere con frustrazione e rabbia che metà di quanto scritto nel post precedente va cestinato a causa della stocasticità (ossia: relativamente al calcolo delle probabilità; successione di variabili casuali) dell'uso delle parole chiave per ottenere dal motore di ricerca una risposta alla propria richiesta.
Per un verso si tratta dell'uovo di Colombo, per un altro è semplicemente sconfortante, almeno per un utente quasi ottuagenario.
Insomma: dopo aver terminato il post prima di cena, la notte m'assale un dubbio: ho cercato bene su Internet? Se provassi altre chiavi?
Il mattino l'ho fatto. Quindi quando ho digitato il lungo titolo completo del saggio di Narciso Fumo ho avuto la sorpresa di apprendere che Google.Books ha scannerizzato almeno gli Indici dei fascicoli de "L'Europa". Meglio così.
Resta il fatto che il sistema Internet non è predisposto per le priorità intellettuali ma per quelle economiche.

Quanto a Narciso Fumo, almeno per quel che mi riguarda: fumata nera.
Posto lo stesso questo contributo, se non altro come esempio di concomitanza e involontaria ripetitività nelle ricerche, grandi o piccole che siano.
Infine mi chiedo Perchè? quando ho digitato le voci su Google per cercare la rivista allora non sia uscita anche la striscia di Google.Books?
Eppure la risposta alle domande apparse sullo schermo non erano milioni – come qualche volta accade – era due pagine di Google o poco più! e le ho scorse con attenzione.
Se si pretendono dagli utenti di Internet alte competenze matematiche e tecniche per trovare i risultati che pur sono in rete, lo strumento è squilibrato, elitario, altro che popolare e democratico! Funzionano facilmente soltanto le banalità, la moda, la distrazione di massa, il vendere e il comprare e ... le fake news, le bugie, le calunnie ...
Cui prodest?

Va beh! mi rendo conto che posso essere anche preso per un epigono di Don Chisciotte. Per di più senza nemmeno la dulcinea illusione, quindi triste, solitario y final.

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