Jean
Jaurès (1859-1914) è un eroe amato dal giovane Carlo L. Ragghianti,
allora marxista non leninista, sia per la vita esemplare di studioso
e di politico che per il martirio cui lo sacrificò la mano
sovranista di un sicario pre-fascista. Naturalmente essendo un
giovane studioso mio padre ne lesse l'Histoire socialiste
(1889-1900) da cui fu
estrapolata in otto volumi la successiva Histoire
socialiste de la Révolution francaise.
Una trentina d'anni dopo il babbo mi indicò la "Storia" di
Jaurès per le mie letture universitarie al riguardo insieme a quella
di Jules Michelet, quali fonti interpretative storicizzate più
autorevoli e affidabili per la mia formazione. Insieme ai richiesti
Levebvre e Soboul questi due capolavori storiografici mi fruttarono
all'esame con Delio Cantimori un sonante trenta e lode, l'unico. E se
è pur vero che per qualche periodo, soprattutto "girondino"
mi limitai alla manualistica (Spini – ed. Cremonese grande formato,
Saitta) mi posso onorare di aver letto molte magnifiche pagine di
questi grandi storici francesi, Jeurès in particolare nell'edizione
in tredici volumi che acquistai dalla libreria Nanni di Bologna, se
non vado errato.
La
ragione per cui ho deciso di postare questa pagina deriva da una
scorsa che nel 2016 (retour d'Hopital) detti ad un estratto della
rivista "L'Europa" diretta da Angelo Magliano, partigiano
ed amico di Ragghianti. Colà a p.69 il primo capoverso inizia:
"L'uomo, l'individuo è – per Jaurès – la coscienza".
Siccome il leit motiv
della definizione di sè di mio padre, e dell'essenza di tutti gli
umani che si possono così definire, è sempre stato "L'uomo è
(deve essere) una costruzione morale" di cui la frase sopra
citata è un corollario, rimasi colpito dal testo e mi appuntai
questo aforisma.
Poche settimane dopo mi decisi a realizzare questo Blog, al quale da
tempo pensavo, perché finalmente trovai in mia nipote Irene, appena
coniugata e cupida di qualche entrata più continuativa delle lezioni
private, la persona che mi occorreva, cioè chi traducesse in
internettiano ciò che preparavo secondo i canoni tradizionali, in
via di estinzione anche nelle tipografie. Decisi quindi di pubblicare
il saggio che mi aveva stimolato al ricordo di un fondamento etico
del padre, al quale cerco da sempre di adeguarmi. Purtroppo per un
disguido avevo segnato su l'estratto tutti gli estremi: mancava il
nome dell'autore dello scritto. Le ricerche nel web non dettero
frutti perché la bella, interessante e formativa rivista europeista
di Magliano non era e ancor non è stata immessa in rete, nè mi
risultano indicazioni di biblioteche a me accessibili dove poter
trovare questo benedetto nome. Qualche mese fa ripescai l'inserto e
mi venne in mente che forse la Fondazione Ragghianti di Lucca poteva
aiutarmi – come avvenuto in qualche altro caso – a risolvere il
problema. Fu così che appresi l'esistenza di Narciso Fumo. A questo
punto mi è parso doveroso e logico appurare qualcosa su questo
studioso ben preparato professionalmente ma di cui ignoravo e ignoro
tutto. La maledetta Internet, che abbonda di idiozie, falsità e
porcherie, è carente di immissioni di dati concreti e d'uso sociale
da parte di Fondazioni, Enti, Istituti, Aziende e studiosi privati
riguardo a ciò che è, o può essere associato, a cultura (nel senso
più ampio del termine, cioè in tutte le accezioni, salvo quelle
agricole) e che non abbia soltanto uno scopo di lucro. L'unico dato
relativo a quest'uomo che comunque è stato qualcuno che ha dato, che
ha contribuito allo sviluppo della cultura storica, è andato in ...
fumo risulta essere morto a Trieste l'8 febbraio 2012. Essendo
chiaramente stato un professore è possibile che il suo nome non
compaia o almeno non compaia anche per chi è un inesperto, un
principiante, un semianalfabeta internettiano?
Il
saggio di Narciso Fumo, storico direi d'orienamento cattolico,
pubblicato ne "L'Europa" (anno VI, n.1-2, gennaio 1972,
pp-31-94) è intitolato Attualità di Pèguy, Jaurès,
Luxembourg. Da esso ne abbiamo
estratto integralmente il testo riguardante Jean Jaurès,
tralasciando quattro pagine con due illustrazioni superflue e di
mediocre qualità. Si allegano poi tre illustrazioni e l'estratto con
la cronaca dell'assassinio di quest'antesignano del pacifismo secondo
il racconto che ne fece Roger Martin Du Gard (Premio Nobel 1937 per
la letteratura) nel sesquipedale ciclo di otto romanzi I
Thibault. Una storia che C.L.R.
riuscì a leggere in francese, mentre suo figlio non c'è riuscito,
non voglio dire come sempre ... ma in compenso ho letto l'intera
serie dei volumi pubblicati in Italia e degli altri pubblicati in
Francia che Upton Sinclair scrisse sull'avvento dei fascismi in
Europa dal 1915 a dopo la seconda guerra mondiale narrati attraverso
il personaggio di Lanny Budd, antiquario e "american antifa".
