Licia Collobi Ragghianti
Anche in questo lasso di
tempo il contributo di Licia Collobi alla “Critica d'Arte/SeleArte”
per l'arte in Africa fu modesto. Nel fascicolo n.172-174, lug.-dic.
1980, a p. 240 da un rendiconto della Guida del Museo di
Montreal (Canada) dove tra l'altro cita (riprodotta) una
scultura Dogon del sec. XIX. Il fascicolo n.2 della serie editore Panini (lug.-sett. 1984, p.84) recenscisce la importante mostra Arte dell'antica Africa tenuta a Monaco di Baviera. (Erroneamente questo breve articolo nella Bibliografia degli scritti è attribuito a Carlo L. Ragghianti).
Carlo L. Ragghianti
Riportando la notizia
ufficiale della costituzione del Cestaraf (vedi post Arte
dell'Africa nera, 3. Seconda parte del 07 Settembre 2018) che fu pubblicata in “Critica
d'Arte” (n. 175-177, gen.-giu. 1981, pp. 221-223) va ricordato di
nuovo Carlo Piaggia, l'esploratore per il quale Carlo L. Ragghianti
nell'infanzia manifestò un certo entusiasmo e da adulto ammirazione
per le doti atipiche di un personaggio che non disprezzava e non
sfruttava gli indigeni africani. Si riproduce poi il promemoria
datato 11 marzo 1981 che documenta l'impegno di C.L.R. per le
onoranze del centenario della morte del viaggiatore lucchese. Questa
iniziativa del Cestaraf concludeva quanto iniziato dal solerte Ezio
Bassani, che grazie al tramite di R., aveva nel 1978 curato il libro
di Piaggia Nella terra dei Niam Niam, edito da Pacini-Fazzi di
Lucca.
Sempre nel 1981 C.L.R. affiancò alla sua storica rivista con veste autonoma “Critica d'arte africana” (n.178, agosto 1981) di cui a p.3 indicava la Ragione di una rivista, testo che riproduciamo assieme alla copertina e ai dati editoriali. E' del 1982 la lettera indirizzata all'ambasciatore, storico e opinionista Sergio Romano (conosciuto a Campione d'Italia in occasione del conferimento a R. del Premio Nuova Antologia nel 1982) nella quale lo informa delle iniziative circa l'arte africana ed altri argomenti di cui l'interlocutore aveva evidentemente chiesto ragguagli. Nel 1984 R. scrive il 2 gennaio a Ennio Di Nolfo (storico minacciato dal terrorismo rosso nell'Università di Padova e quindi chiamato all'Università di Firenze) esponendogli sue riflessioni e informazioni circa la cooperazione tra Italia e Africa. Ancora nel 1984 C.L.R. vara la seconda serie di “Critica d'Arte africana” come supplemento alla storica “Critica d'Arte” che aveva ripreso le pubblicazioni – dopo il fallimento della Nuova Vallecchi – con le edizioni Panini di Modena.
Riproduciamo quindi le copertine dei due fascicoli effettivamente pubblicati.
Tornando agli studi veri e propri dell'agosto 1981 è un saggio teorico penso veramente innovativo per gli studi del settore ed anche originale. La forma fa storia (“Critica d'Arte”, n. 178, pp.5-23) si conclude con questo periodo profetico: “in questo senso, l'arte africana è ancora un immenso serbatoio di scoperte vitali ed umane, e la loro introduzione nella civiltà presente e futura equivale a un flusso capace di proiettare la sua energia di coscienza per generazioni e generazioni, unitamente alla trasmissione delle altre esperienze storiche, sia pure relativamente acquisite ed operanti”.
Riproduciamo quindi le copertine dei due fascicoli effettivamente pubblicati.
Tornando agli studi veri e propri dell'agosto 1981 è un saggio teorico penso veramente innovativo per gli studi del settore ed anche originale. La forma fa storia (“Critica d'Arte”, n. 178, pp.5-23) si conclude con questo periodo profetico: “in questo senso, l'arte africana è ancora un immenso serbatoio di scoperte vitali ed umane, e la loro introduzione nella civiltà presente e futura equivale a un flusso capace di proiettare la sua energia di coscienza per generazioni e generazioni, unitamente alla trasmissione delle altre esperienze storiche, sia pure relativamente acquisite ed operanti”.