Caratterizzare in poche parole personaggi quali Jaurès, Martin du
Gard e Sinclair, per certi versi "epici" è impossibile.
Soltanto attraverso le sintesi fulminee degli aforismi si può darne
un'indicazione approssimativa ma attinente al contesto. Perciò
intendo chiudere questo post citando per Jean Jaurès, oltre a:
"Una perpetua evoluzione è una perpetua creazione" e
l'attualissimo:
"Ogni popolo andava con una fiaccola in mano per le strade
d'Europa. E ora c'è l'incendio", alcune connotazioni sul
CORAGGIO:
"L'umanità è maledetta se per dare alcune prove di coraggio è
condannata ad uccidere eternamente"
"Il coraggio è comprendere la propria vita, precisarla,
approfondirla";
"Il coraggio è dominare le proprie mancanze, soffrirne ma non
esserne schiacciati";
"Il coraggio è amare la vita e guardare la morte con uno
sguardo tranquillo".
Chiuderei in bellezza, dedicandola al "Capitano" Salvini,
con questa battuta di Jaurès:
"Parlare senza scopo costituisce la soddisfazione degli
imbecilli".
Di Roger Martin du Gard (1881-1958) ancora sul coraggio: "Il
coraggio, quello vero non sta nell'attendere con calma un
avvenimento, ma nell'andargli incontro, per conoscerlo il più presto
possibile, e accettarlo". Poi:
"L'intelligenza deve vivificare l'azione; senza di essa,
l'azione è vana. Ma senza l'azione, com'è sterile l'intelligenza!".
"La stima non esclude l'amicizia, ma sembra raro che
contribuisca a farla nascere".
"La vita sappiamo bene cos'è: un amalgama assurdo di momenti
meravigliosi e di seccature";
"Nessun Dio ha mai risposto agli appelli, alle domande
dell'uomo. Ciò che esso prende per delle risposte è solamente l'eco
della sua voce".
Di Upton Beal Sinclair (1878-1968) voglio ricordare soltanto tre
massime:
"Il controllo privato del credito è la forma della moderna
schiavitù";
"Il denaro somiglia alla carta igienica: quando serve, serve con
una certa urgenza";
"La terra appartiene ai suoi proprietari, ma il paesaggio
appartiene a chi sa apprezzarlo".
Voglio
concludere ricordando un testo la cui lettura può essere considerata
integrativa del saggio di Narciso Fumo, libro che per altro costui
cita nella bibliografia allegata al suo saggio, cioè il libro
Jaurès, l'Internazionale e la guerra
(Laterza, Bari, 1970) dello storico Carlo Pinzani.
F.R. (estate 2016 – 15 febbraio 2019)
Post
scriptum del 16 febbraio:
Naturalmente, detto con amara ironia, devo ammettere con frustrazione
e rabbia che metà di quanto scritto nel post precedente va cestinato
a causa della stocasticità (ossia: relativamente al calcolo delle
probabilità; successione di variabili casuali) dell'uso delle parole
chiave per ottenere dal motore di ricerca una risposta alla propria
richiesta.
Per un verso si tratta dell'uovo di Colombo, per un altro è
semplicemente sconfortante, almeno per un utente quasi ottuagenario.
Insomma: dopo aver terminato il post prima di cena, la notte m'assale
un dubbio: ho cercato bene su Internet? Se provassi altre chiavi?
Il mattino l'ho fatto. Quindi quando ho digitato il lungo titolo
completo del saggio di Narciso Fumo ho avuto la sorpresa di
apprendere che Google.Books ha scannerizzato almeno gli Indici dei
fascicoli de "L'Europa". Meglio così.
Resta il fatto che il sistema Internet non è predisposto per le
priorità intellettuali ma per quelle economiche.
Quanto a Narciso Fumo, almeno per quel che mi riguarda: fumata nera.
Posto lo stesso questo contributo, se non altro come esempio di
concomitanza e involontaria ripetitività nelle ricerche, grandi o
piccole che siano.
Infine
mi chiedo Perchè?
quando ho digitato le voci su Google per cercare la rivista allora
non sia uscita anche la striscia di Google.Books?
Eppure la risposta alle domande apparse sullo schermo non erano
milioni – come qualche volta accade – era due pagine di Google o
poco più! e le ho scorse con attenzione.
Se
si pretendono dagli utenti di Internet alte competenze matematiche e
tecniche per trovare i risultati che pur sono in rete, lo strumento è
squilibrato, elitario, altro che popolare e democratico! Funzionano
facilmente soltanto le banalità, la moda, la distrazione di massa,
il vendere e il comprare e ... le fake news,
le bugie, le calunnie ...
Cui prodest?
Va
beh! mi rendo conto che posso essere anche preso per un epigono di
Don Chisciotte. Per di più senza nemmeno la dulcinea illusione,
quindi triste, solitario y final.
Nessun commento:
Posta un commento