Classici d'Africa (“Critica d'Arte”, IV serie, n.1, apr.-giu. 1984, pp. 55-64) è il saggio che C.L.R. pose come prefazione al catalogo Tesori dell'Antica Nigeria (Università Internazionale dell'Arte, Firenze 1984) della omonima importantissima mostra internazionale che lo studioso – contrariamente alla sua polemica verso l' “acquisto” da parte del Comune di mostre confezionate in genere a-criticamente – volle presentare a Firenze a causa della prestigiosa presenza di opere fondamentali per la cultura artistica dell'intera umanità.
Conclude questa corposa rassegna degli scritti di Carlo L. Ragghianti sull'Arte dell'Africa nera la risposta che in qualità di docente dette ad una studentessa dell'Università dell'Arte, secondo una sua prassi usuale di dialogo con gli allievi. Essa è stata pubblicata in “Critica d'Arte” (IV serie, n.6, lug.-sett. 1985). In essa si analizza il rapporto tra i “cubisti”, gli “espressionisti” e gli altri artisti del XX secolo, tenendo presente – allora e direi tutt'oggi – però che “resta aperto il problema di verificare analiticamente quali forme di stile e quali sistemi o procedimenti di organizzazione della forma gli artisti europei hanno realmente studiato sulle opere dell'arte nera...”.Appendice
Nel 1989 riguardo l'Arte
dell'Africa nera, presso l'Università Internazionale dell'Arte di
Firenze a cura del Cestaraf si tenne il Convegno Internazionale
“Raccogliere, documentare, conservare, restaurare ed esporre le
opere d'arte tradizionale africana” nei giorni 18-20 ottobre.
Successivamente (aprile 1991) furono pubblicati gli Atti di
questa – per altro riuscita – convenzione. Inaspettatamente
questa pubblicazione fu dedicata alla memoria di Carlo L. Ragghianti,
come si può vedere dal frontespizio qui riprodotto assieme alla
copertina del volume. Poi, nel 1992, Ezio Bassani (del quale
correggendo questo testo in bozze, apprendo la notizia della morte
alla notevole età di 94 anni) ci chiese di poter pubblicare gli
scritti d'arte africana di nostro padre nei “Quaderni PORO”,
rivista espressione dell'omonima fondazione creata e finanziata da
Carlo Monzino, noto finanziere collezionista d'arte africana e di
essa studioso. In data 5 febbraio 1992 risposi con la lettera qui
riprodotta. Non se ne fece nulla perché, mi dissero oralmente, il
mecenate cambiò repentinamente interessi collezionistici liberandosi
della magnifica
collezione d'arte dell'Africa nera per acquisire non so quante “centinaia” (Bassani dixit) di quelle opere di Warhol ancora disponibili nel mercato dopo l'ondata di moda irrefrenabile magistralmente gestita dalla speculazione. Si passò così dell'arte autentica, e unica nel suo intelligente assemblaggio, ad una serialità sgomentevole per mancanza di pathos.
Il 18 gennaio 2005 spedii una lettera, riprodotta soltanto per quel che riguarda l'argomento C.L. Ragghianti e l'Arte dell'Africa nera, a Vittorio Fagone allora recente Direttore della Fondazione Centro Studi sull'Arte Licia e Carlo L. Ragghianti sita in Lucca. Naturalmente la cosa non ebbe seguito né a Firenze né a Lucca, dove si preferiva importare (a caro prezzo) la mostra di un illustre sconosciuto scandinavo di cui C.L.R. beatamente di certo aveva ignorato l'esistenza, così come in innumeri altri casi di operatori d'oggetti d'arte la cui vista lo faceva “soffrire”, come ci diceva quando le circostanze lo costringevano a guardare questi manufatti inespressivi e pretenziosi, nella migliore delle ipotesi.
F.R. (11 luglio 2018)
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